Stress

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-È che delle volte penso che cazzo, se non fossimo stati insieme, sarebbe diverso? Mi chiedo perché cazzo di motivo io abbia ceduto e non mi sia fatto i cazzi i miei e abbia partecipato al programma- l'urlo finale scagliato verso di lei nelle quattro mura della sua cameretta posero fine al suo delirio pomeridiano. Giulia lo aveva raggiunto a Vicenza ammazzandosi di lavoro per prendersi quei giorni e raggiungere il suo fidanzato che ultimamente sembrava essere sempre più sotto stress da tutte le aspettative e i gossip. Aveva provato a farlo sfogare a farlo parlare e con pazienza aveva ascoltato fino a quel momento. Quelle ultime grida le provocarono un lieve senso di colpa, lo conosceva bene, sapeva che non voleva ferirla in alcun modo, ma in ogni caso si sentiva in parte responsabile di quello stress. La cosa le provocò delusione verso se stessa è che con quel magone addosso non si sentiva la forza di incoraggiarlo come al solito, ma di allontanarsi. Una vibrazione dal suo cellulare le ricordò anche il secondo motivo per cui aveva pensato che salire a Vicenza le sarebbe stato utile. Ripuntò lo sguardo su di lui che stava respirando per riprendersi dall'incazzatura.
-Senti che ne dici se ti vai a fare una bella partita a paddle? Ti svaghi un po'- propose lei, che ottenne in risposta gli occhi spenti e dispiaciuti di lui.
-Giu mi dispiace, sai che non intendevo quello- si avvicinò piano a lei, che però prontamente si allontanò di un passo.
-Tranquillo Gio, so che sei solo molto arrabbiato. Forse ho fatto male a venire, ma almeno per oggi sono qui non ci sono più treni. Comunque Abe mi ha detto che sta arrivando dai su, cambiati, magari dopo ti senti meglio- gli accarezzò la guancia, forzando un sorriso e senza dargli motivo di riflettere, sparì al piano di sotto.
In pochi minuti Alberto portò fuori Giovanni da casa sua, lui che provò a salutare Giulia prima di uscire e provare a scusarsi meglio, ma che nemmeno la trovò più con gli occhi quando era sceso in salone . Una volta in auto, dopo le svariate battutine simpatiche del fratello, ne arrivò una che sembrava più seria e di cui lui proprio non capì il significato.
-Beh fratellino hai visto anche tu le dimensioni del matto? Pensi di poterlo fronteggiare dopo un bel allenamento di paddle?- Sangio lo guardò stranito.
-Quale matto?- il sorriso non gli era morto sul nascere e agli occhi di abe risultava totalmente estraneo a ciò a cui lui si stava riferendo.
-Ah no nulla ahaha pensavo di aver raccontato a te del signore strano che ho incontro l'altro giorno- provo a rimediare.
-Abe non sai mentirmi- Sangio lo vide in difficoltà e non riusciva ancora a mettere a fuoco la situazione.
-E invece dico la verità, di cos'altro starei parlando se no? Dai scendi che siamo arrivati- anche lui gli sfuggì senza troppe spiegazioni, proprio come aveva fatto Giulia prima. Pensando a quella cosa i suoi pensieri tornarono a lei, e i sensi di colpa per come l'aveva trattata lo riempirono nuovamente, tanto da fargli accantonare quella questione.
Intanto a casa Damian, Giulia aveva fatto in modo di trovarsi sola con Francesca.
-Non so da dove continui a prendere il mio numero e non so come faccia a trovare sempre il modo di riscrivermi nonostante lo blocchi. Ormai sono due settimane, e sta diventando davvero strano e disagiante.
Prima mi mandava solo le foto del suo, beh si hai capito, ma ora ha cominciato con una specie di sexting unilaterale. Non so proprio che fare- Francesca stava scorrendo la chat con quell'uomo che ormai da giorni la stava assillando.
-Veramente assurdo, non saprei bene come possa tipo 'sbloccarsi da solo. Ti consiglio di portarlo alla polizia postale come già ti avevo detto e intanto vediamo di preparare una denuncia. Mi dispiace che devi subire una cosa simile-
-Alla fine so che è solo uno schermo, ma scrivermi quelle cose, sulle mie foto e poi le sue foto. In primis ho ansia a lavoro e poi mi fa sentire non so molestata, forse è un termine troppo duro, ma comunque non bene- Francesca annuì di fronte alle sue ammissioni.
-E Giovanni come l'ha presa?-
-Oh non gliel'ho detto, sai con tutta questa situazione, non volevo farglielo pesare-
-Sai che lo vorrebbe sapere-
-Ho tutta l'intenzione di farlo, magari quando si è calmato o quando sono riuscita a risolvere-
-Giulia, lo conosci meglio di me- la guardò storta lei.
-Lo so, lo so, ma veramente non credo sia il momento adatto-
-E va bene, intanto cercherò di aiutarti il più possibile davvero. Dai ora andiamoci a preparare e lasciamo questi aggeggi del cavolo-
Per la serata infatti la famiglia aveva prenotato in un ristorante, e Giulia si concesse un abito davvero carino per la serata. Si stava sbrigando a prepararsi prima che Giovanni rientrasse dalla partita, voleva evitarlo dato che ancora doveva digerire l'arrabbiatura e preferiva risolvere dopo cena, senza il rischio di mettersi a discutere in tavola. Stava litigando con il laccetto del tacco, quando sentii la porta al piano di sotto sbattere e la voce di Sangio salutare i suoi.
-Mannaggia- mandò al diavolo il laccetto e con un tacco mezzo slegato si sbrigò a uscire dalla stanza del suo ragazzo per rifugiarsi nell'ex camera di Abe, dove c'era Francesca. Nella fretta lasciò il suo cellulare collegato al caricatore lì sul letto.
Sangio entrò in stanza sperando di trovarla lì e invece trovo solo i suoi vestiti piegati frettolosamente sul letto. Si poggiò su questo e preso da un momento di sconforto si sdraiò. Dopo qualche secondo sentii la vibrazione di un cellulare sotto la schiena e subito pensò fosse quello di Giulia. Lo prese con l'intento di spostarlo sul comodino, ma si dovette un attimo bloccare quando notò l'ammontare di notifiche da un numero sconosciuto. 32 messaggi non letti. Vedeva che alcuni erano delle immagini e poi l'anteprima di alcuni di essi. 'Sta mattina mi sono segato sulla tua foto, ho pensato a co' si fermava così. La confusione e lo sbalordimento lo colpirono e portarono a voler leggere gli altri, quando Giulia piombò in camera e a lui venne spontaneo poggiarlo.
-Eii, sono venuta a prendere il cellulare. Chiamo mamma- senza nemmeno guardarlo in faccia, prese il suo cellulare e si allontanò.
-Giu aspetta, volevo-
-Dopo cena, ti prego- e lo liquidò nuovamente.
Sangio la lasciò andare senza storie, ancora scosso da quella semiscoperta che aveva fatto. Che c'entrasse qualcosa la battuta di Abe? Ora sembrava avere più senso. Non aveva mai provato una forte gelosia per Giulia, si sa la maggior parte delle volte la gelosia nasce dall'insicurezza e lui non era insicuro né sui suoi sentimenti, né su quelli di lei. Sapeva di essere contrario al rapportarsi con le donne come fossero oggetti sessuali e sicuramente da quello derivava quel gran senso di fastidio, ma il fatto che si trattasse di Giulia, aveva aggiunto una mole di rabbia e frustrazione abbastanza importante, seppur involontaria. Tenne lo sguardo basso per tutta la cena, se non per osservarla, si erano seduti di fronte e non accanto come spesso accadeva, ma in realtà questo gli aveva solo concesso di guardarla meglio. Bellissima, un po' poteva capirlo quell'uomo ossessionato, forse lui stesso lo era. Aspettò tutta la sera paziente di poter avere una risposta alle sue domande. Giulia sembrò voler ritardare il loro incontro il più a lungo possibile. Tanto che si mise a prendere la tisana con i suoi genitori, senza raggiungerlo in camera, come di consueto.
Per forza di cose alla fine la ballerina dovette cedere e salire in camera sua. Lo trovò steso sul letto con le mani dei capelli e gli occhi socchiusi. Cominciò a svestirsi e ripiegare le cose nella valigia, quasi non volendo occupare dello spazio nella stanza in cui non era sicura che il proprietario la volesse.
-Domani c'è un treno per Roma alle 9- sussurò a bassa voce, non sapendo a quel punto se chiudere definitivamente la valigia o no.
-Vuoi prenderlo?-
-No-
-E allora?- spazientita si girò verso di lui.
-Smettila di fare il vago e dimmelo in faccia se non mi vuoi qui- Sangio la lesse la sofferenza nei suoi occhi e il suo cuore si spezzò. Si alzò dal letto.
-Non c'è un secondo da quando sei arrivata che io non abbia respirato a pieni polmoni il tuo profumo- le prese le mani con il viso e si fece guardare negli occhi.
-Scusa per prima, ma sono davvero stressato per questa cosa, odio che ci usino per i gossip, ma tu non c'entri nulla, non riguarda il nostro rapporto, quello intimo, è un altro pianeta proprio, non credi? Quando sei con me non ti senti lontano dal mondo?-
Giulia si perse a guardarlo e si fece accarezzare il volto da quelle dita, annuendo alle sue domande. Una vibrazione gli fece ricordare chiaramente cosa doveva fare prima di concedersi delle coccole con lei.
-Giu?- la richiamò a sé.
-Dimmi-
-Chi ti scrive tutte quelle porcate su WhatsApp?- la ragazza sbiancò e si allontanò da lui.
-Scusa so che non avrei dovuto, ma prima di uscire ho spostato il tuo telefono ed è stato inevitabile- Giulia riprese un po' di colore, buttando fuori dell'aria.
-Scusa se non te l'ho detto-
-Amore, prima di parlarmi di cosa fa soffrire me, possiamo concetrarci su cosa provi tu- Giulia alzò lo sguardo e gli regalò un sorriso così dolce che lui sentii il cuore riscaldarsi all'istante. Quelli erano loro due, non quelli descritti dai quei cazzo di siti di gossip. Le prese la mano e la portò vicino al suo corpo.
-Mh?- la intimò a proseguire, strofinando i loro nasi.
-Ricordi quando sono uscite le foto in costume?- sussurò lei stringendogli le mani.
-Si-
-Una settimanella dopo, questo numero ha cominciato a scrivermi. Non so come abbia il mio numero. Continuo a bloccarlo, ma riesce sempre a riscrivermi-
-E cosa ti dice?- Giulia divenne rossa e abbassò la testa. Prese il cellulare dalla sua tasca e glielo porse.
Sangio cominciò a scorrere quella chat, con un senso di nausea che aumentava ogni momento di più. L'uomo le aveva mandato le foto del suo cazzo, delle frasi nauseanti su cosa le avrebbe fatto e cose simili.
-Stai diventando verde- ridacchiò Giulia, mentre lo osservava.
-Sono così schifato e incazzato che potrei vomitare- rispose lui a bruciapelo.
-So che te ne avrei voluto parlare prima, ma alla fin fine non è una cosa così grave, volevo aspettare che questo periodaccio per noi passasse, senza darti ulteriori stress-
-Non so nemmeno come hai fatto a fingere così bene, ti conosco, so che ti hanno dato davvero fastidio ste robe- alzò lo sguardo e butto il cellulare sul letto.
-Hai ragione non è stato bello. Il fatto che abbia il mio numero non mi fa sentire sicura, ma per fortuna avevo altro per la testa-
-È pericoloso, dovremmo denunciarlo- sbuffò lui, usando in modo totalmente spontaneo il noi.
-È quello che sono venuta a fare qui oltre che per te. Ne ho parlato oggi pomeriggio con Francesca- Giulia gli poggiò una mano sulla spalla per rassicurarlo.
-Non voglio che pensi che io non voglia ascoltarti, anche se non sto bene- confessò deluso da se stesso.
-Ei, ei, occhi belli, guardami un po'. Non te ne ho voluto parlare perché so bene che ti saresti preoccupato molto finché non avessimo fatto qualcosa. Eravamo lontani e ti saresti imparanoiato ancor di più. Non è che non te l'ho detto perché non credessi che tu non mi volessi ascoltare. Il contrario semmai- gli accarezzò il volto con un sorriso gentile.
-Mi manchi tanto Giu- una frase sconnessa dentro il loro discorso, ma sibilata da un singhiozzo strozzato. Sangio si girò del tutto verso di lei, la strinse fortissimo, contro di sé.
-Sono stanco e ho paura, la notte, il giorno e tu non ci sei, capisci? Come faccio se ti succede qualcosa?- continuò lui, in un pianto liberatorio.
-Tu sai stare solo amore mio- ora era Giulia ad accoglierlo contro la sua spalla, cercando di sorreggerlo. -E poi non mi succederà nulla, nei prossimi giorni lo denunciamo e tutto il caos passerà. Ora tranquillo e respiriamo ok? Dammi le mani e stringile, oppure stringi me- con una mano stava sulla nuca, con l'altra provava ad afferrare le sue dita.
Lentamente il pianto di lui si placò, e Giulia lo condusse sdraiato sul letto.
-Che dici? Mi fai lavare i denti e mettere il pigiama?- gli chiese scherzosa, quando vide che Sangio non la mollava.
-Non voglio. Poi i signori anziani ti rubano- sbuffò lui, contro la sua pelle.
-Ma il bagno è in camera tua- rise lei.
Sangio si alzò di scatto, e si diresse in bagno.
-Beh? Dai su vieni. Ce li laviamo insieme-

one shot sangiulia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora