Aborto

11.5K 310 47
                                    

Come potete intuire dal titolo è un capitolo un po' forte e un po' triste rispetto agli altri, quindi se non vi piace il genere consiglio di lasciar perdere ❤❤❤




Sola totalmente sola, si sentiva così chiusa nel bagno della sua scuola di danza dopo aver visto quelle due cazzo di liniette comparire sul quel test di gravidanza comprato qualche ora prima, in modo furtivo, come se stesse commettendo un peccato mortale.
-Che cazzo faccio adesso?- continuava a ripetersi affannosamente. Non poteva dirlo a nessuno, ne ai suoi, ne alle sue amiche e soprattutto non poteva dirlo a lui. Era letteralmente terrorizzata dalla sua reazione, come poteva piazzargli un problema di quella portata, in un momento del genere delle loro vite, sapeva bene che Sangio non sognava una famiglia, sapeva bene che sarebbe stato impossibile e che avrebbe rovinato tutto, sarebbe rimasta sola e avrebbe anche dovuto smettere di ballare, e si sarebbe giocata tante opportunità di lavoro. Pianse come non mai chiusa dentro quel bagno, aveva rovinato tutto e per rimediare avrebbe dovuto fare tutto da sola.
-Giulia tutto bene? È un'ora che sei chiusa lì, noi ce ne stiamo andando- la avvisò un suo collega.
-Emh si scusate ho litigato con i miei tranquilli, ora me ne vengo via- cercò di riprendersi lei, doveva uscire da là e affrontare la realtà delle cose.
Uscì da lì, si mise in macchina e iniziò a guidare verso casa loro, per la prima volta da quando convivevano avrebbe tanto voluto che Sangio non fosse lì ad attenderla, ma da qualche altra parte lontano da lei.
Inserì le chiavi di casa e fece un enorme sospiro ' che la recita abbia inizio' pensò.
-Ei amore- senti la sua voce in cucina, che cucinava qualcosa.
-Ei- già si sentiva terribilmente in colpa. Andò a lasciargli un bacio sulla guancia, lui provò a trattenerla per farsi dare un abbraccio, ma gli sfuggì alla svelta.
-Scusa amore ma non mi sento molto bene, penso che sta sera vado direttamente a dormire- lei non sapeva mentire e odiava farlo, soprattutto a lui.
-Che ti senti?- chiese lui stranito.
-Boh mi gira un po' la testa, sarà la stanchezza- disse lei già nell'altra stanza.
-Ma sicura non vuoi mangiare nulla?-
-Sisi- e con questo si mise sotto le coperte a dormire, con lo stomaco che brontolava per la fame.
Quando Sangio si sdraiò di fianco a lei, e provò ad abbracciarla nel sonno, per la prima volta Giulia rimase stretta su se stessa. Sangiovanni rimase molto stranito, era sicuro che avesse qualcosa ma non aveva idea di cosa potesse essere. Si ripromise di stare più attento e di provare a capirlo. I giorni passarono e l'umore di Giulia sembrava non cambiare, anzi peggiorava di giorno in giorno, lui iniziò a credere che stesse iniziando a cadere in una forma di depressione, ma non ne capiva la motivazione. Cercava in ogni caso di essere sempre molto dolce con lei, ma stava iniziando a pesargli il fatto di non sapere.
Per Giulia era arrivato il momento di andare al consultorio e prendere quella pasticchina che avrebbe messo fine a quella vita che era nata da un loro rapporto, notti prima.
-È da sola signorina?-
Le chiesero gentilmente e lei annuì semplicemente, era sola, troppa era stata la paura di dirglielo, già si sentiva a pezzi così, sentirsi urlare contro non lo avrebbe potuto sopportare, si sentiva fragile come un pezzo di vetro.
Tornò a casa e sembrava letteralmente in un altro pianeta, totalmente apatica.
Non lo salutò nemmeno, andò in bagno a chiudersi sotto il getto caldo della doccia, si sentiva sporca, sbagliata, per una donna è una scelta difficilissima sempre, le avevano detto, ed era vero. Sangio l'aveva osservata mentre con sguardo spento aveva attraversato il loro appartamento, era chiaro che non stesse bene e si stava iniziando a preoccupare seriamente.
Aspettò e per un' ora Giulia rimase chiusa in bagno, al che lui non potette più aspettare, sarebbe anche potuta essere svenuta per quanto poco avesse mangiato in quei giorni. Bussò, nulla, -Ok ora basta- disse, come per avvertirla che sarebbe entrato. La trovò seduta nella doccia, con la doccia accesa, il vapore la circondava, lei aveva un attacco di panico e lo sguardo fisso dritto di fronte a lei, non sembrava stesse facendo nulla per riprendersi, respirava affannosamente, mentre si stringeva le ginocchia al petto.
-Amore mio- sussurò lui spontaneamente, totalmente immobilizzato a vederla soffrire in quel modo. Chiuse la doccia, e lei non si mosse, e anche lui vestito entrò, sedendosi di fronte a lei, prendendole il viso tra le mani -Amore ascoltami, non mi interessa sapere perché stai così, voglio solamente che ti calmi va bene? Non ti farò domande- la rassicurò, aveva capito che era qualcosa di grave e che lei non glielo voleva dire altrimenti lo avrebbe già fatto. -Fidati di me, ok? Sono io, ti amo, non ti obbligherò a dirmi nulla, ora ci concentriamo e ci calmiamo insieme va bene? Ti prego- la supplicò lui. Giulia lo guardava e per la prima volta dopo giorni si riagganciò ai suoi occhi come unica fonte di sicurezza, era pur sempre lui e sapeva che lui l'amava. Sangio la fece respirare e lei lo seguì fino a che il suo respiro prese a tornare normale.
Lui le diede un bacio in fronte e poi, la coprì con un asciugamano, prendendola in braccio e portandola fuori di lì, Giulia si strinse a lui iniziando a piangere finalmente.
-Scusami, scusami, sono un disastro- continuava a ripetergli mentre bagnava con le lacrime la maglia di lui. Lui non sapeva il perché di quelle scuse, ma lo stava facendo piangere anche lui, sembrava davvero disperata e lui non sapeva che fare, vedere soffrire così una persona che si ama ti spezza il cuore.
-Tranquilla, tranquilla, piangi non ti preoccupare- provava a dirle.
La poggio sul letto e prese il phon, asciugandola piano, mentre le teneva la mano, lei dopo un po' si calmo, e lui le accarezzò il volto premuroso.
-Quando sarai pronta me lo dirai- le disse piano, finendo con il phon. Lei accennò a un sorriso, era così comprensivo.
Le fece mettere una bella tuta e l'abbracciò forte a sé.
-Io ti amo, vederti così mi ha spezzato, sai che puoi appoggiarti su di me, sempre- le disse mentre piano le accarezzava i capelli, con l'intento di farla addormentare.
Il mattino dopo Giulia provò a rassicurarlo, per fargli capire che stava meglio, anche se il dolore dentro di lei ancora era presente, gli fece la colazione e gliela portò a letto, prima che lo svegliasse però, prese dalla sua borsa i documenti che le avevano dato il giorno prima per l'aborto, li avrebbe dovuto tenere per degli eventuali problemi medici futuri, li nascose dentro una sua scatola di costumi di danza, dove lui non sarebbe mai potuto arrivare a mettere le mani.
Il problema era che Sangio si era svegliato appena Giulia si era alzata dal letto, aveva dormito in una sorta di dormiveglia per tutta la notte terrorizzato dal fatto che Giulia potesse avere un altro attacco. Così Sangio vide quel dettaglio e capì che li erano nascoste le sue risposte.
Fu contento della colazione, intravedendo un pizzico della Giulia normale in quel gesto. -Sei sicura di voler andare in sala oggi?- le chiese, impaurito da lasciarla sola. Lei annuì e dopo avergli dato un casto bacio, uscì da casa loro.
La curiosità era troppa, voleva scoprire cosa ci fosse dietro a quello che le era successo.
Vide quei documenti e il mondo gli crollo addosso. -Porca troia- si mise le mani fra i capelli, tutto gli si rivelò nella testa. Lei aveva affrontato tutto da sola, perché? Non si fidava di lui? Era una scelta che doveva vedere anche il suo consenso, certo ma lui non si era mai mostrato favorevole all'idea di una futura famiglia quindi perché gli dava fastidio? Davvero non la voleva con lei? E perché in ogni caso Giulia non si era sentita di parlargli? Fumo metà pacchetto di sigarette quel pomeriggio, in attesa che lei rientrasse.
-Ei Gio, ho fatto un po' di spesa-
Lui non si mosse dal loro letto, con i fogli in mano.
-Ma ci sei?- chiese lei, entrando in camera.
Sprofondò a vederlo lì, con quei fogli in mano.
-Perché non me lo hai detto?- chiese lui con la voce spezzata. -Perché cazzo di motivo non me lo hai detto Giulia?- ripete a vedere che lei non parlava.
-Dovevo risolverlo da sola- sussuro lei.
-Da sola?Da sola? Era un cazzo di bambino, si fanno in due. Mi hai tradito per caso?- chiese lui disperato, ipotizzando per quale folle motivo l'avesse escluso.
-No, assolutamente no- disse lei.
-Quindi non credi che la scelta spettasse anche a me?-
-Quale scelta? Tu già hai le idee chiare, ti ho risparmiato un peso- le disse allora lei, sentendosi attaccata.
-Che cazzo ne sai tu-
-Lo so e basta non dire adesso che in passato non sei stato chiaro su questo argomento-
-Ma che c'entra, avrei potuto aiutarti a ragionare, avrei potuto sostenerti, sei fottutamente mezza finita in depressione, avrai perso non so quanti chili-
-Non volevo caricarti, ti saresti infuriato-
-Giulia non puoi seriamente pensare una cosa simile, non è possibile, amore è anche sostenersi in qualsiasi caso, non ti avrei lasciato mai-
-Ora lo dici con certezza, ma non sappiamo come sarebbe andata-
-Infatti non lo so io e non lo sai nemmeno tu-
-Nessuno dei due voleva un bambino adesso, non avevo bisogno della tua conferma-
-Non è questo il punto, avremmo dovuto affrontarla insieme, non ci posso credere che hai fatto tutto da sola, a ridurti in quel modo poi-
Giulia riprovò quella sensazione di schifo nei suoi confronti, ma detto da lui faceva ancora più male. Sangio dopo un po' scoppiò a piangere.
-Potevamo avere un bambino, cazzo ,un bambino ma ti rendi conto- disse lui, con le mani fra i capelli.
-Si che lo faccio-
-Non sembra-
-Guarda che quella che ha rinunciato a lui sono io, per te, nonostante io una famiglia l'abbia sempre voluta, ho rinunciato a questo sogno per te da quando le cose sono iniziate a essere serie, quindi fidati che non è stato semplice-
-Appunto, cazzo Giu perché-
-Perché l'idea di perderti rimane comunque più forte di qualsiasi altra cosa- ora piangevano entrambi, lui seduto sul letto e lei ancora fissa in piedi.
-Ma non mi avresti perso, Giu, non mi avresti perso, non avrei mai potuto lasciarti così, perché lo pensi sempre-
-Perché tu una famiglia non la vuoi e non sarò io a legarti a qualcosa che non vuoi essere-
-Ma io non lo so cosa voglio essere, soprattutto non lo so quando si tratta di te-
Lei rimase ammutolita.
-Ok forse mi sarei spaventato, forse avrei urlato, ma mi avresti dato la possibilità di rifletterci, avrei potuto toccare con mano la possibilità di un futuro con te che devo ammettere vicino a te non mi sembra per niente male, forse la scelta sarebbe stata la stessa, ma non saresti stata sola-
Lei non l'aveva mai vista sotto quella prospettiva, piansero, lontani l'uno dall'altro.
Si guardarono, lui aprì le braccia e lei ci si fiondò dentro, gli chiese scusa milioni di volte, mentre continuavano a piangere.
-Va bene così- le disse lui a un certo punto, era stato un duro colpo, ma aveva compreso le ragioni di lei.
-Non ti azzardare mai più a credere di essere sola ok? Io sono qui, sempre, faccio parte di te come tu fai parte di me, siamo una famiglia già io e te, il tutto verrà da sé, sicuramente ora non era il momento giusto, ma se dovesse mai riaccadere devi dirmelo-
Lei annuì, almeno si era tolta il peso. Si asciugarono le lacrime a vicenda, come spesso avevano fatto in passato.
-Sei davvero meraviglioso- Giulia si rese conto di quanto fosse speciale quell'uomo che aveva al suo fianco. Lui d'altro canto non poteva non pensare a quanto lei lo amasse, aveva rinunciato senza indugi a un suo desiderio, per lui, per lasciarlo libero, perché sapeva quanto fosse importante. Fu in quel istante che si convinse, con lei avrebbe potuto mettere radici, perché non lo avrebbe costretto mai a rinunciare alla sua libertà, con lei poteva sognare una famiglia perché sarebbe stata solo un'enorme forza d'amore e mai una scatola che lo avrebbe chiuso in quattro mura.

one shot sangiulia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora