Tradita

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Giulia stava salendo le scale piano, rientrare in quel posto la stava mettendo a disagio, eppure fino a qualche giorno prima era stata casa sua, anzi casa loro. L'aveva tradita, erano uscite foto ovunque, lui era a Milano per fare le nuove produzioni dei pezzi e facendo serata qua e là, si era lasciato andare a forse troppi drink e anche a qualche tiro di canna. La ragazza interessata non si ricordava nemmeno chi fosse, ovviamente non lo aveva fatto perché non amasse più la sua ragazza, se ne era pentito amaramente il giorno successivo quando si rese conto di tutto quello che era accaduto. Non aveva idea di cosa fare, per la prima volta nella sua vita gli mancava una spiegazione logica di quella sua cazzata, gli mancavano le parole, l'idea di Giulia che lo venisse a sapere da instagram lo mandò ancora di più in crisi, ma tanto era già convinto che la ragazza avesse già visto tutto, quando si era svegliato nella camera d'albergo era già mezzo giorno e Giulia a differenza del solito non gli aveva mandato nemmeno un messaggio, aveva rovinato tutto per nulla.
Giulia quando vide quelle foto si sentì spezzare qualcosa dentro. Tutte quelle paranoie che per mesi si era sforzata a tenere a bada e a zittire, ricordandosi che lui l'amava, ora le si stavano rigettando nella testa e tutte insieme avevano formato un turbine enorme. Tutto a un tratto si sentì un'estranea in quelle quattro mura, con I vestiti di Sangio addosso, così presa dalla foga del momento si cambiò, si mise i suoi vestiti e se ne corse via in sala prove, a buttare tutte quelle strane emozioni in qualche passo di danza. Si chiuse in quella sala per ore, come era solito fare quando qualcosa non andava, il punto era che a un certo punto si fermava e sapeva che sarebbe potuta andarsi anche a rifugiare tra le sue di braccia, ma ora, ora il fattore scatenante di tutto quel dolore era lui. Si fece davvero tardi e Giulia decise di andare a casa dei suoi, almeno per qualche giorno. Mentre usciva da quella palestra vide le 34 chiamate perse da parte di Sangio, ma con soli due messaggi 'Ti amo' 'perdonami'. Non gli rispose, doveva metabolizzare ancora, probabilmente se avesse sentito la sua voce ammettere quello che era successo le sarebbe venuto un attacco di panico.
Così passarono dei giorni e Giulia si decise ad andare a prendere le sue cose a casa sua, era certa che non lo avrebbe trovato lì, glielo aveva detto un loro amico in comune che si era preoccupato per lei e le aveva scritto per sapere come stesse.
Era arrivata alla porta ed entrò, tutto era sommariamente uguale a come lo aveva lasciato, quindi sospirò più serena, si diresse in camera loro con l'intento di prendere le cose essenziali e poi in bagno, mentre riuniva i suoi trucchi nel beautycase però -Giulia- una voce roca, per lei indelebile pronunciò il suo nome con tono stupito. La ragazza si immobilizzò, non aveva il coraggio di guardarlo, né tanto meno di interagire con lui.
Sangio a rivederla aveva provato un tuffo al cuore, era bellissima come al solito, ma con due grosse occhiaie, tipiche dei periodi in cui dormiva appena per un qualche problema, e sapeva quella volta di essere lui stesso. Ora che doveva fare non lo sapeva, erano giorni che si stava immaginando quella chiacchierata, ma lì per lì gli morirono le parole in gola, si sarebbe giocato tutta la loro relazione, erano momenti fondamentali.
-Finisco di prendere le mie cose e me ne vado- disse lei continuando a non guardarlo in faccia, voleva piangere, ma anche essere dignitosa. Riprese a risistemare le cose.
-Non vuoi parlare?- disse lui con voce lieve.
La ragazza continuò con il suo silenzio.
-Cosi mi ammazzi lo sai. Ti prego- sussurò lui.
-Cosa vuoi che ti dica?- le sue parole uscirono fredde, si era messa una maschera.
-Quello che senti- ed era sincero, aveva bisogno di sapere cosa ne pensasse.
-Puoi immaginarlo da solo quello che sento. Sono triste e arrabbiata, ma non per il fatto in se per se, qualcosa nella mia testa mi ha sempre suggerito questo tipo di rischi per il tipo di vita che fai. Il punto sai qual è? È che mi sento un accessorio, un accessorio carino della tua super vita da artista, ma in fondo anche questo lo sapevo, tu sei diverso e vuoi una vita diversa, e allora io mi chiedo che ruolo ho in tutto questo? Perché la relazione e il tenermi a casa tua, se eri stanco di me avresti dovuto parlarmene, se ero iniziata a essere un ostacolo alla tua frenesia me lo dovevi dire, e se non lo hai fatto non è per codardia, perché tu non sei un codardo io lo so, tu non lo hai fatto perché non ci hai proprio pensato a me e questa è la cosa più brutta da realizzare. Tu li in quella discoteca o che cavolo di posto era non pensavi a me, non ci pensi mai. Io ti sostengo sempre in tutto, ma ero realmente convinta di essere diventata qualcosa di più nella tua vita- Giulia si era scoperta, tutto quello che pensava glielo aveva detto, perché è così che si comportano i grandi, si continuava a ripetere nella testa, per darsi la forza di parlare.
Sangio aveva percepito quelle parole come piccole schegge di vetro, una dopo l'altra, mettendolo in una condizione davvero di crollo. Nemmeno lo aveva guardato un secondo.
La botta di consapevolezza dietro quella verità gli si stava rivelando in testa, l'aveva trascurata, quello era l'errore per cui lei nemmeno aveva voluto rispondere a una sola sua chiamata.
-Giu io- fece dei passi in avanti per raggiungerla, ma la ragazza sempre guardando verso il basso, gli bloccò il petto con con le mani, spingendolo indietro e chiudendo la porta del bagno a chiave, sarebbe rimasta chiusa lì finché lui non se ne fosse andato.
Sangio rimase imbambolato davanti alla porta, colpito da quel gesto inatteso, ma decise comunque di parlare.
-Giulia io ti amo, lo sai, lo so che lo sai. Ero davvero ubriaco marcio, è stata quella ragazza a lanciarsi verso di me, io manco me lo ricordo e-
-Giovanni penso che prima di darmi una risposta dovresti riflettere su quello che ti ho detto, queste sono giustificazioni alla cosa più stupida, ma sai che ho ragione, sai che se è successo, qualcosa che non funziona bene tra noi due c'è, quindi non affrettarti con queste parole ora, devi pensarci su.- Giulia si stava dando tutta la forza del mondo a dire quelle parole, che le erano uscite male per colpa della voce strozzata ogni tre per due.
Sangio ascoltò comunque bene, e si ammutolì, aveva ragione lei, era impressionato dalla maturità che stava tirando fuori. Rimasero così uno di fronte all'altro con la porta che li divideva.
-Se vuoi io vado in cucina ora- affermò lui dopo un quarto d'ora, aveva capito che la ragazza non sarebbe uscita se lui fosse stato fuori ad attenderla. Uscì dalla camera e sentì dopo un po' la chiave della porta girare, fece uno sforzo immenso per non girarsi, ma non doveva rovinare tutto.
Giulia uscì dalla loro camera e si diresse verso la porta d'ingresso, ma si girò a guardarlo un attimo, aveva ceduto, lo vedeva di profilo, ma riusciva a vedere le sue occhiaie e gli occhi rossi, i tic alle mani che lo stavano massacrando, solitamente sarebbe andata lì ad abbracciarlo e a tenergli le mani ferme, ma in quel caso non sarebbe potuta essere lei il suo rimedio. Per un millisecondo si girò anche lui,i loro occhi si incrociarono tristi e spenti, si erano fatti male entrambi e ora per trovare il modo di risollevarsi ci dovevano mettere tanta forza. Giulia uscì e corse via da quel posto, a vederlo così male si era sentita ancora peggio, le mancava l'aria.
Sangio dal canto suo ruppe il bicchiere da cui aveva bevuto l'acqua, lo gettò a terra e nel farlo si ferì anche la mano. Doveva trovare una risposta alle mille domande nella sua testa.
I giorni passarono e come ormai era ovvio, Giulia se la cavò meglio di lui, nonostante soffrisse moltissimo, ogni giorno andava a danza e per quello si doveva alzare, vestire e truccare, lui invece non uscì di casa nemmeno per andare a fare la spesa, stava tutto il giorno a letto, a provare a scrivere qualcosa, ma si sentiva bloccato. Rifletteva incessantemente sulle parole di Giulia, perché si era comportato così? Cosa era cambiato? Non si era stancato di lei, eppure l'aveva obbiettivamente trascurata, non ci aveva pensato, ma lei pensava che lui si fosse comportato così perché non la voleva più, non era così, non era una non accettazione della situazione, ma pura verità e forse in questa verità lui riconobbe il punto della questione dentro di lui. Sangio per lei aveva sempre provato una forma di emozioni varie e fortissime, c'erano state delle volte che si sarebbe volentieri chiuso in casa con lei senza fare nulla, c'erano state delle volte che la voglia e il desiderio di averla lo avevano portato a scappare dai posti in cui si trovava e correre da lei; c'era qualcosa di fortemente impulsivo nel suo sentimento nei confronti della ballerina, e da sempre lui aveva soffocato quella forza, da quando erano nati i primi sentimenti nella scuola di Amici, era una cosa che lo terrorizzava, aveva sempre cercato di tenere a bada quella sua forma quasi di ossessione nei suoi confronti, il pensiero che lui potesse chiudersi in una bolla con lei lo aveva sempre un po' trattenuto, era per quello che tra i due era sempre stato il meno 'sottone', perché sapeva perfettamente che se si fosse lasciato andare lui sarebbe stato benissimo e si sarebbe isolato dal resto del mondo. Il punto era che ora quella paura folle lo aveva portato a ridursi in quel modo, in quella discoteca, per evitare di pensare sempre a lei, la realtà delle cose era che lui quella sera sarebbe restato in albergo, sarebbe anche tornato a Roma, pur di pensare o stare con lei, quella cosa lo infastidiva e tutte le volte che partiva faceva di tutto pur di liberarsi di quella sensazione di dipendenza, come ci era arrivato a quello stato? Stava rovinando tutto con le sue stesse mani, inconsciamente l'aveva allontanata, la stava perdendo, anzi poteva già essere successo. Perché doveva essere così, perché doveva sempre fregarsi da solo, forse non se la meritava, forse avrebbe dovuto lasciarla andare, ma come poteva farlo, sapeva bene che a stare tanto lontani lui soffriva moltissimo, l'idea di lasciar perdere girovagava nella sua testa, ma era quasi inconcepibile. Non voleva e non poteva lasciarla, doveva confessare le sue paure, doveva trovare un modo sano per sfogare quei suoi sentimenti.
Era notte fonda e nessuno dei due stava dormendo, Giulia stava aspettando che prima o poi lui si facesse sentire per darle delle risposte concrete a tutto ciò che era accaduto, e lui stava cercando di formulare un discorso logico per spiegarle cosa sentiva.
Il mattino dopo Sangio si alzò si vestì e si diresse dritto alla scuola di danza di Giulia, l'avrebbe aspettata anche tutto il giorno fuori da quella sala, lei quindi una volta uscita per le 3 del pomeriggio, trovò Sangio appoggiato alla sua macchina che guardava fisso a terra. Era arrivato il momento.
-Ei- disse lei verso di lui, tenendosi a debita distanza. Sangio alzò gli occhi e lei lo vide ancora con le occhiaie e gli occhi rossi, aveva uno sguardo davvero sconsolato.
-Ei- rispose lui, con la voce più roca del solito, non aveva parlato molto quei giorni.
-Ti devo delle risposte- continuò lui.
Giulia fece un passo avanti, cercando di fargli capire che era disponibile ad ascoltarlo.
-Io da quando ti conosco ho una cosa dentro di me che mi fa paura. Quando non ti ho accanto non sto bene, ma non è nostalgia, è proprio un buco viscerale che sento dentro lo stomaco e tu sei l'unica che allieva questa cosa. Il punto è che so che è sbagliato e tutte le volte che ci allontaniamo io provo a reprimere questa cosa, perché non è sana, non è giusta. Tutte le volte che ti ho fermato per rimproverarti il tuo starmi troppo vicina, in realtà era un monito a me stesso. Ho sempre provato a bloccare questa cosa e questo mi corrode ancora di più, pensavo che con l'andare a vivere insieme sarebbe migliorato, ed è stato così, ma mentre sono su a Milano, ti giuro Giu, io impazzisco è una cosa che mi fa male, veramente ho il cervello fottuto, ed è un continuo sforzo per fare in modo che non sia così, per questo mi sono ubriacato e ho fatto quella cazzata. Tu non sei un accessorio della mia vita, io provo a fare in modo che tu lo sia, ma non è per niente così, sei una sottospecie di ossessione che ho e che provo in tutti i modi a combattere. Solo che credo di star sbagliando metodo, anzi ho sempre sbagliato, io non so come fare, ti giuro che non avrei mai voluto farti del male, mi sento un pazzo, davvero, so che non è normale e ora hai tutto il diritto di scappare, ma devi credermi tu hai un ruolo nella mia vita che è così ingombrante che quasi ti odio per quanto ti amo- le ultime frasi le aveva pronunciate sempre con un tono più disperato, si mi mise le mani sul viso per coprire le lacrime e cercare di tranquillizzarsi. Era esploso e non sapeva come Giulia potesse reagire.
La ragazza vide la ferita sulla mano di Sangio, quella del bicchiere, lo osservava mentre si passava freneticamente le mani sul viso, come se si volesse cancellare il volto. Non l'aveva mai visto così vulnerabile, c'erano delle persone che stavano uscendo dalla palestra, così gli prese le mani, lo fece fermare, prese le chiavi della sua macchina dalla tasca dei suoi pantaloni, aprì gli sportelli e lo fece sedere, seguendolo, sui sedili posteriori, voleva proteggerlo da occhi indiscreti.
Sangio era come in trans da quando gli aveva preso le mani e guardato negli occhi, si era lasciato condurre all'interno della macchina come un bambino, il suo tocco l'aveva rasserenato, nonostante il discorso disperato appena fatto.
-Cosa ti sei fatto alla mano?- chiese la ragazza, intimorita da tutto il male che percepiva dentro di lui.
-Nulla, ho fatto cadere un bicchiere dopo che te ne sei andata- rispose lui, senza toglierle gli occhi di dosso.
Giulia non sapeva bene cosa dire, sapeva che era la verità, ma non sapeva dargli una soluzione.
-Io ti credo- ammise innanzitutto, alla fine quella storia non riguardava realmente il tradimento in sé per sé, riguardava una questione più profonda del loro rapporto, che non avevano mai realmente affrontato, per quale motivo lui sembrava sempre sull'orlo di cedere e rompere, per quale motivo aveva avuto così riserva nel comportarsi da coppia normale, certo le cose erano migliorate nel tempo, ma il problema di fondo era rimasto.
-E mi sono sempre chiesta perché tu fossi così diverso da me nell'esprimere i nostri sentimenti. Non ho mai creduto che potesse essere per questi motivi, ho sempre pensato che da parte tua ci fosse di meno,non di più- continuò esponendo anche lei le sue paure.
-Te l'ho detto è tutto il contrario- ripetè lui.
-Si ma come hai detto tu dimostravi tutto il contrario, per questo questa storia è stata un po' la goccia che ha fatto traboccare il vaso, per questo non ho voluto ascoltarti all'inizio, sai che ti sostengo sempre in tutto quello che fai, ma delle volte delle tue azioni mi hanno ferita, e non te ne ho mai parlato perché ho sempre pensato che per te fossero delle stronzate-
-Non è che le considero stronzate, è che mi fanno andare ancora più in crisi, però hai ragione non te lo ho mai detto, quindi capisco le tue ragioni- Sangio era totalmente confuso, non sapeva quella conversazione cosa avrebbe portato.
-E io ora capisco le tue- affermò lei. -Ma degli errori sono stati fatti e sinceramente non so come possiamo ricucirli-
No,no,no,no,no Sangio stava sprofondando, le parole di Giulia stavano per determinare la cosa che lui più non voleva. Si ricoprì il viso con le mani scuotendo la testa.
-Gio vederti così mi fa malissimo, ma come faccio a sentirmi meglio, sapendo che se dovessimo ricominciare, non potrei comunque dirti quando mi ferisci, sapendo che già stai male poi- continuò lei, per la prima volta nella loro relazione, stava seriamente lasciando la presa.
-Lo so che è sbagliato il modo in cui affronto questa cosa, ma non voglio che finisca e so che non lo vuoi nemmeno tu dentro di te- iniziò a incalzare lui, non avrebbe mollato nulla. -Ho pensato a una cosa per viverla meglio. Potrei provare ad andare in terapia e magari ogni tanto potresti venire con me-
La terapia era una cosa che lei gli aveva proposto solo una volta, per il problema della rabbia, ma lui ai tempi non la prese molto bene, sentirgli dire quelle parole le fece quindi accendere un piccolo barlume di prospettiva per il loro futuro. Si voltò finalmente a guardarlo.
-Davvero?- gli chiese.
Lui annuì, accennando a un lievissimo sorriso nel vedere quella piccola esclamazione da bimba. Anche lei allora sorrise un secondo.
-Che ne pensi?- le chiese.
-Beh sai che secondo me per te sarebbe potuta essere una cosa positiva- rispose.
-E di noi due?-
-Io non lo so, potremmo provare ad aspettare e vedere come va la terapia prima di prendere delle decisioni-
Sangio sospirò, non gli aveva detto di sì, ma gli aveva detto che avrebbero aspettato la terapia, quindi non sarebbe sparita. Decise di non chiedere di più e di accettare intanto la cosa.
-Bene allora, ci sentiamo- Giulia accennò un sorriso, poggiando lentamente la mano sulla portiera. Le prese il braccio fermandola, lei si girò di scatto.
Si guardarono negli occhi, ma non fecero altro, lei non si sentiva pronta e lui non voleva forzarla. -Ci sentiamo- disse lui e lei uscì finalmente dalla macchina.
Passò qualche giorno e Sangio si fece sentire, le scriveva ogni mattina e ogni sera, le chiedeva come stava e cosa avesse fatto. Giulia il primo giorno rispose ancora molto titubante, ma dopo un po' si sciolse, riconobbe in Sangio un po' di normalità. I giorni si trasformarono in settimane e i messaggi in uscite, lui l'andava a prendere a danza e la portava dovunque Giulia chiedesse, Sangio mise tutte le sue energie per riprendersela, le parlava delle sue sedute dalla psicologa, di come questa le avesse spiegato come superare quella forte paura, che derivava dal fatto che quando lui era stato se stesso tutti lo avevano trattato male, tanto che si era colpevolizzato, si era inconsciamente convinto che il vero lui facesse paura e a lei non voleva farlo vedere, se fosse riuscito a riaccettarsi per quello che era sarebbe riuscito a superarlo. Andarono anche insieme una volta e fu molto bello, si dissero cose che non avevano mai avuto il coraggio di dirsi, Giulia parlò delle volte in cui si era sentita trattata male da lui, ma anche di quanto fosse fiera della sua musica e di lui come persona, Sangio a sua volta rivelò i grandi momenti di ansia che lei gli aveva provocato quando erano lontani o quando erano troppo vicini, dalle mille paranoie che si era fatto sulle scelte che prendeva riguardo la sua carriera e la loro relazione, disse di quanto la stimasse per tutto quello che riusciva a fare, del modo giusto in cui riusciva a fare tutto senza scoraggiarsi mai.
Usciti da lì, pieni di imbarazzo, ma anche di verità conquistate. Decisero di andarsi mangiare una cosa e per la prima volta in quel periodo,quella sera entrambi si lasciarono andare, scherzarono come non mai, prendevano in giro tutti e loro stessi a vicenda. Erano felici per la prima volta in settimane. Una volta usciti dal posto, mentre camminavano fianco a fianco, Sangio per evitare che Giulia andasse a sbattere contro un signore, la prese per la mano e l'avvicinò dalla sua parte, il fatto era che poi le loro mani erano rimaste unite. Si era fatto tardi ed erano davvero vicini a casa di Sangio, se avesse voluto lui non avrebbe nemmeno dovuto andare a riprendere la macchina, ma doveva riaccompagnarla.
-Giu si è fatto tardi mi sa è meglio che andiamo alla macchina- le disse, un po' triste di dover concludere quella serata.
-Ma casa tua è dietro l'angolo- rispose lei guardandolo un po'emozionata, sperando che lui capisse.
-Si ma la tua no- rispose lui, nemmeno si azzardava a pensare che lei volesse andare da lui. Lei lo guardò, senza rispondere. Lui la fissò e capì le sue intenzioni solo 5 minuti dopo.
-Cioè si nel senso se vuoi casa è di là- non disse sua, per lui non era casa sua, ma casa loro. Lei annuì tranquilla.
Una volta entrati dentro l'appartamento Giulia notò l'insolito casino che c'era.
-Si emh, scusa per il disordine, non immaginavo che, cioè ne sono felicissimo, ma non me l'aspettavo- farfugliò il riccio, impacciato. Lei rise, era così tenero quando era in difficoltà.
-Vuoi qualcosa non lo so, acqua? Ti offrirei da mangiare ma non ho fatto molta spesa in questi giorni- disse Sangio dirigendosi in cucina. Era strano fare le cerimonie di casa, quando poco tempo fa in quella casa viveva anche Giulia. Lei lo seguì, bevve il bicchiere d'acqua dato da lui, rimanendo in silenzio, si stava divertendo a vederlo così in difficoltà, di bicchieri lui ne aveva bevuti tipo 4. Una volta posti nel lavandino Sangio dovette finalmente girarsi verso di lei, non capiva cosa stava per succedere, non voleva sbagliarsi. Non sapeva più che inventarsi così rimase in silenzio a guardarla.
-Quindi hai intenzione di baciarmi o no?- chiese lei, sorridendo.
Sangio al baciarmi aveva già fatto passi avanti verso di lei, fiondandosi sulle sue labbra, quei baci gli erano mancati come l'aria, sembrava che fosse tornato a respirare solo quando percepì quel contatto, sentì finalmente il suo corpo rilassarsi. Le continuava a tenere le mani sul viso, con le sue dita che si erano intrecciate con i suoi capelli. Si staccarono dopo lunghi minuti, lui sembrava totalmente perso per lei.
-Ti amo Giulia, ti amo, ti amo, ti amo- ripetè lui con il fiato corto, riprese a baciarla, era stanco di tutto quel controllo tra loro, aveva bisogno di lei, del suo corpo vicino al suo. Mentre si baciavano Giulia lo condusse in camera sua, o meglio loro, e si concesse a lui. Fecero l'amore con una forza e bisogno l'uno dell'altro davvero forti. Una volta finito, lui si accasciò su di lei e le baciò il viso, ripetendo un 'scusami' in continuazione, sembrava quasi impazzito, Giulia dopo un po' lo fermò, gli prese il viso con le mani -Ei tranquillo è passato- gli sussurò, lo aveva perdonato totalmente, avevano superato anche quella.
Lui l'abbracciò forte -Non te ne andare mai più- le disse. -No amore tranquillo-

one shot sangiulia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora