Falling - Harry Styles
8 Novembre 1973
«L'hai sentito?»
«Che cosa?»
«L'urlo, come hai fatto a non sentirlo?»
Gideon alzò le spalle. Ogni volta che sentiva delle storie sulla Stamberga Strillante non ne rimaneva particolarmente impressionato. Il fatto era che lui non credeva particolarmente alle storie dei fantasmi malvagi e cazzate varie, quella era roba da babbani. Lui viveva ogni giorno con i fantasmi e sapeva benissimo che la cosa peggiore che potessero fargli era attraversargli il corpo. Nulla di spaventoso insomma. Oppure potevano invitarlo ad un complemorte, quella si che era la cosa peggiore dei fantasmi.
«Sirius non ha fatto la festa per il suo compleanno?» chiese, ricordandosi improvvisamente, ad un Evan Rosier apparentemente per niente interessato.
«L'erede ha fatto gli anni?» chiese guardandosi le unghie curate e perfette, tutto di lui urlava perfezione e ricchezza, come se quella mattina una troupe di schiavi si fosse messa a fargli una manicure. Gideon guardò le sue mani, piene di calli e ancora un po' sporche dall'allenamento pomeridiano.
Gideon impazziva per quello, Evan era così fottutamente e irrimediabilmente perfetto che il corpo e le parole di Gideon non rispondevano più al suo cervello. Lo faceva impazzire come Evan sembrasse incurante di tutto quello che gli accadesse nonostante fosse sempre in ascolto, pronto a sfruttare ogni minima cosa a suo favore, come un vero manipolatore. Uno veramente bravo, a quanto pare, vedendo la situazione da un punto di vista critico: Gideon ad Hogsmeade con lui, in un appuntamento, un vero appuntamento in cui il rosso non era stato costretto a partecipare. Una vera utopia fino a qualche settimana prima. Eppure erano lì, Evan era riuscito a convincere Gideon e non ne sembrava nemmeno particolarmente impressionato, come se quello a stuzzicare e sfinire l'altro perché una cosa come questa accadesse fosse stato Gideon e non lui.«L'erede...» fece un verso disgustato di cui Sirius sarebbe stato fiero. Evan era sempre formale con i titoli, un vero purosangue perfetto. «È nato il tre. Doveva fare la festa oggi, era tutto organizzato... ha annullato tutto all'improvviso. Non so perché.»
«Quanti anni ha fatto? Douze?» chiese e Gideon lo guardò smarrito per un attimo cercando di rispolverare le sue antichissime lezioni di francese.
«Quattordici.» rispose più velocemente possibile.
Con Evan era sempre stato così, una lotta continua a chi fosse il migliore o il più intelligente. Era stancante ed inutile, però nessuno dei due aveva mai voluto smettere con quell'atteggiamento competitivo e tossico. Però da piccoli era una gara equa, ora Evan era nettamente superiore a Gideon e si divertiva a prenderlo alla sprovvista, come uno strano e sadico maestro. Era così diverso rispetto a quando era piccolo... cosa di cui Gideon non si capacitava, erano stati per caso i francesi a cambiarlo così tanto? Maledetti francesi.«Hmm... meglio, non avevo nessuna voglia di partecipare ad una festa di un quattordicenne.» mormorò Evan prendendo con i denti la cannuccia rosa della sua burrobirra, Gideon si chiese chi altro nel mondo bevesse la birra con la cannuccia, lo faceva così incazzare quanto quel ragazzo fosse bizzarro e allo stesso tempo completamente naturale in tutto quello che faceva. Così naturale che ti faceva sentire in difetto, come se fossi tu ad aver sbagliato per tutta la tua vita.
Gideon quasi fece notare a Evan che probabilmente non sarebbe stato invitato visto che non era nemmeno un Grifondoro, ma poi ci pensò: c'era stata una festa a cui Evan Rosier non aveva partecipato da quando era arrivato ad Hogwarts? La risposta era no. Eppure sembrava sempre annoiarsi a morte, forse andava alle feste solo per parlare con Gideon. Creava le situazioni per parlargli e per sfinirlo, era così un manipolatore che Gideon quasi si sentì i fili delle marionette attaccati ai polsi.
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The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & Malandrini
Fanfiction"Ed era il modo in cui guardava la luna, con rancore e malinconia, ma anche con un pizzico di rispetto, di rammarico del fatto che non avrebbe più potuto vederla completamente piena. Era il modo in cui ne era completamente ammaliato e sporgeva il pe...