Capitolo 30-Jess

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Il ciondolo penzola tra le mie mani, fino a cadere. Provo a cercarlo, ma adesso è fin troppo buio e non riesco più a trovarlo. Aspetta, un luccichio mi indica dove si trova. No, l'ho perso di nuovo. Continuo a muovermi ma, all'improvviso, sento come se non ci fosse più niente sotto di me. Cado, cado sempre più in basso.

Mi sveglio, prendo fiato come se fossi stata in apnea per tutto questo tempo. Mi giro su un lato del mio letto e poggio una mano sull'altro. Mi manca Chris. Per un attimo chiudo gli occhi e fingo che sia ancora qui. Odoro le lenzuola, come se potessi ancora sentire il suo profumo. E per un attimo ci riesco, ma dura troppo poco, così poco che vorrei che fosse adesso con me. Di nuovo. Eccolo, quel dolore ritorna, per le cose non dette, per i troppi silenzi, per non essere mai stata in grado di sapere che cosa sarebbe stato giusto e che cosa non lo sarebbe stato. Chiedermi dove ho sbagliato. Troppe le mie domande, troppa la mia curiosità di sapere, tutto questo ha creato un muro così alto che il silenzio sarebbe stata la soluzione migliore a tutto, o almeno credevo. Ma l'ho perso lo stesso, ad ogni modo e qualunque cosa io abbia fatto. Forse dovrei imparare a convivere con il fatto che Chris non è quella metà che credevo mi completasse perfettamente, come l'ultimo pezzo di un puzzle. Forse dovrei accettare che non è la persona giusta per me e girare pagina una volta per tutte. Forse. Eravamo uno la cura dell'altro. Lui non faceva più quegli incubi quando dormiva con me ed io altrettanto, non mi capitava più di sognare quella  ragazza che mi chiedeva aiuto. In fondo, devo ammetterlo, anche io non sono riuscita ad aprirmi del tutto con lui. Non gli ho mai parlato dei miei sogni, dei miei incubi, dei milioni di punti interrogativi sulla mia vita. Anche lui non conosce una parte di me, quella più profonda, più nascosta, più segreta. Non avrei mai potuto creare qualcosa con qualcuno al quale non ho mai fatto vedere la vera me stessa, rimproverandogli di aver commesso l'errore che, in fondo, ho commesso anch'io.
Guardo l'agenda, ho finito con gli appuntamenti. Mi scoppia la testa, questo per essermi addormentata sulla scrivania. Sono le otto e mezza passate, dovrei cenare ma non ho voglia di preparare niente, riscaldo qualche avanzo al microonde. Ma non appena arrivo in cucina vengo fermata da qualcuno che sta bussando alla mia porta. Guardo dall'occhiolino, è Emma. Non appena apro sembra piuttosto agitata, continua ad incrociare continuamente le dita delle mani e inizia a parlare a raffica.
"Non so se tu riesca a stare così ma io sono stanca, ti prego a Jess, non farmi questo, non fare questo alla nostra amicizia. Okay! Devi pensarci e riflettere su tutto ma non tenermi fuori dalla tua vita, non più. Se solo mi permettessi di parlarti, di spiegarti...".
"Em", non appena la interrompo sembra che stia per piangere. I suoi occhi si riempiono di lacrime, non credo reggerà ancora per molto. "Entra". Emma resta sorpresa, è evidente che non si aspettava che la invitassi ad entrare. Non appena chiudo la porta crolla, inizia a singhiozzare come una bambina ed io mi sento terribilmente in colpa perché so che, in fondo, è per me che si trova in questo stato.
"Em, ascolta, la storia con Chris è chiusa, non hai più nulla di cui preoccuparti...".
"Mi dispiace, così tanto...", mi interrompe prendendo le mie mani. È come se la Emma dura, fredda e pronta a dettare legge a tutti sia scomparsa lasciando spazio a una Emma che ho visto raramente in tutti questi anni. Quella più sensibile e pronta ad ascoltare. "Sono stata io la causa?".
"No, i nostri problemi erano ben altri ed esistevano da molto tempo prima di quello che è successo con Dan e con te".
"Jess, ho fatto una cosa orribile appoggiando Dan, ancora mi chiedo come sia possibile che sia arrivata a tanto. Quello che posso dirti è che se ho fatto quel che ho fatto è perché ho provato a proteggerti, nel modo peggiore che avrei mai potuto trovare. Per quanto so che non mi perdonerai mai, sappi che ho sempre cercato di fare il meglio per te".
L'unica cosa che riesco a fare adesso è abbracciarla, non ho più le forze di discutere con la mia migliore amica. Del resto, lei Mia e Benny sono tutto per me, specialmente da quando mio padre non c'è più. Mi hanno sempre appoggiata, sempre dato la forza di andare avanti in un modo o nell'altro. "Non posso giustificare quello che hai fatto perché mi hai ferita, e tanto. Quello che posso fare è capire il perché l'hai fatto e questo mi basta".
Emma mi guarda a lungo, poi la sua faccia distrutta lascia spazio al sollievo dato dalle mie parole. Mi abbraccia più forte, racchiudendo in quel gesto tutto l'amore perso e sprecato in questi giorni in cui siamo state lontane. "Ho saputo, e spero che non sia stato fin troppo doloroso per te". Mi stacco da quell'abbraccio per capire di che sta parlando. "Parlo del test...".
"Mia...".
"Mi dispiace...".
"Smettila di dispiacerti Em, non sapevi di quel test vista la situazione che c'era tra di noi. E poi, non avrei mai potuto essere felice di aspettare un bambino da qualcuno che, in fondo, è sempre stato un estraneo. Che non sia capitato è solo una fortuna".
"Jess... Avete chiuso per la storia del test?".
"Mi ha sentito parlare con Mia e ha dato di matto. Credo di non sapere di Chris fin troppe cose e sono stanca".
"Lui lo ha saputo? Del test che poi è risultato negativo...".
"Non lo sento e vedo da quel giorno".
"Posso ancora dirti che mi dispiace?".
"No!", ridiamo all'unisono, "Ti prego, basta!".
E mi mancava, quella risata, avere la mia migliore amica con me, di nuovo.
"Dobbiamo festeggiare! Andiamo al Bleecker! Stasera!".
"No, io passo...".
"Jess! Ci siamo ricongiunte! Dobbiamo dirlo al mondo intero!".
"Sono stanca Em e ieri ho già fatto tardi con Mia...".
"Da quando sei diventata una... modella?".
"Dio... Un giorno di questo ucciderò Mia, parla troppo!".
"Diciamo che nonostante non ci parlassimo, non mi sono persa proprio niente con la mia informatrice personale. Allora... Com'è stato posare per un fotografo professionale e immaginare che quelle foto quasi sicuramente saranno sparse per tutta New York e oltre?".
"Non lo so... Ho fatto contenta Mia, nient'altro".
"Beh, dalle foto non si direbbe".
"Cosa?! Ti ha fatto vedere le foto?".
"Me ne ha mandata qualcuna, solo per farmi un'idea...".
"Okay... Un giorno di questi la ucciderò davvero".
"Dai... Non prendertela con lei, lo sai che sono curiosa".
"Quello che so è che siete due stronze!".
"Chiamo Mia e Benny e usciamo!". Corre di là senza nemmeno più ascoltarmi. Ed io, per stavolta, non riesco ad arrabbiarmi con lei. Riesco solo ad essere felice, di nuovo.

OLTRE OGNI COSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora