Sentiva i brividi che percorrono il suo corpo stressato dagli ultimi giorni in giro per l'Italia, la testa gli girava pesantemente, percepiva il sapore nella sua bocca cambiare. Tutti sintomi della febbre, li aveva riconosciuti, ma di certo non avrebbe interrotto quel pranzo di lavoro, anche se mandare giù i bocconi stava diventanto sempre più difficile e faticoso, cercava di evitare di vomitare almeno ogni tre secondi. Stava tenendo duro, doveva solo reggere un altro po', sperando davvero che nessuno gli proponesse un altro impegno successivamente. Sentii bussare alla porta.
-Ei ragazzi, c'è Giulia che è venuta a portare dei dolci, va bene se la faccio salire?- la segretaria della casa discografica li guardava con un sorrisetto, probabilmente intenerita e felice dell'arrivo della ragazza.
Sangio guardò Nueve per chiedere l'approvazione, fosse stato per lui in quel momento sarebbe anche svenuto tra le braccia della ballerina, ma si stava sforzando a non crollare. Quando tutti acconsentirono, il cantante si lasciò scappare un sorriso, gli era mancata davvero tanto, erano stati giorni pieni di ansie nascoste che non poteva rivelare a nessuno, in più era certo avesse la febbre e sapeva già che Giulia avrebbe capito tutto subito e sarebbe stata un appiglio in quella sala, anche per riuscire a tornare integro a casa.
Giulia bussò alla porta e Ocho le urlò un 'avanti'. Aprii la porta e si fece vedere in quel suo bomber gigantesco che la copriva quasi tutta in quel gelido freddo che ricopre Roma verso febbraio, sfilandosi rapidamente la sciarpa e uno di quei tanti cappellini che gli aveva rubato. Sangio alzò la schiena dritta e il suo sorriso si ampliò sempre di più, sapeva di mostrarsi sempre serio e determinato davanti ai suoi colleghi, ma con lei non riusciva proprio a contenersi più di così, era felice ogni volta che poteva riabbriacciarla. La osservò svestirsi e porgere un saluto a tutti, indicando tra le sue mani la scatola della pasticceria, che poggiò delicatamente sul tavolo, rivolgendo, alla fine di quel movimento, lo sguardo a lui. Il sorriso le scomparve, sostituito subito da una faccia corrucciata.
-Ma hai la febbre- la sua affermazione risuonò solo a lui, mentre tutti gli altri si erano alzati per deliziarsi di quel regalo.
Lo sapeva che a Giulia sarebbe bastato uno sguardo e la pregò di avvicinarsi a lui, per parlare più intimamente.
-Gio santo cielo scotti,che ci fai ancora qui- affermò nuovamente, tastando la sua fronte, mentre le braccia del ragazzo svogliate si univano circondando la vita di lei.
-Sto bene tranquilla-
-Sei un cretino- lo ammonì lei, passando anche le labbra sulla sua fronte, per assicurarsi che quello che aveva sentito con le mani era vero.
-Non posso lasciare la riunione così-
-Gio stai male, sei bianco come un lenzuolo, pensi davvero che lavorare così sia produttivo mh? Non avrai capito nulla di quello che ti hanno detto- gli disse, accarezzandogli il viso, vedendo come il suo tocco sembrasse facesse rilassarlo un po'.
-Tanto di queste cose ne capisce sempre e solo Ocho- sbuffò lui come un bimbo, con la testa poggiata sulla sua mano alla ricerca di un appoggio e di altre carezze.
-Amore mannaggia, mi dispiace ma devi tornare a casa- spiegò lei, con tono preoccupato e premuroso, vedendo che il suo corpo fosse anche pieno di brividi.
-Non ce la faccio nemmeno a parlare- confessò lui, davvero stanco, su di lei, che lo rendeva sincero fino al midollo.
-Dai ci penso io a te ora- lo rassicurò lei.
Il riccio avrebbe voluto opporsi, aveva resistito bene fino a quel momento, ma adesso che aveva assaggiato quelle premure si sentiva morire al pensiero di doverle lasciare per il continuo di quella riunione. Decisamente troppo vulnerabile, ma ormai aveva imparato a fare i conti con quel lato di sé e lo aveva accettato.
accettato.
-Ei Ocho, guarda che Gio ha la febbre, non penso riesca a reggere ancora per qualche ora- Giulia si era girata, mantenendo la mano a sorreggere il viso stanco di lui, a cui ormai non importava più nulla, teneva gli occhi chiusi cercando di bearsi di quel tocco magico.
-A Sangio ma sei scemo forte, ma come hai la febbre e quando avevi intenzione di dirlo- si rivolse a lui, ma lui non ce la faceva proprio a rispondere.
-Lo sai com'è testardo, va bene se lo porto a casa?- rispose per lui Giulia.
-Devi portarlo a casa, prima che ci fa ammalare tutti qua-
-Bene, dai amore, ce la fai ad alzarti?- si lasciò scappare lei, mentre gli rendeva la mano.
-Sisi- rispose lui confuso.
-Ok ti prendo la giacca- la piccola si allontanò un attimo per prendere le loro cose.
-Oh bro perché non lo hai detto prima?- gli chiese l'amico, rivelando un po' della sua preoccupazione.
-Zi non mi piace interrompere le cose di lavoro-
-E Giulia cos'è? La pozione della verità- rise lui.
-Non lo so, in questo momento voglio solo andarmi a stendere- sospirò stanco lui, chiudendo gli occhi.
-Con Giulia vicino- aggiunse Fabio, ridendo ancora di più quando a quel nome, un flebile sorriso comparve sul volto febbrile di Sangio.
-Ecco vieni Gio- la ballerina tornò già coperta, iniziando a infilare l'indumento al suo ragazzo, chiudendolo stretto, per poi passargli il cappellino sul capo.
-Per oggi è meglio se lo tieni tu- gli concesse con un sorrisino, poi gli prese la mano e lo iniziò a condurre verso l'uscita, salutando tutti con un sorriso e dicendo che il ragazzo aveva la febbre, mentre lui camminava a testa bassa dietro di lei, cercando di non cadere di colpo.
Salirono in macchina e Giulia si fermò anche in farmacia a comprare la tachipirina, anche se probabilmente già la avevano a casa, ma lei non voleva rischiare.
-Dovresti concederti degli orari più umani, è chiaro che questa cosa è anche dovuta alla stanchezza Gio, sei tornato a Roma già da un giorno, eppure non eri ancora passato a casa, sei andato direttamente in ufficio- spiegò Giulia convinta mentre ogni tanto lasciava gli occhi dalla strada per osservare se lui fosse ancora vivo.
-Non te lo dico per me Gio, lo dico per te- aggiunse lei, pensando magari che lui potesse fraintendere.
-Lo so Giu- si limitò a rispondere lui con un sorriso stanco, sapeva che aveva ragione lei, ma in quel momento non aveva le forze di discutere.
-Poi io mi preoccupo a vederti male lo sai-
-La mia infermiera- ridacchiò lui.
-Ci puoi scommette tutto- rispose lei fiera.
Arrivarono nel loro appartamento e Giulia lo seguì fino in camera, aiutando piano a svestirlo e infilandolo sotto le lenzuola.
-Tieni metti anche questa- gli aggiunse un altra coperta sul corpo.
-Hai ancora i brividi mh?- gli chiese, mentre andava a prendere un panno per asciugargli almeno quel sudore freddo sul collo e sulla fronte.
-No ora sono al caldo- sussurrò lui con la voce di un bimbo, mentre si beava di quelle attenzioni.
-Prima della tachipirina devi mangiare qualcosa però, ti faccio un po' di tisana con i biscotti? Ti è passata la nausea?-
-Sisi grazie la tisana la voglio- esultò lui, aprendo gli occhi e facendola ridere.
-Vado vado-
-Aspetta-
-Cosa?-
-Un bacino?- le chiese facendo gli occhi dolci.
-ahaha che scemo anche dieci, però prima tisanina- gli disse, lasciandogli un bacio sulla fronte e andando nell'altra stanza.
-Giuliaaaaaa-
-Dimmi-
-Hai fatto? Dove seii?- si lamentò come lo stessero torturando.
-Gio è passato manco un minuto- rise lei dalla cucina. Silenzio. Un minuto dopo -Giuliaaaaaa, torni qua-
-Un attimo Gio- silenzio. Un altro minuto dopo.
-Giuliaaaa, mi stai abbandonando- sbuffò lui.
La ragazza rientrò in camera altri 5 minuti dopo, con un vassoio tra le mani. Scoppiò a ridere quando lo trovò con le braccia intrecciate al petto e il broncio.
-Ci hai messo una vita-
-5 minuti- rise lei, esasperata.
-Un'eternità forse volevi dire- risbuffò lui, mentre lei gli passava la tazza e lui stava per addentare un biscotto.
Bevve e mangiò in silenzio.
-Ora va meglio?- gli domandò mentre gli passava la pasticca e il bicchiere d'acqua.
-Un pochino così- le comunico lui, mimando la frase con le dita. Ingoiò la pasticca e si distese completamente. Giulia si alzò, recuperando tutto e cominciando a tornare in cucina per sistemare e finalmente lasciarlo dormire, ma venne interrotta da uno strano lamento simile a quello di un bambino che fa i capricci.
-Che succede?- girando gli occhi li puntò sul ragazzo.
-Te ne stai riandando-
-Pensavo non mi volessi più- rise lei.
-Io questo non l'ho mai detto- rispose nuovamente lui.
-Quindi cosa vuoi?- gli chiese, poggiando il vassoio sul comodino, sedendosi e lasciandogli una carezza.
-Te- sussurrò più serio, rivelando che non stava solo scherzando come un bimbo, mentre si strusciava sulla mano di lei con la guancia.
-Dai sistemo al volo le cose e vengo- gli rispose lei seria e dolce.
-No, ti prego- rispose lui, passandole un braccio intorno alla vita e costringendola a sdraiarsi.
-Okok- si adeguò lei, sistemandosi meglio. Lo fece poggiare con la testa sulle sue gambe, mentre si tirava su semiseduta.
-Ora i bacini- sussurrò lui, già con gli occhi chiusi, mentre le cingeva le gambe con un braccio. Iniziò a baciarlo in vari punti del viso, e poi sulle labbra, mentre faceva scorrere le dita tra i suoi ricci.
-Saranno giorni che non dormo più di tre ore- constatò lui, mentre sentiva la stanchezza pervaderlo, insieme ai brividi di piacere che gli lasciavano le sue coccole.
-Non sai tutta l'ansia che mi è salita per queste dannate interviste, ho sempre paura di dire qualcosa di sbagliato- continuò.
-È impossibile che tu lo faccia- lo rassicurò lei.
-Vorrei averti accanto a me ovunque se fosse possibile, vivrei tutto meglio di così, anche se sembro sempre stra certo di me stesso-
-Lo so che ti preoccupi tanto, ma non ne hai il motivo, sei impeccabile, anche quando sbagli-
-vorrei il mondo avesse i tuoi occhi, così da poter stare sereno in qualsiasi conversazione-
-Troppo facile avere il mondo innamorato di te, ti stancheresti-
-Mh forse hai ragione, però di te no-
-Deliri Gio?- ridacchiò lei.
-Richiedimelo quando starò bene e vedrai-
-Ahahah non farò l'errore di farmi del male da sola. Dai amore ora dormi, ne hai bisogno- lo zittì lei con un bacio, costringendolo alle braccia di Morfeo. Dormi a lungo, tantissimo, come se dovesse recuperare le ore di sonno perse. Tanto era sicuro fra quelle braccia esili, nessuno gli poteva fare del male se aveva lei vicino.
Si risvegliò la mattina dopo, si sentiva già decisamente meglio, ma Giulia non c'era più accanto a lui. Decise di alzarsi e andarla direttamente a cercarla, trovandola che passava lo straccio in salotto.
-Delle volte mi sento davvero uno stronzo- le disse, avvicinandosi da dietro e rinchiudendola in un abbraccio.
-Ei amore, come ti senti?- si preoccupò subito lei.
-Bene,credo avessi ragione tu, sarà stata la stanchezza- le disse baciandola.
-Mh bene sono contenta, dai però torna a letto, anche oggi dovresti riposarti. Però se vuoi prima ti ho preparato la colazione è in cucina, te l'avrei portata a letto finito qui- gli spiegò, ricambiando i baci che le riservava mentre la stringeva a sé.
-Saresti una moglie con i fiocchi te lo hanno mai detto scherzò lui, andando in cucina, mentre vedeva che scuoteva la testa e rideva.
-Ho avuto solo te come fidanzato quindi nessuno- ridacchiò dall'altra stanza.
-Eh allora te lo dico io, fortunello sarà il futuro lui- risponse addentando un primo muffin.
Non ricevette risposta se non una risata.
Finì di mangiare e decise che era arrivato il suo momento di coccolarla un po', era da giorni che non lo faceva e il lato bambino di Giulia gli mancava, nascosto un po' da quel volto indaffarato dalla casa e dal lavoro.
-Ei- la raggiunse nuovamente in soggiorno, la ragazza aveva finito e stava finendo di sistemare cose qua e là, mentre sembrava stesse facendo una lista mentale delle cose fatte e non.
-Oi, piaciuto tutto? Lo so che i muffin potevano venire meglio, ma stavo facendo la lavatrice e-
-Giu erano buonissimi e so che nemmeno li avrai assaggiati. Stai diventando una trottola- le fece fare un giro su se stessa, ridendo insieme.
-Lo so è che volevo che per quando tornavi fosse tutto perfetto così che non avessi pensieri, se non riposarti, solo che poi mi hanno aumentato le ore e la sera ero tanto stanca, non sono riuscita a fare tutto e per questo li ho fatti cuocere di più credo- prese a farfugliare lei, gesticolando con le mani.
-Giu, non voglio tu sia la mia Cenerentola lo sai, apprezzo davvero tutto quello che fai, sei un angelo, so che lo fai per farmi felice e non pensi che io ti sfrutti in qualche modo, ma questa casa è nostra e quando ci sono devo prendermi sulle spalle i doveri. Anche tu ti stanchi molto, anche più di me, e ti meriti di riposare-
-Lo so lo so, davvero ma era da tanto che non avevi un momento di stacco e poi ti sei anche ammalato- lei lo accarezzò.
-Spero davvero di essere io quel futuro fortunello sai?- decise di darle quella frase sdolcinata, troppo intenerito da quella piccola donna di fronte a lui. Giulia allargò gli occhi, come il sorriso, piacevolmente sorpresa, arrossendo per quel desiderio nascosto che covava, consapevole della difficoltà della cosa: avere solo lui.
La chiuse in un abbraccio sorridendo.
-Ti va di andarci a riposare insieme?-
-certo, sono stanchissima- si lamentò lei, trascinandolo saltellando, tornando la bambina che conosceva bene.
Si sistemarono uno di fronte all'altro, guardandosi, facendo quello che loro chiamavano: l'amore con gli occhi.
Si sorridevano ogni tanto, si accarezzavano e arricciavano il naso.
-Non stavo delirando ieri, non ti mentirei mai lo sai-
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one shot sangiulia
Short StoryRaccolta di momenti di Sangiovanni e Giulia, nascono tutti dalla mia immaginazione