Incidente

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Giulia aveva appena finito la sua lezione in sala, aveva fatto più tardi del previsto perché aveva dovuto risistemare tutto lei.
Inserì le chiavi nella macchina, vogliosa di tornarsene a casa, un po' malinconica per il fatto che Sangio non fosse in città, ma comunque felice di potersi andare a riposare. Gli inviò una foto, sorridente, scrivendoci sotto 'Ei Sangius la Lady qui ha terminato i suoi impegni nobiliari, quando arrivo a casa ci chiamiamo?'
Poi spese il telefono e iniziò a dirigersi verso casa.
Sangio ricevette il messaggio che aveva appena finito in studio e si stava intrattenendo con i suoi compagni di lavoro. Sorrise di fronte all'immagine, era grato di lavorare con quello che gli piaceva, ma un po' le mancava, anche se non lo avrebbe mai confessato ad alta voce.
Passò un' altra oretta e Sangio era ancora lì con loro, un po' si sentiva in colpa di non averla ancora richiamata.
Riprese il suo cellulare e si decise a chiamarla, almeno per rassicurarla che stesse bene, ma la ragazza non rispose.
Andò su whats app e vide che da quando gli aveva mandato la foto non era mai rientrata sull'applicazione.
'Strano, magari si starà facendo la doccia' riflette lui, riprendendo a chiacchierare con gli altri.
Dieci minuti dopo però il telefono dello studio squillò e il suo produttore rispose al telefono.
-Sangio è per te- e gli passò l'oggetto, un po'stranito.
-Si pronto?-
-Ei Giovanni, ciao sono Susi- la madre di Giulia, con una voce sconsolata si fece riconoscere.
-Si ciao Susi, perché mi chiami?- le chiese leggermente accigliato, cosa era successo?
-Senti non voglio allarmarti perché ancora non sappiamo molto, ma Giulia ha fatto un incidente e ho provato a chiamarti al cellulare, ma mi dava linea occupata-
-Si forse è perché stavo provando a chiamarla. Che tipo di incidente? Cos'ha?-
-Uno scontro con una macchina, il ragazzo era ubriaco ed è spuntato a caso, lei, lei ha perso molto sangue questo è il problema grande, non sappiamo ancora bene i danni precisi- gli spiego la madre della sua ragazza con voce impaurita. Lui si sentì un attimo mancare.
-Giovanni io ti volevo avvisare ecco, non so adesso tu se puoi tornare, in ogni caso ti tengo aggiornato ok?- gli chiese la donna, capendo lo stato emotivo di lui.
-Si grazie mille, arrivo il prima possibile- rispose lui risvegliandosi un attimo.
Chiuserò la chiamata e a lui rigirò la testa, tanto che si sedette a terra.
-Oh Gio? Che hai?- gli chiese il produttore, mentre tutti lo guardavano preoccupati.
-Giulia ha fatto un incidente- sussurò lui, mentre riguardava il suo cellulare nella vana speranza di trovarci un suo messaggio e che fosse uno scherzo.
Il suo produttore capì subito e gli prese un bicchiere d'acqua facendo uscire tutti dalla stanza.
-Oh tieni Sangio, prendi questo e ripigliati che devi tornare a Roma, ti compro il biglietto e ti porto, dai- Si assicurò lui che Sangio avesse capito, che bevesse e che tornasse un po' in sé.
Il ragazzo si mise il giubbotto in fretta e insieme al suo collaboratore, corse a prendere le sue cose in albergo, per poi raggiungere la stazione e correndo al treno. Aveva pagato tanto per prendere il biglietto all'ultimo e di quello veloce, ma poco gli interessava.
In treno gli iniziarono a unimidirsi gli occhi, le mille preoccupazioni di quello che poteva succedere in quei momenti, mentre lui era ancora a chilometri di distanza da lei. Doveva essere forte per lei in quel momento, ma non gli stava riuscendo molto bene.
Era notte fonda quando arrivò alla stazione di Roma e le sole notizie che aveva ricevuto dai suoi genitori era che l'avevano portata in sala operatoria per la gamba sinistra rotta, che aveva abrasioni e lesioni sul corpo.
Non si era riposato un minuto su quel treno e non aveva intenzione di farlo, si sarebbe diretto direttamente all'ospedale se non fosse che la madre gli avesse chiesto di andare a casa sua e della figlia per prenderle un pigiama e altre cose che le sarebbero potute servire se tutto filava liscio.
Entrò in casa loro dopo due settimane che mancava e inspirò a fondo l'aria di casa sperando di poterci trovare un po' di consolazione. Sorrise nel vedere le sue cose sparse per la casa, per poi dirigersi in camera e prenderle le sue cose, mentre lui si infilò una delle sue felpe.
Chiuse la porta dietro di sé sperando che la prossima volta che ci sarebbe tornato sarebbe stato con lei.
Andò in ospedale e trovò i suoi genitori nella sala d'aspetto, con alcuni familiari.
-Ei salve, ho portato le cose che mi hai chiesto- salutò lui, abbracciando la madre di Giulia, con cui ormai aveva un legame di confidenza.
Poi salutò il padre, che lo guardava con comprensione, era sempre stato geloso della sua piccolina, ma sapeva che si amassero, e capiva forse più di tutti la paura che lui stesse provando.
Dopo aver scambiato un cenno agli altri parenti di lei, decise di avvisare la sua di famiglia, lasciando un messaggio al padre.
'Oi pa Giulia ha avuto un brutto incidente, appena so vi dico' sperava che almeno suo padre si sarebbe svegliato presto per leggerlo e chiamarlo.
Si sedette sulla poltroncina della sala d'attesa e aspettò che qualcosa succedesse, sentiva perfettamente la sensazione del non poter fare nulla per cambiare le cose e questo lo infastidiva, al tempo stesso aveva una paura fottuta.
3 caffè e due orette dopo finalmente il medico che aveva seguito Giulia arrivò a dare notizie.
-L'operazione è andata bene, starà con il gesso per un mese e poi dovrà fare la riabilitazione, per le ferite e le abrasioni mi ha dato delle creme, ora non so Giovanni tu che farai in questo periodo, ma se hai tanti impegni lavorativi, Giulia magari può venire da noi- gli spiegò sua madre.
-Nono starò io con lei, lavorerò da casa fino a che sarà necessario- la assicurò lui, senza indugi.
-Grazie sei veramente d'oro a prenderti così cura di lei-
-È lei in primis che lo fa con me- sussurò lui a testa bassa, sentendosi in dovere di darle tutto il supporto che lei gli dava in tutto, anche nelle minime sciocchezze.
Entrarono i genitori, ma non rimasero molto.
-Vuole vedere te- le disse la madre con un sorrisino, più rilassata dopo aver visto sua figlia risvegliarsi.
Il riccio entrò e si bloccò sulla porta osservandola, era un po' gonfia per gli antidolorifici che le avevano somministrato, il corpo pieno di cerotti e garze, sentì un po' un tuffo al cuore.
-Ei sono così brutta che non mi riconosci?- sussurò flebilmente, con un leggero sorriso. 'La solita Giulia' pensò lui.
-No sei bella come al solito- si avvicinò lui con sguardo più dolce e meno spaventato.
Le prese la mano e se la portò sulla guancia, accarezzandosi, e lasciandoci un bacio sopra, sotto l'occhio apprensivo di lei, che nonostante la battuta aveva visto le brutte occhiaie del ragazzo ed era preoccupata.
-Come stai?- gli chiese.
-Ahah dovrei chiederlo io a te-
-Beh per me c'è un intera cartella clinica che può dirtelo, per te no-
Lui sorrise, adorava il carattere di Giulia, non si stava buttando giù come in molti avrebbero fatto, e poi pensava a quanto lo amasse a essere più interessata a come stesse lui che altro.
-Ora va un po' meglio-
-Che scontato che sei-
-Scema mi sono preoccupato a morte-
-E non hai dormito nemmeno un po' vero?-
-No per niente-
-Allora lo scemo sei tu-
-Ti ci voglio vedere a te nella mia situazione-
-Beh avrei fatto sogni tranquilli dato che tu sei fortississimissimo e tutto sarebbe filato liscio-
-Giulia-
-Dimmi-
-Io ti amo proprio tanto-
-Anche io-
Si sorrisero dolcemente.
-Ti avrei dovuto comprare dei fiori- sbuffò lui vedendo i vari mazzi posati sul comodino.
-Ahaha ma no, già è tanto che ci sei-
-Sono corso da Milano appena ho potuto davvero-
-Non c'era bisogno-
-Smettila di fare così Giu, non dovrei essere da nessuna altra parte se non qui vicino a te-
-Dai poggia la testa, ti faccio riposare un po'- gli propose allora lei, indicandogli le sue gambe. Lui eseguì il comando un po' sentendosi egoista, ma aveva bisogno di sentire che ci fosse.
Giulia passò le sue mani fra i suoi ricci, con movimenti lenti, il massimo che riusciva a fare, ma a lui andava benissimo così. Si addormentò sulle sue gambe, e Giulia accolse tutti i parenti così, impegnata a prendersi cura di lui, si sentiva un po' imbarazzata a farlo, ma non lo avrebbe mai mandato via.
Sembrava aver reagito bene all'accaduto, ma in realtà c'era una questione nella testa che stava cercando di zittire in tutti i modi.
La sua carriera quando sarebbe ripresa? Quanto ci avrebbe messo a poter tornare in sala? Sarebbe potuta tornare ai livelli quali era arrivata? Non si era mai fatta così male, non sapeva se ce l'avrebbe fatta.
-Ei Gio- gli sussurò a bassa voce quando le dissero che l'orario visite era terminato.
Lui mugugnò ancora su di lei.
-Gio alzati dai, devi andare via-
-Bugia-
-Gioo sono seria dai, vai a dormire a casa, così ti farà anche male la schiena-
-Ma tu a casa non ci sei-
-Eh e poi torno-
Lui la strinse ancora di più.
-Gioooo ahahaha-
-Lasciami in pace cattiva-
-Ti porteranno via se non te ne vai tu-
-Mhhh e va bene- si alzò da lei ancora mezzo addormentato.
-Dai vai ci vediamo domani- lo rassicurò con un sorriso.
-Sei sicura di stare bene? Hai sempre avuto un incidente eh, se vuoi sfogarti sai che ci sono- rispose lui, mentre si infilava la giacca e la squadrava.
-Sto bene tranquillo-
-Mh-
-Dico davvero-
-Okkkkk, bene allora io vado, ti scrivo appena arrivo a casa d'accordo? Per qualsiasi cosa a qualsiasi orario chiamami-
-Si-
Le diede un bacio sulle labbra e uscì dalla porta.
Giulia si doveva togliere il dubbio, si fece chiamare il medico e gli chiese della danza.
-Lei è giovane e determinata, non so se riuscirà a tornare come prima, ma sono sicuro che piano piano potrà sicuramente riballare-
Quel non sono sicuro un po' la mise in crisi, ma cercò come al solito di estrapolare le cose migliori di quella risposta.
Ci avrebbe sicuramente potuto riprovare e questo era tanto.
14 giorni dopo era a casa sua, stesa sul letto con la gamba ingessata ancora.
Gli scocciava da morire passare tutte le sue giornate così, le scocciava da morire chiedere una mano per tutto e le scocciava da morire vedere lui che declinava gli inviti per andare a lavorare su a Milano perché non si voleva allontanare da lei. Per questo si sentiva tremendamente in colpa, non solo la sua carriera si era bloccata, ma anche la sua.
Una mattina si svegliò, voleva prendersi un bicchiere d'acqua, ma Sangio ancora dormiva di fianco a lei.
Si alzò lentamente usando le stampelle e si avviò verso la cucina, per prendere il bicchiere nello scaffale in alto però dovete sporgersi con un braccio, e sbilanciandosi cadde, portando anche il bicchiere a frantumarsi in terra. Sembrava una sciocchezza, ma per lei quella situazione stava diventando insostenibile.
A rincarare la dose e far scoppiare la bolla fu proprio il suo ragazzo che si precipitò in cucina dopo aver sentito il tonfo.
-Giulia ma che hai fatto? Certo che sei proprio testarda, ti ho detto che devi chiamarmi quando devi prendere le cose- si innervosi lui, non tanto per il bicchiere rotto, ma perché si preoccupava seriamente per lei, avrebbe potuto sbattere la testa se si fosse sbilanciata.
-Stavi dormendo- sussurrò.
-E quindi mi chiami cazzo. Dai vieni ti alzo io- disse mettendosi davanti a lei.
-Faccio da sola-
-Giulia non fare la bambina-
-Vai via- urlò lei più del consueto. Lui la squadrò, ma che aveva?
-Voglio solo aiutarti, dato che da sola non puoi farcela-
-Si che posso- e con questo piano e faticosamente si alzò.
-Lo vedi che ti affatichi, il medico ti ha detto di riposare-
-Mi sono solo alzata in piedi, non ho scalato il monte Everest-
-La smetti di fare così, devi prenderti cura di te-
-È quello che sto provando a fare, devo impararmi a fare tutto da sola, dato che da domani torni a Milano-
-Eh?-
-Si non ti voglio qui-
-Ma la smetti di dire stronzate, che cazzo hai?-
-Ho che non ho intenzione di rovinarti la vita-
-Rovinarmi la vita, ma di che parli?-
-Stai perdendo tempo prezioso qui con me, già io non potrò mai ballare come prima, non ho intenzione di farti buttare all'aria tutto per me-
-Giulia calmati, non stai rovinando proprio niente-
-Non è vero ho rovinato tutto, quel coglione ubriaco ha rovinato tutto- stava piangendo e gesticolando, era arrabbiata e non sapeva gestire quel rancore, un sentimento a lei così poco conosciuto.
Sangio si fermò, prese un bel respiro e capì cosa le stesse succedendo, anzi ne fu quasi sollevato gli sembrava strana quella reazione fin troppo calma e ottimista della sua ragazza, che si era allontanata dalla sua più grande passione.
-Amore- si avvicinò a lei, asciugandole le lacrime -So che non ci credi tanto ma ti assicuro che tornerai ai livelli di prima, sei un cazzo di mostro ok? Sei fortissima, e anzi lo dimostrerai ancora di più dopo questo. Ma anche se fosse, anche se io non avessi ragione, cosa di cui dubito, andrà comunque benissimo così, arriverai comunque a essere bellissima da guardare in ogni movimento, anche se non li potrai rifare tutti-
-Mi scoccia da morire però, anni di sacrifici buttati per quel deficiente- confessò lei timidamente.
-Lo so e hai ragione, ma se prendi tutta questa rabbia e la incanali in determinazione, in voglia di farcela, vedrai che ti sarà solo più utile-
-E come si fa a trasformarla?-
-Devi avere un obbiettivo e fare tutto pur di raggiungerlo-
-Mh, ma se non ci credo nemmeno io come si fa?-
-Ci credo io in te quando tu non lo fai, che ti sei scordata?-
Le venne spontaneo sorridere.
-E non ti scoccia rimanere a Roma?- abbassò la testa.
-Giu,poter avere la giustifica di starmene a casa per lavorare dopo mesi di avanti e indietro, è una delle cose più belle che ci siano- risero di gusto.
-Davvero però, io sono felice di starti accanto, e se mi arrabbio ogni tanto è solo perché voglio che tu stia bene e che ti riprenda nel migliore dei modi, anche psicologicamente parlando stupidina- le disse più serio, scompigliandole i capelli per rimproverarla.
-Mh, grazie- e lo abbracciò con un sorrisone.
-Io ti amo, non mi devi ringraziare-
-Mhhhh smettila mi fai arrossire così- ridacchiò lei.
-Ti pare che ancora arrossisci se ti dico ti amo-
-Mhhh beh che vuoi, è una cosa bella, vuol dire che mi emozioni ancora, mica come te apatico che non sei altro- rise lei sul suo collo.
-Sta mattina sei proprio una sbruffona, adesso me ne vado per davvero a Milano-
-Non ti muovere da qui- lo strinse ancora di più lei.
-Ah no? Ora non vuoi più?-
-Ero nervosa prima scusa. E comunque no, voglio che stai con me appiccicato ogni centisecondo, prima che tornerò a chiudermi in sala-
-Mhh beh a me l'idea non dispiace. Iniziamo da ora che dici?- e la prese in braccio mentre ridevano.
La poggiò sul letto, per poi sdraiarsi sopra di lei, iniziando una lunga serie di baci, casti e non.
-Hai ragione comunque, è bello- disse lui sorridendo in una pausa tra un bacio e l'altro.
-Cosa?- rispose lei.
-Che ancora ci emozioniamo-

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