Capitolo 70-Chris

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Per un attimo, solamente per poco, mi estranio da quello che sta succedendo proprio adesso. Odio questa sensazione, mi fa sentire in una realtà che non è la mia. La vivo ogni volta che succede qualcosa di terribile nella mia vita, come se restassi senza forze ed inerme davanti a qualcosa che, in modo o nell'altro, potrebbe farmi tanto male. È la stessa sensazione che ho provato dopo aver sparato a mio padre. Mi sento come se fossi in bilico tra finzione e realtà.
Una chiesa strapiena di gente che continua ad arrivare nonostante la messa sia iniziata già da un po'. Gente che fa spazio ad altra gente per sedersi. Gente che continua a pregare piangendo. Gente che continua a salutare i genitori di Emma, la sua famiglia è davvero rispettabile. Sono seduto su una panchina proprio dietro a quella dove sono seduti loro. Accanto a me c'è Eric, a seguire Mia Ben e, alla fine, Jess. Ogni tanto mi porto in avanti per vederla, tiene il capo chino ma non può evitare di nascondere gli occhi gonfi, è fin troppo evidente. Lei è  completamente struccata e i suoi capelli sono raccolti in una coda alta. Sto qui al mio posto, come se avessi voluto di proposito lasciarle questo momento con i suoi amici e devo ammettere che in questi ultimi giorni mi sono sentito un po' fuori luogo per lei. Ma la verità è che mi sento morire dentro, non so quale sia la cosa più giusta da fare e, nel dubbio di non saperlo, ho scelto di darle spazio anche se non ho smesso un attimo di starle vicino. E sentivo il suo bisogno di voler stare da sola, il suo volermi allontanare, come se per lei fossi un peso, come se non potessi capirla quando io, proprio io, conosco il dolore di perdere una sorella. E Dio... Non avrei mai voluto lasciarla da sola, nemmeno per un secondo ma mi sono detto... Insomma Chris, levati dal cazzo, è evidente che le serve del tempo. Il che mi ha portato ad essere il perfetto ragazzo ossessivo che non fa altro che pedinarla e controllare quante volte è online su whatsapp. Del resto, da quando si è messa in testa di voler provocare il figlio di puttana che ha fatto questo a Emma nessuno può più fermarla. E sì, il solo pensiero che le possa accadere qualcosa non mi dà pace, tanto da non farmi dormire più la notte e tanto da starle dietro senza nemmeno che lei se ne accorga, facendo di me il profilo perfetto del pazzo della situazione. Ma non posso fare altrimenti, il solo pensiero che potrebbe accaderle qualcosa, che qualcuno possa farle del male, mi fa perdere la testa. Mi fa impazzire.
È arrivato il momento più difficile, il momento dei discorsi. A quanto ho capito inizierà Eric, continuerà Jess e, per finire, concluderà Kate. Eric sistema nervosamente il nodo alla cravatta mentre si dirige verso il leggio sull'altare. Arrivato lì, posiziona il microfono alla sua altezza e inizia a guardarsi attorno spaesato. Si ferma sulla miriade di gente davanti a sé pronta ad ascoltarlo e si blocca, è pallido come se stesse per svenire da un momento all'altro. È chiaro che non è per niente pronto a leggere il discorso che prepara a casa da giorni. L'ha fatto leggere pure a me, per paura di sbagliare qualcosa e senza capire che, in questi casi, non puoi sbagliare niente perché è il cuore a parlare. Poi, ad un certo punto, si ferma a guardare me che, con un cenno, gli ricordo di cercare nella tasca interna della sua giacca. Da lì, tira fuori un piccolo foglio piegato e inizia a leggere. "Marzo. Era quello il nostro mese, il mese in cui avremmo dovuto sposarci ma... Eccoci qui. Mi trovo in una chiesa ma... Non avrei mai pensato di dover parlare al funerale della donna che amo. Dio... Io... Non credo nemmeno di poterlo fare ma... Glielo devo". La sua voce trema, batte i denti più volte nervosamente, mi fa così tenerezza che vorrei salire lì per aiutarlo a leggere. Poi, sembra respirare profondamente e ritrovare la forza per continuare. "Quando io ed Emma ci siamo conosciuti non facevo altro che chiedermi come una ragazza così perfetta avrebbe mai potuto concentrarsi su di me. Prima di dichiararmi a lei ho perso un po' di tempo... Trascorrevo i giorni a chiedermi se lei potesse andare bene per me, all'umile ragazzo dell'officina di auto in fondo alla strada. Mia direbbe che le mie smancerie avrebbero potuto funzionare solo con Emma perché lei... Lei era l'eccezione. Amava quando la corteggiavo, quando le mandavo chilometri di messaggi scrivendole quanto fosse bella e provavo a spiegare il perché mi fossi innamorato di lei, ma la risposta era tutta lì, era così evidente. Da quando lei è entrata nella mia vita è come se avessi trovato un senso a tutto, un motivo in più per svegliarmi al mattino. Mi ha fatto sempre sentire speciale, in qualche modo sapevo di essere importante. Per lei. È per questo che glielo devo, semplicemente perché le devo tutto. Lei merita di essere ricordata per la splendida donna che era. Merita che il mondo intero sappia di aver perso un angelo, il mio angelo ed io... Io non potrò mai dimenticarla. Quel giorno, il 20 Marzo, io sarò lì davanti all'altare della chiesa che avevamo scelto per il nostro matrimonio. Io... Sarò lì per rinnovare quella promessa con lei perché lei sarà sempre il più grande amore della mia vita". Eric fa un passo indietro e torna di nuovo accanto a me sedendosi. Ha il viso totalmente devastato dalle lacrime, gli do una pacca sulle spalle ed è lì che il mio migliore amico crolla. Poggia la sua testa sulla mia spalla e continua a piangere come un bambino ed io mi commuovo a vederlo così, non posso più farne a meno. È come uno sfogo che mi coglie improvviso e, stavolta, non ho nessuna intenzione di fare resistenza.
Jess si alza e va verso il leggio sull'altare. Tiene qualcosa in mano, sembra un foglio. Lo gira e lo rigira nervosamente. Lo guarda, alza gli occhi al cielo e, alla fine, lo ripiega su se stesso. "Avevo preparato un discorso scritto ma...", ride ma sembra più una risata amara, "Com'è possibile scrivere qualcosa per il funerale della tua migliore amica?! Ci pensate? Qualcuno lì fuori ha deciso di portarmela via... Così... Senza nemmeno un motivo. Dannazione! Io... Sono così arrabbiata... Avrei voluto fare di più... Avrei voluto abbracciarla ancora, dirle quanto le volevo bene o... Forse, avrei voluto ricordarle quanto fosse importante per me piuttosto che perder tempo a litigare. E sì... Lo abbiamo fatto così tante volte negli ultimi mesi, abbiamo litigato così tanto da non parlarci più addirittura per giorni. Se in quei momenti avessi immaginato che sarebbe successo tutto questo io... Sarei corsa da lei e l'avrei abbracciata ancora. Ed è in momenti come questi che ti accorgi che lo stupido gesto di un abbraccio diventa così importante. Così sacro. Il guardarsi negli occhi, il dirsi ti voglio bene, il rispondere ad una banale chiamata... Sono tutte cose che fanno parte della nostra quotidianità ma, mentre le viviamo, non ci rendiamo conto di quanto siano importanti per noi. Te ne accorgi solo quando hai perso tutto e, come un perfetto idiota, preghi affinché quelle cose così banali possano ritornare ma... Non lo fanno. Non ritornano più. La verità è che non lo faranno più. Io... Avrei voluto salvarla. Sapete... Quando eravamo delle bambine glielo avevo promesso... Che non ci saremmo mai separate ma eccoci qui. Che stronzo il destino no?! Decide lui, nonostante tu ti sforzi di fare andare le cose in un certo modo, lui sarà sempre lì dietro l'angolo a ricordarti che ha il pieno controllo di tutto, perfino della tua vita". Fin da qui posso vedere i suoi occhi rossi, asciuga il viso con il palmo della mano mentre continua a scuotere la testa. Poi, guarda verso il centro della chiesa, accanto all'altare, dove si trova la bara. "Oggi non sono qui per dirti addio Em. Sono qui per dirti che cercherò giustizia per te affinché tu possa riposare in pace". Improvvisamente, l'odio si fa strada sul suo volto. Jess scende dal leggio sull'altare e corre verso l'uscita della chiesa. Poi, apre la porta ed esce.
Nel momento di silenzio che invade tutto questo spazio dove tutti si guardano a vicenda e verso la sua direzione, mi allontano andando a cercarla. Non appena esco la vedo subito, è seduta sul primo gradino delle scale qui fuori. Senza dirle niente, mi siedo accanto a lei.
Ha qualcosa nelle mani che continua a girare e rigirare. È una collana il cui ciondolo mi sembra come il piccolo pezzo di un puzzle.
"Questo è mio ma ne ha uno Ben, uno Mia e... Uno Emma. In ogni ciondolo c'è una lettera e, se li metti insieme, formano una parola. Amore. L'amore era quello che ci univa. Noi... Ci amavamo. Siamo stati noi quattro da sempre e adesso... Adesso questo puzzle non potrà più essere unito". Jess singhiozza, non riesco più a sopportare di vederla così. Ogni volta è un duro colpo al cuore, mi sento morire ad ogni lacrima che esce fuori dai suoi occhi. Stringere questa collana tra le mie mani mi fa sentire più vicina a lei in qualche modo".
"Lei sarebbe orgogliosa di te".
Jess si gira a guardarmi come se volesse chiedermi perché ho detto quelle parole.
"La vostra era un'unione fortissima. Non sarà questo a distruggerla. Voi sarete sempre uniti perché qui dentro", avvicino la mia mano al suo cuore, "Vivrà per sempre il suo ricordo. Lei vivrà in te".
"Tu come puoi saperlo...".
"Perché nessuno potrà mai portarmi via il ricordo di Steph, lei sarà sempre dentro il mio cuore così come Emma sarà sempre nel tuo".
"Scusa... Io...".
"Non devi... È tutto okay. Voglio solo che tu stia bene Jess...".
"Solo se vendicherò quello che le hanno fatto".
"Non ricominciare con questa storia, ti prego".
"Tu credi che me ne starò qui con le mani in mano aspettando che quel mostro lì fuori faccia del male a qualcun altro?".
"È per questo che stai attirando l'attenzione su di te?! Così fare del male a te?! Andiamo Jess... Tutti quei post sui social... Hai anche accettato di fare un servizio al telegiornale pregandolo di venirti a cercare!".
"E allora?".
"Allora?! Tu vuoi che tutti stiamo in pena per te?! Dopo quello che è successo...".
"Dopo quello che è successo alla mia migliore amica questo è il minimo!".
"Dio...".
"La morte di Emma non resterà impunita Chris".
"Ma non con il tuo sacrificio! Vuoi che altra gente venga a piangere in chiesa così come adesso?".
"Tu pensi davvero che a questo punto a me importi davvero se quel tipo verrà a cercarmi o se mi farà del male?! Prego... Così almeno lo avrò davanti per gridargli il figlio di puttana che è".
"Tu non ti rendi conto nemmeno di quello che dici! Io non ti permetterò di metterti in pericolo Jess!".
"Che farai?! Mi chiuderai in casa forse?!".
"Se sarà necessario per proteggerti sì!".
"Beh, è troppo tardi Chris".
"Tardi per che cosa?!".
"Per tutto", Jess devia lo sguardo, "Per noi".
"Cosa...".
Si alza e continua a scendere le scale.
"Jess! Non è il modo giusto di affrontare le cose! Jess!".
Ma è troppo tardi davvero, realizzo che le sue parole non fanno una piega. È già su un taxi lontana da me mentre scompare lì in fondo sulla strada.
Mi ritrovo qui, su queste scale, da solo mentre il tocco delle campane rimbomba alle mie orecchie. Cazzo, mi sento così confuso. Non ho idea di che cosa fare, è evidente che Jess non vuole il mio aiuto e che ha appena chiuso intenzionalmente con me. Il che mi fa impazzire, sapere che possa succederle qualcosa mi fa impazzire. Ma devo... Io devo fare qualcosa, non posso permetterle di mettersi in pericolo o di farsi del male. Mi alzo ma il luccichio di qualcosa sulle scale mi ferma. È la collana che Jess teneva prima in mano. La giro e la rigiro tra le dita mentre guardo la strada dove non c'è più traccia di lei, poi la metto in tasca e rientro in chiesa.

Mi soffermo a guardare il pendolo di Newton sulla scrivania davanti a me. Innesco il meccanismo facendo cadere una delle sferette all'estremità sulle altre. L'ultima nella parte opposta inizia a muoversi, lasciandomi stupefatto come sempre. Non è la prima volta che lo vedo e, ogni volta, mi chiedo come sia possibile. Poi, vengo distratto dal suono di una notifica su whatsapp. È Eric che mi dice che stasera tornerà a casa sua, in questi giorni non riusciva a dormire da solo tanto che l'ho ospitato da me per un po'. So che cosa voglia dire avere degli incubi o non riuscire a dormire, non potevo lasciare da solo anche lui. Aiutarlo mi ha fatto bene, è come se l'avessi ripagato di tutte quelle volte che il mio migliore amico ha sempre fatto spazio nella sua vita per me.
"Eccomi, scusami Christopher ma c'era un'urgenza al piano di sopra. Allora, veniamo a noi", Williams si siede e mi guarda. So già che cosa sta per dirmi. "Mi dispiace per tutto quello che sta dovendo passare Jessye... La settimana scorsa sono venuto con Daniel al funerale di Emma ma non ho avuto modo di vederla...".
"Già... È andata via subito dopo il discorso".
"Lui mi ha detto che ha provato a chiamarla ma lei continua a rifiutare le sua chiamate. Spero che potranno parlare prima che lui andrà via la prossima settimana...".
"Dan andrà via?".
"Non lo sai? Andrà a vivere con la sua fidanzata a Londra".
"Fidanzata? Wow... Non lo sapevo". Jess non me l'ha detto aggiungerei.
"È una nuova svolta nella vita di Daniel e sono sicuro che anche in quella di Jess presto ce ne sarà una. Si riprenderà Christopher, stanne certo. Ci vuole solo... tempo, come per tutto del resto no?".
"Già...".
"L'ho vista uscire dalla chiesa. Quel giorno lei... Era completamente distrutta".
"Come fai ad aiutare qualcuno che non ti permette di aiutarlo?", mentre pronuncio questa domanda penso a me perché, in fondo, ero io l'esempio per eccellenza che si comportava esattamente così come si sta comportando Jess adesso. Chiudersi al mondo intero, con la paura che chiunque avrebbe potuto farmi ancora del male.
"Semplice. Non lo fai".
"E quindi... Dovrei starmene così? Dovrei arrendermi?".
"Tutto il contrario. Devi lottare più di prima".
"Mi hai appena detto di non farlo Williams".
"Apparentemente. Vedi... Se Jess sta rifiutando di essere aiutata o supportata nel dolore che sta vivendo, quello che la gente che le vuole bene dovrebbe fare è semplicemente stare in silenzio ed assecondarla. Ricorda che l'errore sta nel lasciarla da sola. In questo momento non le servono le parole, quelle forse la farebbero uscire di testa ma... I fatti no, le azioni, i gesti, lo starle vicino anche senza dire una parola... Tutto questo non può che farle bene".
"Come faccio a far finta che sia tutto okay quando sta cercando in tutti i modi di mettersi in pericolo? Puoi crederci?! Sta cercando in tutti i modi di provocare l'assassino!".
"La paura annebbia la mente. Quello è il suo modo di affrontare la cosa, forse così sta cercando di attutire in qualche modo il dolore. Forse, sta solo cercando di prendersi del tempo per non affrontare la situazione a trecentosessanta gradi, credendo che dedicandosi a qualcosa potrà distrarsi senza mettere in atto che, prima o poi, il dolore lo troverà sempre lì nello stesso punto dove lo sta lasciando".
E, anche stavolta, mi rivedo in queste parole. Proprio io che per vent'anni ho fatto il vagabondo per il mondo, continuando a scappare finendo poi per tornare nello stesso posto dal quale, per anni, ho deciso di scappare. E ti va bene, all'inizio ti va bene così, ma poi devi tornare e affrontare la cazzo di realtà dalla quale non hai via di uscita.
"Io... Credo di impazzire... Starle così lontano, non poter fare niente per aiutarla... Non posso farcela".
"Lei è già crollata anche se pensa di essere forte ma tu... Se crolli tu Christopher, se crolli tu sarà la fine".
"Quando tornerà a fidarsi di me?".
"Prima o poi dovrà farlo. Tutto questo non può durare per sempre no?".
"Prima o poi". Rifletto sulle parole di Williams e penso e ripenso a quello che Jess sta facendo della sua vita. Mia e Ben mi hanno detto che si è presa una pausa dall'università e dai suoi pazienti. Per il resto, è chiusa in casa da giorni e risponde più nemmeno alle loro chiamate. L'unica cosa che dovrei fare è uscire da qui e andare da lei, affrontare questo dolore con lei, senza più la paura di essere rifiutato. Altrimenti mi resterebbe il rimpianto di non averci provato e non posso fare tutto questo, non posso farlo con la donna che amo.
"In ogni caso... Sono qui per sapere come sta mia madre".
"Bene", Williams sembra piuttosto entusiasta mentre pronuncia quella parola, "A tal proposito Christopher... Se oggi non fossi venuto qui, ti avrei chiamato io ma ho avuto diversi impegni...".
"Sono qui anche per dirle che rinuncio a tutto".
"Che vuoi dire?".
"Che ho già avuto le mie risposte. È il momento di andare avanti lasciandomi questa storia alle spalle. Adesso la mia unica priorità è proteggere Jess".
"È proprio questo il punto".
"Quale punto?".
"Christopher... Questa mattina l'infermiera che si occupa di tua madre ha trovato un biglietto sul piccolo comodino accanto al letto di tua madre".
"Un biglietto?! Non capisco...".
"Dentro quel biglietto c'è scritto un nome". Williams apre un cassetto proprio sotto la scrivania e tira fuori qualcosa, credo sia proprio il biglietto di cui mi sta parlando.
Me lo porge ed io lo apro. Poi, torno a guardare lui con il fiato bloccato in gola.

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