Pt.15

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-Com'è andata?- mi chiede immediatamente Alina una volta chiusa in cella. Insieme a noi si sono aggiunte due ragazze croate che non sappiamo nemmeno come si chiamano. Continua a essere una tipa algida, ma ho scoperto che è buona, è qui per furto, ma è nata in una famiglia che viveva di quello e in realtà penso sia sollevata dall'essere qui.
-Bah te lo avevo detto come sarebbe finita...E tu invece che hai fatto oggi?-
-Lo dici come se non sapessi in che struttura siamo- dice accennando un sorriso, cosa rarissima per lei. Dopodiché ricomincia a leggere il suo libro e io mi metto a scrivere una lettera, che per quanto amara sia so che è necessario che la scriva, è ora di lasciarlo andare...sapere che lui è felice e si sta realizzando potrebbe essere l'unica cosa a cui appigliarmi.

-E quindi mi dici cos'è successo?- piombo addosso a Massimo, appena uscito dall'isolamento. Ero riuscita a intuire solo che avesse litigato pesantemente con un suo compagno di cella nella sezione maschile, dopo che sta mattina non era con me alle pulizie, avevo chiesto ad alcune guardie che fine avesse fatto.
-Nulla ho solo sbroccato, può capitare ogni tanto- è mogio mentre lo dice, si siede sulla panca del campetto.
-Sono mesi che sono qui sai?- decido di affiancarlo.
-E io qualche anno- sbuffa lui.
-E in questi mesi ti avrò visto nervoso mezza volta...- accenno io cercando di farlo aprire.
-Lo so a cosa stai pensando- dice lui sicuro, con una piccola lacrima che affiora sul suo viso. - È che la tua storia...è così simile alla mia, ieri mentre la leggevano e dopo aver visto quello stronzo che si avvicinava a te...la sua supponenza. Mi ha mandato ai pazzi e tornando in cella ho litigato pesantemente con Salvo. Lo sai che ama provocare-
-Lo so- gli dico sincera poggiando una mano sulla sua spalla, voglio che me ne parli, che anche lui possa sentirsi in un luogo sicuro quando è con me. Mi fissa e poi prende un gran sospiro -Mi ricordi mia moglie tu...con questi occhioni grandi e color nocciola. Lei fa un lavoro diverso da quello che facevi tu, è una rappresentante farmaceutica. Siamo riusciti a sposarci proprio perché è davvero brava in quello che fa e i suoi ci tenevano tanto, soprattutto dopo che gli abbiamo detto che aspettavamo un bambino. Insomma anche se alla nostra età può sembrare una follia, ci siamo voluti sposare. Siamo andati a convivere nell'appartamento dei miei nonni e te lo giuro Giu io ero al massimo della felicità. Non potevo desiderare altro dalla vita, anche se cambiavo lavoro ogni giorno ero felice così. Fino a che uno di queste farmacie non ci ha preso la fissa per lei, per Gioia così si chiama. L'ha perseguitata per mesi, mandava fiori e lettere, si presentava nella sua azienda e la ricattava dicendole che non le avrebbe fatto chiudere più nessun contratto se non lo assecondava. Io e lei abbiamo litigato come dei pazzi, io volevo rivolgermi alle autorità, ma lei aveva troppa paura per il lavoro.
Così siamo andati avanti per un mese fino a che un giorno non stava rientrando al solito orario, mi aveva scritto che stava uscendo da lavoro come al solito. Io ho pensato al peggio, così ho caricato nostra figlia in macchina e siamo andati all'azienda. Stava tendando di violentarla...io non ci ho visto più Giu...tutto lo stress accumulato fino a quel momento...- Massimo piange e io cerco di consolarlo abbracciandolo.
-Mi hanno condannato perché  l'hanno fatta passare per un tradimento che io non avrei accettato, che tra loro due ci fosse veramente una relazione- dice tra i singhiozzi -Secondo loro io ho rovinato la mia famiglia e la mia vita per gelosia, quando io volevo solo proteggerla e invece sono solo diventato un mostro-
Lo stringo forte a me. -Non sei un mostro Ma, non lo sei e non lo sarai mai- dico piangendo a mia volta. Ci hanno distrutti, ma non può pensare una cosa simile su di se.
Dopo interminabili minuti   alza finalmente gli occhi su di me e sembra valutare ciò che deve dire.
-Oggi in cella mi ha provocato lui, ha cominciato a dirmi che sono un terrone di merda, ha messo in ballo la storia della mia famiglia...io faccio il forte e ci ho messo anni ad elaborare quello che mi è successo, ma...ma cazzo- comincia ad annaspare di nuovo e ad asciugarsi gli occhi e io lo abbraccio nuovamente, avvolgo il suo viso, spingendolo sul mio petto.
Massimo piange ancora e finalmente lo vedo fragile. Gli do un bacio sul capo e lo stringo forte finchè non si calma nuovamente.
Siamo costretti a separarci perché dobbiamo tornare in cella.
-Sei una brava persona Massi, anche se sei qui, hai agito per proteggere la tua famiglia, siamo stati avventati, ma non siamo dei mostri- gli sussurro, per poi dargli un bacino sulla spalla, seguendo poi la guardia.
Mentre rimugino su ciò che il mio amico ha subito, torno sul mio letto.
Avrei così tanta voglia di ballare...vorrei poter buttare fuori via tutto.
Cerchiamo tutti i giorni di impegnarci con un sacco di attività qui dentro, per non impazzire, ma la verità è che è tutta un'illusione, resistiamo solo per le persone che ci aspettano li fuori... i miei genitori, Chiara, ma non lui, lui me lo devo dimenticare, non potremo mai tornare a essere ciò che eravamo.
Nonostante mi scriva ancora, raccontandomi ciò che succede nella sua vita e questa e una delle cose che mi manda avanti, sono ancora più risoluta nel chiedergli di smettere.
Chissà se fossimo rimasti a Vicenza quel Natale come saremmo ora.
Oramai confondo i ricordi, e non so più se mi manca lui, o qualcuno che mi abbracci così. La cosa certa è che adesso non posso nemmeno permettermi di pensarci.

La musica ci circonda ovunque in questa discoteca, anche dentro il bagno non ti permette di distrarti ed è esattamente il tipo di luogo che preferisco da un po' di tempo a questa parte. Enula è piegata sulle ginocchia mentre mi sta baciando la pancia e slacciandomi i pantaloni. L'alcool e non dico cos'altro ha preso possesso dei nostri corpi e siamo scappati dal prive per venire qui.
La mia testa è confusa e la cosa mi rilassa, pensare mi fa male... è sempre stato così. Sprazzi della sua lettera mi ritornano in mente 'ti amo Giovanni' 'devi essere libero e forte' 'sono fiera di te' 'devi lasciarmi andare' non riesco a smettere di pensarci, di pensare a lei e a suoi occhi tristi. Piango in questo cesso del cazzo, mentre Enula, l'alcool e le droghe cercano di distrarmi.
Qualche ora dopo, stiamo tornando a casa con il mio manager nella sua macchina.
Non sono sicuro possa guidare nello stato in cui è, ma la cosa non mi interessa più di tanto, continuano a parlare del mio ultimo singolo, di quanto sia bello e di quanti numeri sta facendo. Si chiama ballerina, un nome comune che per me si associa a un nome proprio. Giulia sui tacchi che balla intorno a quel palo, Giulia con lo chignon sfatto tutta sudata, Giulia che salta libera in una stanza vuota. Giulia, Giulia, Giulia...perché non sei qui, vieni a salvarmi, perché io non ci sto più con la testa e tutti mi preferiscono così.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 18, 2023 ⏰

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