Capitolo 71-Chris

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"Come... Non capisco...". Guardo Williams che mi fissa con la mia stessa espressione, sorpresa e confusa.
Annuisce mentre si alza e viene a sedersi accanto a me. "Non lo so... Sono sorpreso tanto quanto te Christopher".
"Perché mia madre ha scritto il suo nome?". Continuo a tenere tra le mani quel biglietto e i miei occhi non fanno altro che percorrere quelle lettere che formano un nome ed un cognome, Jessye Cooper. Faccio così terribilmente fatica a crederci che continuo a sgranare gli occhi come se fosse tutto frutto della mia immaginazione. "Posso vederla?".
"No, non è possibile adesso".
"Lasciami vedere mia madre!".
"Non posso Christopher".
"Perché?".
"Perché dobbiamo fare le cose passo dopo passo".
"Che vuoi dire?".
"Devi portare Jess qui".
"Jess qui?! Perché?".
"Christopher vedi... Se tu andrai a parlare adesso con tua madre non avrai nessun riscontro, questo sono io ad assicurartelo. Lei vuole Jess qui o che, per lo meno, tu la porti qui. Pensa a quel biglietto come ad una prova del fatto che quello che ha da sempre sostenuto il dottor Jones o io sia vero".
"Mi stai dicendo che per vent'anni mia madre è stata talmente brava da fingere di essere demente?! Dio...".
"La domanda è... Perché ha finto di vivere sospesa in una realtà che non corrisponde a quella vera, restando completamente sconnessa dal mondo intero e negandosi volontariamente ad ogni possibile stimolo esterno?".
"Non ci sto capendo più niente... Come fa mia madre a sapere dell'esistenza di Jess? Insomma... Le ho parlato di lei qualche volta ma non ho nemmeno idea se gliel'ho mai nominata. Come fa a sapere di lei? Come fa a conoscerla?".
"Tutto questo è strano tanto per te quanto per me. L'unico modo per avere la risposta è portare qui Jess e vedere l'effetto che potrebbe fare a tua madre. Se andrai adesso da lei ho paura di fare un passo indietro piuttosto di accontentarla e darle quello che vuole. Capisci Christopher? Dopo vent'anni tua madre ci sta volendo dire qualcosa di nuovo, non possiamo rischiare di mandare tutto all'aria!".
Sono così confuso e pieno di domande che non ho nemmeno idea di che cosa dire o che cosa pensare. L'unica cosa che riesco a fare adesso è leggere il suo nome e cognome scritti qui, su questo biglietto, senza riuscire a capirne ancora il perché. "Lei non verrà qui".
"Che vuoi dire?".
"Jess... Sta attraversando dei giorni complicati, non credo che mi dirà di sì. Insomma... Non so nemmeno se voglia parlarmi... Ha deciso di chiudersi in se stessa allontanandomi e da quando si è messa in testa quell'idea di vendetta... È completamente irrecuperabile".
"Prenditi tutto il tempo Christopher, Jess ha subito una perdita piuttosto importante e quello che conta adesso è che tu le stia accanto. Quando sarà il momento giusto parlale e dille quanto sia fondamentale che lei venga qui".
"Credi che con l'aiuto di Jess...".
"Oh... Non so che cosa credere. Davvero, questa storia sta diventando sempre più strana ma... Posso assicurarti che ci sarà qualcosa che sicuramente non sappiamo e sì, con l'aiuto di Jess potremmo avere l'opportunità di scoprirlo".
"Posso vedere mia madre solo per qualche secondo? Farò in modo che lei non mi veda".
"Certo. Non appena uscirai dal mio studio e guarderai fuori dalla vetrata lungo il corridoio potrai vederla giù nel giardino, nel suo solito posto".
Seguo le sue indicazioni e mi rendo conto che tutto corrisponde a quello che Williams mi ha appena detto. Vedo mia madre laggiù, sulla sua solita sedia a rotelle accanto alla piccola fontana mentre fissa il suo solito albero. Che cosa volevi dire? Perché hai scritto proprio il suo nome su quel biglietto? Che cosa nascondi mamma? Quanto vorrei che tu mi parlassi e mi dicessi la verità. E l'unica cosa a cui riesco a pensare adesso è che non può essere vero che per tutto questo tempo tu abbia finto anche con me. Accetterei tutto ma non questo, perché io ti ho guardato tante volte negli occhi e tu non eri lì, potevo vederlo che non eri lì e, adesso, iniziare a credere che tutto forse era solo una stupida finzione mi distrugge.

Leggo la targhetta appesa proprio fuori accanto alla porta e suono al campanello.
Non aspetto molto fin quando qualcuno viene ad aprirmi. "Tu... Che ci fai qui?".
"Posso entrare?".
Dan mi guarda a lungo, evidentemente sorpreso dalla mia visita. Poi, apre la porta lasciandomi passare. "La mia segretaria non c'è visto che tra qualche giorno partirò... Per questo poco tempo sono io ad occuparmi di tutto quindi... Prego, accomodati". Continua a guardarmi impacciato, direi quasi a disagio. Si starà sicuramente chiedendo che diavolo ci faccio qui e, in fondo, me lo chiedo un po' anche io.
Degli scatoloni sono sparsi per tutto lo studio, starà impacchettando le ultime cose. Aveva ragione Williams, è vero che dovrà partire a breve.
"Allora... Che cosa ti porta qui?".
"Jess".
"Cosa?", Dan mi guarda sorpreso, "Che le è successo? Lei sta bene?".
"Sì... Ecco... Credo che abbia bisogno di aiuto".
"E tu sei qui per...".
"Chiederti aiuto".
Dan inarca il labbro superiore quasi facendo un mezzo sorriso, poi ritorna serio. È evidente che non si aspettava che succedesse tutto questo. Insomma, io qui nel suo studio. Nemmeno se lo avessi immaginato ci avrei creduto. "Non capisco... Christopher Lewis è venuto fino a qui per chiedermi aiuto su qualcosa che riguarda Jess?! Scusami ma... Vuoi da bere?". Dan si alza andando sul piccolo tavolino pieno zeppo di bottiglie di ogni genere di alcool aspettando il mio okay ma nego, l'ultima cosa che mi serve adesso è bere.
"Da quando Emma è morta non vuole sentire ragioni. Lei è... assente. Si è estraniata dal mondo intero ed io non so più nemmeno come aiutarla, è come se avessi paura di fare un passo verso di lei, ho paura di sbagliare o di ferirla ancora. Si sta dando colpe assurde... Come se quello che è successo fosse in qualche modo colpa sua, così come è successo alla ragazza dei suoi sogni...".
"Alison Campbell...".
"Già... E quell'idea di vendetta, di farsi giustizia da sola... È tutta una grossa cazzata... Non so più che cosa fare, non credo di essermi mai sentito così...".
"In colpa anche tu", Dan completa la mia frase, "È come se volessi fare di più per lei ma, ogni volta, facessi un passo indietro per paura di sbagliare e portarla ad allontanarsi ancor di più da te".
"Wow... Devo ammettere che voi strizzacervelli ve la cavate piuttosto bene".
"Perché credi che io possa fare qualcosa in più di te?".
"Insomma... Siete stati insieme per tanto tempo e sei stato il suo psicologo. Per quanto non mi piaccia affatto, tu sei importante nella sua vita e credo che tu sia la persona giusta che possa aiutarla, forse puoi farlo più di me".
Dan mi guarda a lungo annuendo, "Devi amarla davvero per arrivare a fare tutto questo Chris".
"Non immagini quanto".
"Ho visto che al funerale era molto provata. Beh... Come biasimarla, lei ed Emma erano come... sorelle. Del resto, tutti e quattro erano molto uniti, da sempre. Erano Jess, Emma, Mia e Ben, sempre e solo loro. Abbiamo discusso parecchie volte su questo punto, una volta sono arrivato ad essere geloso della loro unione, della loro amicizia. Oggi posso assicurarti di essere stato un perfetto idiota a quel tempo, semplicemente perché ci ho messo un po' di tempo a capire che i suoi amici sono sempre stati la sua famiglia, soprattutto da quando il padre di Jess è morto. Lei ci riuscirà Chris, supererà questo momento ma ha solamente bisogno di tempo".
"So che te ne andrai ma... Non puoi farlo senza prima provare a parlarle. Sono sicuro che a te darà ascolto... Deve pur fare ascolto a qualcuno...".
"Le parlerò", Dan mi interrompe.
Ci guardiamo qualche secondo, questa scena è surreale sia per lui che per me. Non avrei mai pensato di ricorrere all'aiuto di Daniel Evans ma su una cosa lui ha ragione, amo Jess così tanto da spingermi al punto di chiedere aiuto all'ultima persona alla quale avrei mai voluto chiederlo.
Mi alzo dalla sedia e, prima di uscire, Dan mi raggiunge. "Grazie, Chris", mi porge una mano.
Lo ricambio stringendo la sua e vado via.

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