Capitolo CI

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I Know The End - Phoebe Bridgers

22 Agosto 1978

«Lo vuoi un gelato?» chiese Sirius sbadigliando, sotto il sole caldo di Agosto. Remus sembrò pensarci effettivamente su, mentre già Gideon iniziava a rimbeccarli.

«Vi rendete conto che siamo a Londra per combattere e non per farci una vacanza?» chiese retorico, mentre aspettava di vedere qualsiasi cosa di anormale spuntare dalle strade limitrofe.
James sapeva per certo che Gideon aveva delle spie fra i mangiamorte che gli passavano le informazioni, ma a volte pensava che si inventasse dei pericoli imminenti per costringerli a uscire con lui.
O comunque era la terza volta che radunava tutto il gruppo, per poi non combattere nemmeno un mangiamorte.

Sirius roteò gli occhi al cielo, odiava la babbana Charing Cross Road, soprattutto se non aveva il permesso di sgattaiolare nella limitrofa Diagon Alley, inoltre faceva così caldo che Sirius doveva ammettere di star sudando, e Sirius, almeno così giurava lui, non sudava «Cioccolato e caramello salato, non è vero?» chiese, mentre Gideon si arrendeva sconfitto, annuendo.

«Ma che cazzo, Gideon?» esclamò Alastor, tirando fuori un panino fatto in casa. Dei mangiamorte inesperti avevano provato ad avvelenarlo un mese prima, e sembrava aver sviluppato una fobia ossessiva per i ristoranti. «Sono due settimane che facciamo buchi nell'acqua!» infierì poi, fulminandolo con i suoi, seppur severi, begli occhi bicolore.
Gideon sospirò consapevole. Da quando il ministero era andato in mano a Yaxley, loro si erano trovati a non poter più combattere in offensiva, a meno che non avessero il desiderio di essere rinchiusi ad Azkaban o giustiziati pubblicamente. Gideon, quindi, aveva perso completamente il suo vantaggio, dato dalle premonizioni.

«Giuro che qualcosa sta arrivando.» mormorò prendendolo in disparte. La tasca della giacca pesante di quella maledetta carta, estratta proprio quando i Mangiamorte sembravano essere scomparsi. Se la tolse dalla tasca, come se gli stesse bruciando il fianco «Dieci di spade» mostrò cauto.

Alastor aveva passato troppe notti con Gideon a sentirlo programmare i loro piani in base alle carte, per non sapere cosa significasse. Un brivido lo scosse «Tradimento.» e sembrava così doloroso... con quelle spade conficcate nella schiena sanguinante del povero uomo, con quelle else che rammentavano in un modo così ingombrante le croci delle tombe*...
Alastor teneva nel portafogli una foto dell'Ordine, fatta solo un mesetto prima, ma così piena di vita e orgoglio, soprattutto da parte delle nuove reclute al termine del loro allenamento, che gli si spezzava il cuore al pensiero che qualcuno di loro avrebbe potuto diventare l'ennesimo uomo pugnalato alle spalle, caduto morto sotto l'ombra di un'ennesima lapide.
E si vergognava nel rendersi conto che alcuni dei suoi compagni iniziali, che ormai non c'erano più, si mischiavano nella sua mente, i nomi si univano, le facce erano un ammasso di mille occhi, mille bocche diverse, indistinguibili.
E se la vita dei suoi compagni era così poco importante, cosa bloccava ad estranei come i mangiamorte di prendersela senza remore?

Alastor si distrasse dai suoi pensieri, quando si ritrovò ad osservare Gideon soppesare la carta sulle sue dita dure, incallite, per poi farla quasi volare dai suoi polpastrelli; essa prese subito fuoco, un impetuoso fuoco viola che fece storcere il naso a Gideon. Alastor non avrebbe saputo dire cosa significasse, ma sicuramente nulla di buono.
Quasi non si sorprese quando Frank gli planò davanti con la sua scopa, gli occhi sbarrati e il volto ceruleo «Stanno arrivando.» esclamò, assolutamente terrorizzato. «Sono centinaia.»

E Gideon si maledisse, perché erano giorni che sentiva latrare nei suoi sogni e beveva té con grami sul fondo della tazza, ma mai avrebbe pensato ad un apocalisse del genere: centinaia di lupi mannari scalciavano e gridavano e ululavano, mentre si dirigevano all'ingresso della Londra magica, portando con sé umani urlanti e sanguinanti.

The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora