Il giorno successivo io e Massimo arriviamo insieme e ci dirigono in una stanzetta dove attendere, non sono particolarmente agitata, so bene come andrà. Piucchealtro ogni volta che ci ho dovuto pensare...al giorno del fatto...i ricordi di lui che mi porta di peso nella sua casa, che mi mette le mani addosso furioso, senza nessun particolare motivo, il suo sangue tra le mie mani, dopo che mi sono semplicemente difesa...sento le gambe tremare quando vedo che è entrato con il suo avvocato e ce lo hanno piazzato di fronte.
Mi giro di scatto e Massimo lo nota. Lui non sa nulla, non so se gli ha spiegato qualcosa la direttrice.
-È lui?- chiede la direttrice del nostro carcere, la direttrice Marchini, con cui ho avuto qualche contatto e che prende a cuore le nostre storie.
Io annuisco, senza girarmi.
Vedo di sottecchi che il mio amico al contrario mio, lo ha puntato come fosse una preda.
-Giulia- sento la voce di Chiara e la vedo entrare con il proprietario del nostro locale, ovviamente coinvolto e un ragazzo ben coperto con gli occhiali da sole. Non ho bisogno di sentire la sua voce per riconoscerlo.
Vorrei andare li e abbracciarli, ma non mi è permesso.
Giovanni si toglie gli occhiali e i suoi occhi sono segnati da delle occhiaie enormi, sembra così confuso e triste. Mi viene da piangere a vederlo così.Dopo qualche sorta di convenevole iniziale si è passati a raccontare la storia. Io ho abbassato la testa e mi sono immersa nel ricordo molto più pieno di emozioni e dettagli diversi da quelli scritti sui rapporti.
Non posso crederci, la mia emozione per la parte nello spettacolo si è volatilizzata da quando di fronte agli occhi mi si è palesato lui, il mio direttore accademico, è lo stesso uomo che mi ha rapita. Sento mancarmi il fiato e lui approfitta della mia debolezza momentanea per afferrarmi per un braccio e trascinarmi fuori dal centro.
-Non ti azzardare a urlare capito?- mi dice minaccioso mentre ci dirigiamo verso una macchina.
Mi sbatte dentro questa e noto subito che la parte del guidatore è divisa dalla nostra con un separè.
-Il tuo amico ti sta per mettere in grossi guai sai?- mi dice improvvisamente calmo, una volta che siamo saliti in macchina.
-Che cosa sta succedendo?- mi limito a chiedere io.
-Hai ottenuto la parte! Non sei contenta? Non era una cosa che desideravi da tempo?-
-Io...-
-Beh in ogni caso il tuo amico vuole denunciarmi, quindi sta per rovinare tutto, anche la tua carriera- dice risoluto -È arrivato il momento di risolvere la questione-
I vetri sono oscurati e solo quando scendo dall'auto mi rendo conto che siamo in un campo.
Un brutto presentimento si fa spazio nella mia testa.
La macchina ci lascia soli e lui è così avventato e rapido che io non me l'aspetto. Mi sta cercando di spogliare e so che questo è il mio unico momento. Tiro fuori il coltellino dalla tasca dei pantaloni e fulminea glielo conficco in una spalla. Lui si blocca esterrefatto e io continuo, gli tiro altre due coltellate fino a che non si accascia dolorante. Chiamo immediatamente l'ambulanza e mentre aspetto, vorrei solo scappare via, ma a che scopo? Non voglio certo vivere come una latitante. Affronterò ciò che sarà, non mi pento di essermi difesa, anche se piango sulle mie mani sporche di sangue.Una mano stringe la mia di nascosto, non so se vuole darmi conforto o ha bisogno di stringere qualcosa per placare la rabbia. Vorrei potermi girare per capire se mi sta giudicando o se crede alla mia buona fede, ma non posso girarmi ne dietro Massimo ne per guardare Giovanni. Il processo continua ma io sono già esausta, tutta la questione si concentra sul fatto che io avessi un coltellino e che la coltellata non sia stata una. Io sono stravolta parlano tutti di ciò che ho fatto, presumono di sapere le mie emozioni in quei momenti. Vorrei solo andare via e fuggire lontano. Quando sento la condanna non ne sono poi così stupita, anche se un gruppo di persone dietro di me protesta.
Mentre uscivamo i miei occhi e quelli di Giovanni si incrociano per svariati secondi.
Mi mancava, ma sapevo che la sua vita stava prendendo un ottima piega e di questo era compiaciuta, l'unica pecca è che avrei voluto almeno parlarci, per dirgli che non doveva aspettarmi a tutti costi, che poteva andare avanti e lasciarci andare, ne adesso ne in un futuro sarebbe stato positivo per lui essere vicino a una carcerata e poi in fondo cosa eravamo io e lui, avevamo avuto così poco tempo a disposizione per concentrarci su di noi.
Chissà cosa pensava veramente di tutta questa storia...
I nostri occhi furono separati da una figura che si mise in mezzo, colui per il quale ora io non potevo avere contatti con nessuno dei miei cari, la ragione di tutto.
-Ti avevo detto o no che ti avrei potuto rovinare la vita?- mi sussurò mentre mi scosta una ciocca dai capelli. Era la prima volta che osava avvicinarsi dopo l'ultima volta...un fremito mi bloccò tutto il corpo.
Non poteva nemmeno avvicinarsi in questo modo e non lo aveva fatto mai fino ad oggi, non capisco perché nessuna autorità stia intervenendo.
-pregami di tirarti fuori da lì e te lo concederò-
Non riuscivo a parlare, anche se dentro di me sentivo milioni di pensieri che volevano esplodere.
-Pezzo di merda, allontanati- una figura maschile si mise in mezzo e lo spintonò via.
-Massimo- la direttrice gli corse dietro per bloccarlo e finalmente la polizia si rese conto di ciò che stava succedendo allontanando il mio amico da lui.
Lo trascinarono fuori dall'edificio portandolo in macchina e trascinando via anche me, troppo scossa per capirci veramente qualcosa, era tutto così ultimamente, mi sembrava di non vivere più la mia vita.
Una volta in macchina senti la direttrice sgridare Massimo, che sembrava furioso.
-Lei sa che è un'ingiustizia- continuava a ripetere.
Io gli poggiai una mano sulla sua che continuava a muovere e dopo avermi guardata mi fece poggiare il viso sul petto, solo in quel momento, mentre sentivo la maglia del mio amico bagnarsi capii che stavo piangendo.Vidi Giulia in macchina piangere tra le braccia di quel ragazzo, che sembrava impazzito appena aveva visto che quel viscido le era andato vicino.
Un altro enorme macigno mi si poggiò sul cuore, forse mi aveva già sostituito...e come biasimarla, il massimo di supporto che ho potuto darle è stato con le lettere e presenziando a ogni parte del processo, nascosto come fossi un ladro.
-Sono sicura che non è come stai pensando, probabilmente è Massimo il ragazzo di cui mi aveva parlato al colloquio, è sposato. Porta la fede- mi dice Chiara con ancora gli occhioni rossi.
Io mi limito ad annuire, non so perché ma ogni volta che la rivedo mi sento svuotato da ogni tipo di energia, non ho voglia di fare nulla, nemmeno di parlare, Chiara questo lo ha capito e infatti subito dopo mi lascia in pace.
Questa è davvero un periodo complesso delle mia vita, da una parte mi sento che sto per arrivare al picco della felicità con la mia musica, dall'altra lo sconforto per quello che è successo mi mangia dentro.
Rientro nell'appartamento e l'unica cosa che ho voglia di fare è ubriacarmi, come ormai sempre negli ultimi due mesi.
Mi apro una bottiglia di vino e inizio a bere mentre rileggo un po' degli ultimi testi che ho scritto.
Tutti tristi, sembra un loop senza uscita.
Negli ultimi due mesi è una routine, mi sveglio tardi e bevo, magari devo fare qualcosa per promuovere dei pezzi, esco e sento l'adrenalina a mille per tutto l'amore che percepisco dai miei fan, poi però finisce tutto e rimango con il solito vuoto e quindi mi ubriaco e scrivo canzoni tristi. Non riesco a uscirne, non posso non pensarci.
Dopo qualche ora sento Enula che rientra sbattendo la porta e in lacrime.
Mi racconta che ha scoperto che Alessandro l'ha tradita per quasi un mese.
È fuori di sè e io non sono poi cosi lucido per essere molto d'aiuto.
-Scusa se sto qui come una pazza, tu hai problemi ben più grossi, com'è andata oggi?- mi chiede ritornando un po' in se.
Io posso solo scuotere le spalle perché è davvero l'unica cosa che posso fare, la realtà è questa, noi non possiamo farci nulla, Giulia non uscirà di li per i prossimi due anni è così punto.
Passo ad Enula la mia bottiglia di vino e lei accetta volentieri, tirando fuori anche i superalcolici dopo averla finita.
Siamo finiti a ridere come degli scemi ricordando i tempi del liceo.
-Sai che la sera che ho conosciuto Alessandro, ero decisa a volermi dichiarare a te- mi dice ridendo.
-Ma va Enu non hai mai guardato quelli come me tu- le dico convinto.
-No invece, mi piacevi, mi sei sempre piaciuto, tu e il tuo modo di essere tutto ciò che una ragazza cerca-
-Ma smettila ero e sono mega incasinato-
-A me sono sempre piaciuti i tuoi casini- si gira verso di me e rimaniamo a fissarci.
Vorrei dire che quella notte non è andata come tutti i film in cui c'è questo tipo di situazione, ma non posso farlo...la mattina dopo la prima cosa che ho visto erano i capelli arruffati di Enula sul mio petto e un suo seno scoperto.
Mi sentii sprofondare, ma anche ricolmo d'affetto per i nostri cuori malandati, finalmente avevo condiviso un po' del mio dolore.

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one shot sangiulia
Historia CortaRaccolta di momenti di Sangiovanni e Giulia, nascono tutti dalla mia immaginazione