Capitolo 14-Jess

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"Vi siete baciati?! Dici sul serio?". Mia inizia a saltellare, "Non posso crederci! Jess Cooper ha baciato quel gran figo di Christopher Lewis! Complimenti! Tu si che ogni tanto mi ascolti!". Si gira a guardare Emma che la fissa scuotendo la testa.
"Potresti evitare di dirlo così ad alta voce?". Mi guardo attorno, ho paura che Chris torni da un momento all'altro. È andato con Eric e Ben a prendere del sushi qui fuori dal parco. Per quanto buoni, non avremmo retto altri hamburger stasera.
"Qual è il prossimo passo?".
"Di che parli?", rido è inevitabile.
"Mia non credi di esagerare adesso?".
"Perché Em? Jess è solo una pazza se pensa di lasciarsi scappare uno del genere!".
"Non devi essere tu a fare di tutto per tenerti strette le persone Mia, devono essere gli altri ad impegnarsi a non allontanarsi da te".
"Ed ecco che ricomincia con le solite frasi fatte da perfetta psicologa... A che capitolo siamo?".
"È inutile parlare con te. Ad ogni modo... Possiamo cambiare argomento?".
"Jess...". Emma mi guarda con aria preoccupata. Conosco quella faccia, la fa sempre quando sta per dire qualcosa che risulterà scomodo. "Non pensi di correre un po'?".
"Correre un po'? Per un bacio?".
"Non dico questo Mia ma... Ha appena rotto con Dan...".
"Ci risiamo... Okay, vado a prendere da bere". Mia si allontana andando verso le tende. Sono laggiù, proprio accanto al falò che hanno fatto i ragazzi, hanno fatto davvero un bel lavoro. Ho sempre amato i falò, mi danno l'impressione di qualcosa di intimo. Di magico.
"Dico solo... Lo conosci da tre giorni... Non sai niente di lui".
"Se è per questo conosco Dan da una vita, sono stata con lui per dieci anni e ancora posso dire di non conoscerlo affatto e comunque... Non ho appena rotto con lui, è da almeno due anni che ci provo".
"Solo... Sta attenta. L'ultima cosa che voglio è che tu soffra di nuovo".
Stavolta non voglio litigare con Emma, so che lo fa per me, perché si preoccupa. Non posso nemmeno dirle che ha torto, conosco Chris da solamente tre giorni anche se sembra che noi due ci conosciamo da anni. Ma è qualcosa di incomprensibile agli occhi degli altri, quasi impossibile. Non mi va nemmeno di provare a spiegarle che cosa sto provando in questo momento, forse perché non lo so bene nemmeno io.
Mia ci fa cenno mentre i ragazzi tornano con le buste in mano.
Emma si alza per andare ma la fermo abbracciandola. Sì, adesso ne ho proprio bisogno. "Non so se quello che sto facendo o che farò sia la cosa giusta o la peggiore della mia vita ma, per una volta, voglio vivere davvero. Ne ho bisogno Em, anche se forse sbaglierò tutto".
Emma mi stringe più forte, "Ed io sarò lì in ogni caso. Non dimenticarlo Jess".

L'area adibita al campeggio si è riempita quasi completamente nelle ultime ore. Sono per di più i ragazzi che hanno montato diverse tende qui intorno, alcuni di essi si sono armati di casse e bella musica per allegrare la serata. Molti di loro hanno realizzato dei falò, è meraviglioso il contrasto tra il buio della sera e la luce dei fuochi sparsi ovunque. È molto caratteristico, quasi pittoresco direi. Sarà l'inizio della primavera e delle belle giornate, i ragazzi qui fuori sembrano impazziti. Seguono il ritmo della musica, completamente trasportati da essa. Ci sono almeno quattro generi diversi, ognuna appartenente a gruppi diversi. Basta sposarsi facendo qualche passo e poterle ascoltare tutte, una ad una. Mi guardo attorno, c'è pace nonostante il rumore. C'è pace perché posso leggerla nei volti delle persone che mi stanno accanto, c'è pace perché c'è spensieratezza, perché c'è solo divertimento e nessuna preoccupazione. Nessun dolore. Ed è così bello poter, anche solo per un attimo, provare questo pizzico di libertà. Per la prima volta dopo così tanto tempo riesco a sentirla anche io, la libertà. E sì, è fantastico. Inizio a muovermi, voglio che la musica mi trasporti via, voglio solamente essere qui, da nessun'altra parte.
"Ti è finita la birra!", Mia mi passa accanto strappandomi via dalle mani la bottiglia di Heineken già vuota, "Te ne prendo un'altra!".
"No! Mia! Aspetta! Sono già alla seconda...". È troppo tardi, la vedo dirigersi verso le nostre tende dove ancora i ragazzi sono seduti attorno al falò a parlare.
Chiudo gli occhi, chi se ne importa, voglio ballare e non pensare a niente. Per una volta voglio vivere senza pensare a che cosa potrebbe accadere, semplicemente perché non mi importa. Uno dei gruppi qui attorno mette Girls like you dei Maroon 5. Mi perdo tra le note di quella canzone fantastica. Canto il ritornello tra me e me e sì, è la mia canzone preferita.
Una mano mi scivola dalle spalle alla schiena, lentamente. Poi, si ferma. Porto la mia testa all'indietro finendo per poggiarla su qualcuno. Continuo a muovermi a ritmo di musica, lui segue i miei movimenti spostando le mani sulla mia pancia fermandosi all'inguine. Dopo aver fatto un'altra pausa, riprende a toccarmi ancora, adesso con più forza, è diretto. Le porta dietro arrivando sulle mie natiche e inizia a stringerle, così forte fino a farmi male. Mi giro e resto lì impalata come un'idiota. Un tipo credo sui quarant'anni continua a fissarmi con quel sorriso da pervertito mentre prova ad avvicinarsi a me di nuovo. Gli do uno spintone ma quasi barcollo io.
"Ehi... Pensi di lasciarmi così?". Fa un cenno con la testa indicandomi il rigonfiamento nei suoi pantaloni.
Mi viene la nausea, provo ad andare verso la mia tenda. Intravedo Chris, lì in fondo che parla con Eric. La gente continua a passarmi davanti, non ci capisco più niente. In lontananza vedo Emma che mi fa segno con la mano ma la perdo subito.
Di colpo, qualcuno mi afferra per un braccio e mi riporta nello stesso punto di prima. È ancora quel tipo. Puzza di alcool, mi dà il voltastomaco.
"Sai... Credo proprio che tu debba farti perdonare. Adesso andiamo nella mia macchina e mi fai un bel lavoretto di bocca, sono sicuro che ti piacerà...". Ride, sempre più forte. Sento la sua voce nella mia testa. "Io e i miei amici laggiù abbiamo bisogno di divertirci. Hai qualche amica qui intorno o pensi tu a tutti noi?".
 Provo a urlare ma la musica batte alla grande la mia voce.
Non riesco più a vedere né Chris né i miei amici, dove sono finiti? Mi staranno cercando?
Quel tipo mi porta un po' più in disparte, dove c'è un altro falò e dei tipi sdraiati a terra con delle birre in mano. Quando ci vedono arrivare si alzano e iniziano a scrutarmi, come degli animali in calore. Resto al centro, accanto al fuoco, mentre tutti mi circondano come se fossi la loro preda appena catturata. Alcuni mi fischiano, altri mi dicono qualcosa ma faccio fatica a capire o forse non voglio. Non appena faccio qualche passo per andare via tutti si stringono per impedirmi di passare. Sono in trappola, non ho idea di cosa fare.
"Voglio che balli per noi", mi dice il tipo di prima dopo aver gettato ai miei piedi la sua birra appena finita.
"Vorrei tornare dai miei amici". Cerco di superarli ma ogni tentativo è vano, non mi permettono di muovermi.
"Muovi quel culo o ci penso io a farlo muovere", dice qualcuno tra loro.
Ci provo ancora, cerco di svincolarmi da questa massa di idioti ma lui mi afferra per la maglietta e mi riporta sempre sullo stesso punto. Questa volta perdo l'equilibrio e finisco per terra. Guardo il braccio, credo sia graffiato, ho un piccolo taglio vicino il gomito.
Una mano appare davanti la mia faccia, alzo il viso e vedo Chris. La afferro e mi tira su con un solo movimento. "Stai bene?".
"Sì, è solo un graffio, non è niente...".
Continua a guardarmi, come se volesse assicurarsi che io stia bene sul serio. Passa una mano sul mio viso, sposta i capelli, guarda dappertutto, mentre il tipo di prima continua ad imprecare verso di noi. Leggo la preoccupazione nei suoi occhi, sembra quasi sentirsi in colpa per quello che mi è appena successo.
"Chris, davvero, non è niente... Andiamo via...".
Non dice parola, mi prende per mano e mi porta verso gli altri. Quando arriviamo Mia, Emma e Ben corrono verso di ne ignari di tutto mentre Eric scambia qualche parola con lui guardando in direzione di quei tipi che credo stiano venendo verso di noi.
"Ma che ti è successo? Non ti ho più vista!". Mia sembra quasi che stia per piangere con ancora in mano la birra che era andata a prendere per me.
"Non lo so... È successo tutto in un attimo... Quel tipo...", ho ancora i brividi al pensiero che si sia strofinato su di me, "Dov'è Chris?".
Mi giro cercandolo ma impiego qualche secondo a trovarlo. Eccolo, lì in fondo.
Corro, sempre più forte. Sbatto contro qualcuno che impreca contro di me, ma me ne frego. Cerco di raggiungerlo ma vengo fermata da Eric.
"Che fai? Lasci che vada lì? Quei tipi sono pericolosi...".
"Jess, torna da Mia ed Emma, ci penso io qui".
"Eric! Fa qualcosa!".
Vedo Chris tirare un pugno al tipo che mi si è strusciato addosso. Tutti i tizi di prima scompaiono abbandonandolo lì per terra, da solo.
Corriamo verso di lui e non appena arriviamo resto immobile. Tutto quello che riesco a vedere è Chris. È lì, fermo, concentrato, come un animale che ha appena catturato la sua preda. Respira velocemente, sempre più velocemente mentre contrae il viso come se stesse cercando di trattenersi dal fare qualcosa, come se dentro di lui ci fosse qualcosa che lo spingesse a muoversi ma lui cerca di resistere. Quando riapre le mani i segni delle unghia sulla pelle sono evidenti, è come se avesse dei piccoli tagli per tutti i palmi delle mani.
"Chris! Guardami!", Eric gli mette una mano dietro la testa e prova a scuoterlo, "Torna in te. Devi tornare in te!".
"Voglio spaccare la faccia a questo figlio di puttana. Voglio ucciderlo!". Chris cammina verso quel tipo che intanto è ancora sull'asfalto mentre cerca di tamponare il sangue che gli sta fuoriuscendo dal labbro. A quelle parole si alza d'istinto e cerca di scappare ma Chris riesce a fermarlo. Lo afferra per la maglietta e lo spinge di nuovo per terra.
"Chris! Fermati!". Eric prova a tirarlo verso di sé ma è inutile, resta immobile.
D'un tratto il suono di una volante in arrivo. Tutti scappano a destra e sinistra tornando alle loro tende.  Restiamo solo noi qui, Chris molla la presa e lascia andare quel tipo che sparisce in pochi secondi. Finalmente sembra tornare in sé. Restiamo a fissarci per un po' ma lui devia per primo lo sguardo, è come se adesso volesse evitarmi.
"Che succede qui?". Un agente si avvicina a noi e inizia a scrutarci uno ad uno.
"Tutto bene agente, ci stavamo divertendo un po'". Ben cerca di dissimulare, è molto bravo in questo, lo è sempre stato, molto più di me.
"Eravamo qui in giro per un controllo ma abbiamo sentito delle urla e il nostro dovere è assicurarci che sia tutto apposto".
"Ci penso io qui, tu torna indietro, c'è un problema alla biglietteria...". Non posso crederci, è Garret. "Allora, mi spiegate che stava succedendo qui cinque minuti fa?".
"Un tipo stava dando fastidio a Jess e...".
"Abbiamo risolto tutto", interrompo Emma, "Possiamo tornare nelle nostre tende adesso".
Garret mi guarda a lungo, poi sposta lo sguardo su Chris. Non so per quanto tempo restiamo così, forse per qualche secondo anche se mi sembra un tempo infinito.
"Siete sicuri che è tutto apposto?".
Tutti rispondono di sì in coro e iniziano ad andare verso le tende. Anche Chris va con gli altri. Devo raggiungerlo, ho bisogno di parlargli.
Ma Garret mi si piazza davanti, impedendomi di passare.
"Che c'è adesso?".
"Da quando in qua sei coinvolta in risse?", mi sussurra all'orecchio mentre continua a guardarsi attorno, "Non è da te Jess... Ti avevo lasciata come una perfetta ragazzina per bene. Che ti succede?". 
"Fammi passare Garret".
"Quel tipo ti ha dato proprio alla testa, non è vero?".
Decido di non rispondergli, l'ultima cosa di cui ho bisogno adesso è di dargli corda.
Garret sembra non mollare ma, poi, finalmente si scosta e mi lascia passare.

È mezzanotte passata, gli altri sono ancora attorno al falò a discutere di quando ripartire domani. Chris è da almeno un'ora seduto lì in fondo, su un piccolo gradino dal quale si può ammirare la vista sull'Hudson. Non si è mosso da lì per tutto il tempo.
"Perfetto, allora domani si parte alle nove...".
Mi allontano lasciando discutere i miei amici su quando ripartire domani e mi allontano per raggiungere Chris. 
"Non dovresti farti del male Jess, non lo meriti".
E' Eric, mi guarda con pena negli occhi e non capisco il perché.
"Perché tutti pensate che io possa farmi del male?".
"Lui non lo farebbe intenzionalmente ma ci sono delle cose che non sai... È complicato..."
"Voglio provarci, per una volta nella vita non voglio mollare alla prima difficoltà Eric".
Mi guarda sorridendo e scuotendo la testa. "Lo sapevo già".
"Cosa?".
"Che non avresti mollato. Te l'ho letto negli occhi la prima volta che l'hai visto".
"È così evidente?".
Scoppiamo a ridere all'unisono, poi Eric va verso gli altri ed io resto qui per qualche minuto, come se dovessi prendermi di coraggio prima di decidermi ad andare da Chris. Ho paura che possa respingermi ancora, di non essere capace di capire che sta succedendo. Di non essere capace di capirlo. Ma che importa? Io voglio andare da lui, al diavolo le paure, i dubbi, i timori. E, prima ancora che possa pentirmene, lo raggiungo.

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