Capitolo LVIII

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SO CHE HO DETTO CHE NON AVREI PIÙ MESSO TW QUA SOPRA MA QUESTO CAPITOLO TRATTA DI AUTOLESIONISMO. HO GIÀ SPECIFICATO CHE QUESTA STORIA DOVREBBE ESSERE LETTA DA MAGGIORENNI, QUINDI NON RISPONDO DI EVENTUALI REAZIONI CHE I MIEI LETTORI POTREBBERO AVERE.
FARÒ UN RIASSUNTO DEL CAPITOLO NEI COMMENTI, IN MODO CHE SE QUALCUNO VUOLE LA VERSIONE MENO ESPLICITA PUÒ LEGGERE DIRETTAMENTE QUELLA.

I Lost A Friend - FINNEAS

10 Agosto 1975

James pensò che i babbani fossero molto più nervosi dei maghi.
Viaggiavano in scatolette e urlavano e imprecavano ogni volta che una di esse si fermava per troppo tempo, qualcuno faceva suonare una tromba nella scatola con le ruote.

«Perché non si smaterializzano se hanno tanta fretta?» chiese a Remus indicandone una senza ritegno. Remus fece un ghigno divertito all'ennesima domanda di James abbassandogli il braccio. Lo divertiva vederlo sempre così emozionato davanti alle cose che lui ormai dava per scontate. Forse c'era magia pure nel mondo babbano, il segreto era saperla trovare. James era bravo a trovarla, James trovava interessante qualsiasi cosa, chiunque. Forse era per quello che piaceva un po' a tutti indistintamente, perché riusciva a far sentire chiunque almeno un po' speciale, nel suo piccolo.

«Perché sono babbani.» rispose Remus senza nemmeno pensarci troppo. Sembrava la risposta a tutte le domande di James.

«Perché quel bus non si restringe per passare?» chiese subito dopo James e Remus non si prese nemmeno la briga di rispondergli, semplicemente sorseggiò la sua spremuta d'arancia.

James mangiò un po' delle patatine che aveva ordinato, anche se la maggior parte era riuscito a sbriciolarsele addosso. Non aveva pranzato per arrivare prima da Remus.

«Perché sei qui, James?» chiese di botto Remus non riuscendo più a trattenersi. Aveva provato a non fare domande, veramente, ma la presenza ingombrante di James nella sua città era stata così inaspettata da scombussolare Remus abbastanza da fargli dimenticare la promessa che si era fatto sullo stare alla larga dai malandrini.
Lo aveva portato fuori, cercando almeno apparentemente di mantenere una facciata di effimera accoglienza, ma la verità era che James già dal primo passo che aveva fatto in casa Lupin aveva sentito quanto Remus fosse teso e distaccato, quasi come se ormai fosse inafferrabile.

James guardò affascinato il barista preparare i cocktail senza magia. «Passavo di qui...» tentò sperando che Remus ci credesse, ovviamente non funzionò.

«Passavi... per il Galles?»

«Già...»

Remus girò la sedia a rotelle abbastanza da guardarlo. Non lo aveva ancora guardato in viso, terrorizzato di vederci qualche cicatrice indelebile creata da lui. «Dimmi perché sei qui, seriamente.» comandò dopo essersi assicurato che la sua pelle fosse liscia come sempre. Per fortuna aveva ancora quell'aria da folletto. Gli occhi marroni erano resi più chiari dalla luce spettrale e triste del neon. Remus conosceva quello sguardo, sapeva benissimo che qualcosa turbava James.

«Volevo vederti, Moony.» disse e Remus sentì quel nomignolo come un grande pugno in faccia. Sirius glielo aveva dato, e ora era costretto a sentirlo ovunque. In un grande e costante promemoria di quello che fosse successo.

«Ti conosco abbastanza da sapere che c'è altro. Sembra che non dormi da settimane.» lo incitò Remus notando il tono strano di James, come quando doveva dire ai Malandrini che in qualche modo aveva fatto prendere a tutti e quattro una punizione di due mesi.

James sussultò sorpreso, come se non si aspettasse che Remus si accorgesse che qualcosa non andava. Ma come poteva Remus non accorgersene? Lo conosceva come le sue tasche, come i palmi delle sue mani, era quasi doloroso pensare a tutte le cose che conosceva di James, considerando che avrebbe dovuto dimenticarle per allontanarsi da lui. «Credo che ci sia qualcosa che non va. Mi ha scritto Regulus e... lui ha detto che va tutto bene, ma la scrittura era sbavata e non c'erano molti dettagli. Credo stesse mentendo.» ammise dopo qualche istante di tentennamento. Remus sentì il suo corpo gelarsi, sospirò mentre il solito nodo alla gola si creava impedendogli di deglutire altra spremuta.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora