Avete mai provato a ballare? A muovere il corpo a tempo di una musica? Lasciar andare i propri arti come meglio credete in uno spazio grande pronto ad accogliervi? È una sensazione bella e particolare, vi riscoprireste più intensi, capaci di seguire un filo che esiste solo nella vostra mente, non potete avere il controllo pieno di voi stessi, perché siete veloci e non c'è tempo per pensare. È un privilegio poterlo fare, provarla come esperienza, vivere il proprio corpo, è come fare l'amore, finisci che sei sudato, ma appagato.
Io sono Giulia e amo ballare, con tutta me stessa e mi sono innamorata della danza fin da quando ero piccola e ho dato tutta me stessa per arrivare ad essere dove sono.
La danza è arte, ma quando la pratichi di mestiere non ci sei più solo tu, sei accerchiata da specchi, inizi a percepirti come un corpo a 360 gradi molto presto, conosci ogni lato di te, ma non ci sono più solo i tuoi occhi, ci sono anche gli altri, le compagne, i compagni e gli insegnanti.
Forse è per questo che alcuni si limitano a ballare occasionalmente in discoteca, devi amare la danza profondamente per superare i loro occhi e il tuo riflesso e non è detto che succeda senza ferite.
Io sono determinata, ma molte delle mie ex compagne hanno smesso negli anni, della mia prima scuola ormai ballo solo io.
Sono stata per anni in un'Accademia a Roma, poi studiavo a Barcellona d'estate, terra natia di mia mamma, da un anno a questa parte sono riuscita a entrare in questo centro sperimentale a Milano, è una delle scuole più prestigiose d'Italia, è rinomata a livello internazionale, qui ho cominciato a fare oltre la danza classica, la mia disciplina primaria, la danza moderna, contemporanea, hip hop, heels, musical, insomma di tutto, ma non ci si ferma solo a questo ogni anno abbiamo in numero minore degli esami teorici, si può studiare cinema, canto, sceneggiatura, luci, ingegneria del suono, storia della danza, del teatro e chi più ne ha più ne metta, un paradiso per gli amanti dell'arte.
Vengo da una famiglia povera e ho dovuto mettercela tutta per vincere una borsa di studio che mi riduce la tassa annuale a metà, vivo nel campus che ci dà la possibilità di affittare una stanza, i pasti non sono un gran problema, soffro di disturbi alimentari da quando ho sviluppato, alle ballerine classiche è richiesta un certo tipo di alimentazione e sono poche quelle che riescono a farcela senza cadere in questi disturbi, io poi ho proprio un fisico che non mi aiuta, ormai ho 20 anni sono determinata a volerne uscire, ma fin quando non terminerò lo studio del classico mi è praticamente impossibile, gli insegnanti negli anni mi hanno traumatizzata e sono sicura che qui mi boccerebbero e non ho l'intenzione di perdere la borsa di studio. Nonostante tutto mi sono dovuta trovare un lavoro, non voglio più pesare sui miei genitori, mi pagano solo la stanza, la retta tocca a me e purtroppo o per fortuna sono incappata in questo locale. All'inizio ho fatto la cameriera ma era davvero sfiancante, una sera sono addirittura svenuta per il caldo. Al locale, l'Heco, sono arrivata perché una mia compagna più grande di heels aveva bisogno di una ragazza che la sostituisse, mi ha detto che mi avrebbero dato 400 euro puliti, e non ho potuto che accettare, è stato strano ballare così spoglia, osservata da tutti quegli occhi adoranti, quasi disturbanti, mentre mi muovevo su quel mini palco accanto a quel palo. Il pubblico è impazzito, mi sono arrivati 200 euro di mance e anche al proprietario sono piaciuta, mi ha spiegato passo passo il contratto che mi avrebbe fatto firmare se avessi accettato, mi ha spiegato del prive e vedendomi titubante mi ha detto di passare la sera dopo, il sabato, per provare. Ero spaventata del prive, avevo paura di essere molestata o peggio, invece c'è un buon servizio di sicurezza, alla fine ho scoperto che questi uomini viscidi avevano più bisogno di una psicologa che li ascolti più del resto.
Mi sono ritrovata a scegliere tra un lavoro in nero di 5 giorni lavorativi a 8 euro l'ora, e un contratto vero per il weekend arrivando a 2000 euro al mese. Non ci ho pensato più di tanto e ho accettato, così ora nei weekend lavoro qui.
Sono fiera di me e di quello che sto facendo, ma nessuno dei miei cari lo sa, capisco possa essere una scelta controversa, forse anche io mi sarei giudicata, ma non tornerei mai indietro.-Per la signorina Stabile?- dico davanti alla ragazza che mi sono trovato davanti, offrendole l'insalata che aveva ordinato. La ragazza si scioglie in un sorriso di cortesia.
-Si sono io, aspetta prendo i soldi- dice girandosi e andando verso la borsa che tiene sull'attaccapanni accanto all'ingresso, la sua mise in calzamaglia body e culotte mi stupirebbe se non fosse che so bene in che luogo mi trovo, i miei coinquilini frequentano questo centro e mi rompono dalla mattina alla sera da quasi un mese per venire a prendere lezioni di canto qui, ma io ancora non posso permettermele, così ho cominciato a racimolare soldi consegnando pizze per provarci forse, la mia indecisione è forte soprattutto perché teoricamente io il mio destino già lo ho deciso, sono entrato al primo anno di medicina subito dopo il liceo, ho la strada segnata, se non fosse per Francesca che ha mandato un mio pezzo a a un suo produttore e mi ha dato la minima speranza di poter vivere di musica.
Mi ridesto dai miei pensieri quando la bellissima ragazza mi porge i suoi soldi.
-Perfetto- le dico dandole l'insalata, contando i soldi, notando poi 5 euro in più.
-Emh mi hai dato 5 euro in più- le dico, sono un coglione, fosse stato un altro sarei stato zitto, ma con lei non so perché mi dispiacerebbe.
-Sono la mancia- mi dice cortese- mi sembra il minimo con questo tempaccio- dice indicando il tempo fuori. Ok probabilmente questa è ricca, ma anche molto gentile, il massimo che ho ottenuto è stato due euro.
-Grazie, spero riordinerai da noi allora- le dico azzardando una battuta e lei ridacchia.
-Buon lavoro-
-Grazie, buon pranzo-
Faccio per girarmi ed esco da quel campus. Continui a pensare a lei e al suo corpo magro, ma con dolci curve, mentre mi metto il casco pronto a tornare alla base, per una nuova consegna, mi metto in bici e parto. Sono preso a bene, succede raramente di incontrare belle persone educate e come per ironia della sorte una macchina mi prende ad un incrocio, dove era rosso per lui, salto giù dalla bici e sento di essermi rotto la gamba, il dolore è così forte che perdo i sensi.
Mi risveglio dopo qualche ora in ospedale, con Alessandro che mi aspetta.
-Cazzo amico ci hai fatto prendere uno spavento- Alessandro studia danza proprio al centro, è lui che ci ha indirizzati lì, mi correggo li ha indirizzati lì, a Tancre ed Enula la sua fidanzata, nonché miei ex compagni di scuola e attuali inquilini.
-Diciamo che non l'ho fatto apposta- rispondo dolorante guardando sconfitto la mia gamba avvolta nel gesso.
-Tieni ti passo il telefono, ho avvisato i tuoi, intanto vado a chiedere ai medici come sei messo-
-Grazie amico- accenno un sorriso e prendo il telefono facendo partire la chiamata con i miei.
-Ei mamma, ciao-
-Giovanni cavolo non sai quanta rabbia provo, che cos'è successo? Il tuo amico ci ha raccontato cosa gli hanno riferito i medici-
-Non so stavo attraversando e uno mi ha preso col rosso-
-E quanto dovrai stare ricoverato?-
-Non so penso un paio di giorni-
-E come farai con le lezioni? Mannaggia non ci voleva proprio-
-Potrei seguirle online- rispondo subito -magari chiedo se possono fare un'eccezione, anche perché credo il gesso durerà un mesetto-
-Oh si in effetti, ma vuoi tornare a casa, magari ti veniamo a prendere-
-Oh ma no tranquilli non mi va di tornare già ora, sto facendo amicizie, magari qualcuno mi verrà a dare una mano qui-
-Sei sicuro Gio? Ti servirà una mano-
-Mah si tranquilli, poi se la vedo male non ci metto nulla a tornare no?-
-Certo tesoro-
-Ora devo andare c'è il medico che vuole parlarmi, vi aggiorno, ciao un bacio- chiudo la telefonata e ascolto quello che ha da dirmi.
STAI LEGGENDO
one shot sangiulia
Short StoryRaccolta di momenti di Sangiovanni e Giulia, nascono tutti dalla mia immaginazione