È lunedì mattina, sono chiusa in questo bagno da almeno 5 minuti, sento di voler piangere ma dovrei risistemarmi il trucco probabilmente, percepisco un'emozione grande dentro di me, i ricordi che fanno male, la chiara evidenza che non sarò mai abbastanza, che la tortura non finirà mai, non importa dove io scappi, la danza saprà sempre come farmi male. Sento il cellulare risuonare nuovamente, ma non mi va di prenderlo, vorrei solo scomparire, stare sola e non essere più vista. Eppure ero così felice sta mattina, il ricordo della cena con Giovanni mi aveva reso rilassata, i suoi occhi buoni e placidi mi avevano fatta sentire così a mio agio che quel cibo era sceso come acqua e poi mi ritrovo a dover vivere nuovamente tutto questo. Sono entrata in sala di classico e dopo la lezione la maestra ha comunicato davanti a tutti che non mi aveva presa per l'assolo per via del mio fisico. Nessuno ha parlato e nessuno ha riso di me, alcuni magari le hanno dato ragione, altri hanno provato pena e dispiacere, ma il punto non è questo, la derisione e l'umiliazione, io da questo sono scappata ed ora eccomi qui a crollare nuovamente. Il mio cellulare vibra sarà di nuovo Alessandro, ma non mi va di parlare con nessuno. Esco e mi sciacquo il viso, sono più forte di così, devo solo passare il corso. Vado a lezione come non fosse successo nulla.
Stamattina credo che prima che Camilla mi piombasse in camera, stessi sognando della mia vicina ballerina. La cena con lei mi è rimasta in testa, vorrei non fosse così, mentre leggo queste pagine di anatomia, ma niente non riesco, per fortuna Camilla mi riporta all'attenzione.
-Gio dai su, impegnati un poco-ridacchia mentre continua a vedermi distrarre. -Cos'è questo posto ti ha fatto venire in mente di diventare un ballerino?-
Camilla ha la mia stessa età ed è proprio milanese, ha i capelli ricci e biondi, anche se tra pochissimo si farà un qualcosa permanente per farli essere lisci. Ha gli occhi azzurri e il corpo esile, dato che ha smesso drasticamente di mangiare la carne.
-Mah sai che forse...- vagheggio trovando una risposta ironica e veritiera allo stesso tempo. Nonostante lei sia molto affettuosa con me e mi abbia già raccontato i due terzi della sua vita, con lei non riesco ad aprirmi, credo che lei medicina l'abbia presa molto seriamente, penso la scioccherei.
-Effettivamente è proprio una bella struttura, per quanto ti danno la camera?-
-Boh è tutta una sorpresa-
-Beh comunque se poi ti servirà una sistemazione, casa mia è sempre aperta, possiamo metterti nella brandina in camera con me-
-Oh bene grazie ahahah- rido io, pensando stia dicendo un po' così per dire.
-No dico sul ser-
Mi arriva una chiamata da Tancredi, che mi dice che loro stanno andando a pranzo.
-Ei io vado a pranzo, vuoi venire?-
-Ma non abbiamo finito Gio- mi redarguisce lei.
-Non so te, ma io non ragiono senza pancia piena-
Dopo una mezz'ora siamo seduti noi soliti più Camilla. Ascolto sempre molto volentieri le loro attività, mi affascinano, Camilla invece fa un sacco di riferimenti al mondo medicina del tipo 'so bene dov'è il metatarso, tranquilli, lo sa anche Gio' un po'snervante, ma immagino voglia portare un po' d'acqua al suo mulino, o dovrei dire nostro.
Poi a un certo punto ad Alessandro suona il cellulare e smette di parlare.
-È Giuli?- chiede Enula.
-Si mi ha scritto adesso finalmente-
-Che dice-
-Tutto ok- sbuffa Alessandro.
-Cos'è successo?- chiedo incuriosito. Alessandro mi spiega non andando troppo nei dettagli per la presenza di Camilla, ma capisco al volo la situazione. Tancredi riporta il discorso da un altra parte, mentre il mio piede freme, vorrei andare da lei subito.
Dopo un lungo pranzo e altro studio convinco Camilla che sono troppo stanco, che può andare se vuole e lei finalmente ha capito che ero arrivato al limite.
Finalmente solo posso andare da lei, anche se non so bene che dirle, non so se mi vorrà, ma devo almeno vederla.
So che è ancora a lezione e la tentazione di andarla a vedere mi prende, ma con questo gesso dove vado. Mentre aspetto la fine delle sue lezioni, mancano una ventina di minuti, decido che forse dovrei farmi una doccia, è da una settimana che non mi lavo in pratica. Mi incelafono la gamba tento l'impresa, in fondo cosa può andare male, apparte i dieci minuti buoni per togliermi tutti i vestiti. Ovviamente a fine doccia scivolo per terra, cazzo perché sono così testardo. Spengo l'acqua da seduto e riesco a recuperare il cellulare. Prima chiamata Tancredi e Alessandro, irraggiungibili, terzo tentativo Enula, zero. Mi rimane lei, ma sono fottutamente nudo.
Sento bussare alla porta e come se fosse un angelo delle cadute è lei.
-Giovanni ho sentito un tonfo, stai bene?- sento che chiede dall'altro lato. Non ci voglio credere, sarà a pezzi emotivamente, dovevo andare da lei e consolarla, cercare di rendermi utile ed eccomi qua mentre cerco di afferrare un asciugamano a coprire quello che c'è da coprire che le dico-Entra, sono caduto in doccia, magari puoi passarmi una sedia per tirarmi su- dico. Giulia entra e là sento ridacchiare. Sento che sta per aprire la porta.
-Giulia sono nudo non so se vuoi entrare-
-Gio grazie per la premura, ma tranquillo ho visto uomini nudi in vita mia, faccio la ballerina- entra decisa in bagno e quando mi vede, noto degli occhi segnati dal pianto allargarsi pronti ad accogliere una risata.
-Sembri un cucciolo di foca con questi capelli bagnati-
-Mi aiuti o vuoi solo percularmi- ribatto io ridendo un po'.
Senza troppi problemi mi aiuta a tirarmi su, mentre cerco di coprirmi e lei tiene gli occhi su per non tenermi in imbarazzo.
Mi passa un asciugamano e poi esce dal bagno ridacchiando ancora, senza dire nulla. Io mi infilo l'asciugamano in fretta e la raggiungo.
-Se vuoi ti porto un po' di voltaren, penso tu abbia preso una bella botta alla schiena- mi dice ora più dolce.
-Si grazie intanto io mi asciugo un po'- riesce dalla mia stanza e io cerco di rendermi più presentabile.
Ribussa dopo dieci minuti con la crema in mano, anche lei in tuta.
La faccio venire avanti e seduti sul divano, mi alza la maglia da dietro e con quelle dita affusolate, fa un massaggio alla mia schiena.
-Oh ma sei fortissima-
-Sai tutti questi anni dal fisioterapista, hanno portato a qualcosa-
-Hai un futuro in campo medico anche tu allora-
Lei scoppia a ridere e io sono contento così. Finito il massaggio, sento la pioggia da fuori e vedo che lei sta per uscire.
-No aspetta- la blocco e il suo sguardo cambia di colpo. Abbassa la testa e si mangia un unghia.
-Non vuoi restare?-
-A cena dici? Ho già mangiato- mi risponde subito veloce. So che è una bugia, ma lei nemmeno mi guarda, vorrei comunicarle che lo so, che l'ho smascherata, ma lei rimane ferma lì, non scappa, ma forse vuole solo che io le dia l'assenso, che me la bevo e che sono come tutti gli altri, qui è normale essere come lei. Vedo nel suo stare ferma la fragilità, ha bisogno di qualcuno che riconosca che ha ragione a sentirsi così, o così credo io. Mi muovo verso di lei e per fare prima le afferro una mano abbracciandola.
La stringo forte, sento che ispira e poi lo ricambia.
-Non dobbiamo mangiare per forza, vuoi rimanere qui lo stesso?- le richiedo, dopo più di qualche minuto.
-e tu?-
-Magari dopo, non ho fame ora-
Lei si è addormentata sul mio divano e io ho finito il film recuperando dei taralli dato che il brontolio della mia pancia probabilmente l'avrebbe svegliata. Si è appisolata rannicchiandosi su se stessa, poggiando la testa sul bracciolo, ho tentennato, ho guardato forse più lei che il film, ma ora che è finito non so che fare, fossi in buone condizioni potrei portarla in braccio fino al suo letto di là, o quantomeno fino al mio, ma non posso fare molto, senza rischiare di farle male cadendo. Decido di stendere le sue gambe e sistemare il suo viso sul cuscino, al posto del bracciolo, recupero una coperta dall'armadio e la sistemo. Deve essere davvero stanca, non si accorge di nulla.
Mi preparo anche io e mi sistemo nel mio letto, prendendo sonno a fatica sapendo che a pochi metri da me c'era lei.La mia solita sveglia suona alle 8 in punto, ma quando apro gli occhi mi rendo conto di essere ancora da Giovanni. Mi sbrigo a spegnerla con la paura di disturbarlo, ma sembra tranquillo che dorme ancora. Evidentemente mi sono addormentata qui e non avrà voluto svegliarmi. Ieri sera è stato terapeutico, anche se non ci siamo detti nulla, quell'abbraccio mi ha fatto sentire inspiegabilmente a casa, alla fine io sto sempre sola, non c'è nessuno che mi conforta nei periodi no, ed è anche colpa mia sicuramente. Il fatto è che sono molto selettiva, mi stanno tutti simpatici, ma per conoscere la me che non ride e scherza in continuazione deve esserci un qualcosa, e Giovanni lo ha.
Gli lascio un bigliettino con su scritto grazie, glielo lascio sul tavolo e corro da me per prepararmi, con il cuore un po' più leggero.

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one shot sangiulia
Short StoryRaccolta di momenti di Sangiovanni e Giulia, nascono tutti dalla mia immaginazione