Capitolo 40-Jess

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"È un onore per me avervi tutti qui. Quest'anno è stato un anno molto importante per la nostra azienda, per la mia azienda. Numerosi progetti hanno attirato la mia attenzione, i progetti che voi stessi avete realizzato con tenacia e impegno. E direi anche con un pizzico di passionalità. Vi ho visti impegnarvi giorno e notte, nessuno più degli altri ma tutti allo stesso modo perché ogni ruolo qui dentro è importante proprio come una grande catena di montaggio dove ogni pezzo fa la sua parte e dove anche solamente un pezzo mancante porterebbe al fallimento. Chiunque lavori qui fa parte della mia famiglia. Tutti i dipendenti, coloro che mettono il loro cuore nel lavoro che svolgono, hanno svolto da sempre una parte importante, hanno avuto un ruolo importante. Senza di voi non saremmo mai potuti arrivare dove siamo adesso, senza le vostre idee, senza la passione che mettete ogni giorno. È per questo che siete tutti qui stasera, affinché io possa dirvi grazie, grazie infinite per tutto quello che fate. E un grazie particolare va a te Kristine, nonostante sia tu quella che più qui dentro comanda a bacchetta, sono sicuro che tutti ti vogliono bene", Alex ride e, alle sua prima pausa, segue un applauso di tutta la gente che lo sta ascoltando. Kristine lo guarda altezzosa, sembra volersi trattenere ma alla fine si lascia andare sorridendo ma quasi come se stesse facendo un grande sforzo. "Sono orgoglioso di quello che ha creato mio padre, sono orgoglioso di avere l'onore di portare avanti tutto questo, è un privilegio per me. So di non essere un capo eccezionale, il più delle volte sono assente e in ritardo", a questa parola guarda me ironico e l'unica cosa che mi viene in mente da fare è abbassare lo sguardo", "Ma credo di non essere mai stato così appagato in vita mia perché guardando voi, guardando la mia intera azienda, mi rendo conto che, in fondo, sto facendo un ottimo lavoro. Siamo qui, voi tutti siete qui, perché sono felice di annunciare qualcosa di importante questa sera. Bene! È arrivato il momento tanto atteso...". Kristine si avvicina a lui porgendogli una busta mentre guarda il pubblico orgogliosa. "Qui dentro c'è il nome del dipendente che ha vinto il progetto a cui tutti voi avete dedicato anima e corpo in questi giorni".
Mi giro verso Mia che è seduta accanto a me e credo di non averla mai vista così nervosa come adesso. Ha le dita incrociate sul viso mentre continua a battere sul pavimento il piede destro come se avesse degli spasmi continui. Le metto una mano sulla spalla provando a calmarla ma invano, credo sia ancora più nervosa di prima.
Mentre Alexander apre la busta un silenzio assordante irrompe nella sala. Sono tutti in preda all'agitazione e, non so perché, inizio a sentirmi anche io nervosa come se ci fosse in atto un'epidemia ed io fossi stata appena contagiata. Ho il batticuore, in fondo ci ho creduto tanto anche io a questo progetto che mi ha dato la possibilità di guardarmi sotto un'altra prospettiva.
Alex legge il nome e alza lo sguardo soddisfatto, guardando la gente che lavora con lui con ammirazione. "Sono lieto di informarvi che il progetto ideato da Mia Roberts, seguito da tutta la sua équipe, ha dimostrato di essere all'altezza del concorso Vogue Supremacy Style. Signore e signori, è per questo che stasera posso annunciarvi che la vittoria è nelle nostre mani".
La fedele platea che dipende dalle sue labbra si esalta in un applauso che rimbomba alle mie orecchie.
A quelle parole Mia continua a guardarlo a bocca aperta. Resta immobile sulla sedia continuando a scuotere la testa mentre i suoi colleghi lì dietro continuano ad esultare scuotendola, tutti tranne Joanne che mi guarda con un mezzo sorriso. Eccola, la mia migliore amica con il suo sogno di sempre appena realizzato, con la promozione che sogna da mesi e mesi. Si gira a guardami e noto che i suoi occhi sono pieni di lacrime e l'unica cosa che mi viene da fare adesso è abbracciarla.
"Sei stata tu", sussurra Mia al mio orecchio, "Devo dirti grazie Jess, se non fosse per te non sarei qui adesso".
"Ma che dici! Tutto questo sta ripagando il tuo duro lavoro".
"Spero che da oggi tu possa guardarti così come il resto del mondo ti guarderà da quelle copertine", Mia mi sorride emozionata mentre tutti si alzano e fanno una grande òla attorno a lei. Qui, questa sera, c'è l'intera azienda, la Mendoza Boutique. Dagli stilisti a coloro che si occupano delle pulizie di ogni angolo di questo posto. Tutti sono qui ed è vero, sono davvero una grande famiglia. Leggo l'orgoglio nei loro occhi, da quelli di Kristine Mendoza a quelli di ogni singolo altro dipendere. E nei suoi, negli occhi di Alex. Stasera sembrano più azzurri del solito, hanno una luce particolare, diversa. Emanano un senso di dignità dato dalla vittoria. Potere. Guarda la sua azienda come un re che guarda i suoi sudditi, provo quasi anche io soddisfazione per tutto questo. "Capacità di idealizzare, di unire la semplicità e il complesso, il puro e il profano, la seduzione e il senso del pudore. Un'opera perfetta, un connubio eccelso tra gli opposti. È questo quello che leggeremo nelle copertine di moda più importanti qui a New York e sì, anche un po' in giro nel continente. Signore e signori, congratulazioni a voi tutti e a te, Mia, un grazie di cuore per aver portato la nostra azienda all'apice del successo". Alex conclude così il suo discorso.
La gente continua ad applaudire, non so esattamente quanto tempo duri ma di certo non poco. I ragazzi dell'équipe si abbracciano, alcuni iniziano ad esultare soddisfatti della loro vittoria. Ed eccola lì, Mia in tutto il suo splendore. Quell'abito blu esalta il suo fisico, lo rende perfetto, perché è proprio lei perfetta, unica, fantastica. Potrebbe essere lei quella ad indossare gli abiti e a sfilare su quelle passerelle con il fisico che si ritrova. Sembra fatta apposta per questo lavoro, l'ho sempre pensato. E, per quanto lei faccia la spavalda, forse è la più timida di me ed Emma. È per questo che ha sempre rifiutato di rappresentare in prima persona le varie linee di moda create negli anni, cosa che avrebbe potuto fare perfettamente, nonostante le insistenti richieste da parte del grande Rodolph Mendoza, il padre di Alexander. Kristine si avvicina a lei e le sorride poggiandole una mano sulla spalla. Sa essere gentile ma con la dovuta distanza, sa di dover stare al suo posto come se volesse mettere dei limiti ben evidenti con chi lavora con lei.
"Tutti qui devono dire grazie anche a te". Mi giro e incrocio gli occhi di Alex. "Sei l'anima di questo progetto Jessye, devo ringraziare, noi tutti dobbiamo ringraziare te". È piuttosto elegante, un po' strambo per i miei gusti visto il papillon giallo sul vestito viola, ma chi sono io per mettermi contro la moda?
"No... Non devi... Non devi ringraziarmi...". Okay Jess, smettila di fare la nervosa, sembri proprio una ragazzina impacciata. Ma lui, Alex con quegli occhi mi indispone, mi mette in difficoltà e non voglio renderlo così evidente solo che ottengo sempre l'effetto contrario. "L'ho fatto per Mia, era una cosa divertente all'inizio ma... Vedo che è un grande traguardo per voi e sono felice di farne parte".
"Lavora qui Jessye".
Cosa?! Io? Lavorare qui?! È il mio cervello a parlare ma non proferisco parola.
"Voglio che questo non sia stata solo un'eccezione, voglio che tu indossi tutti gli abiti che disegniamo qui dentro. Voglio che tu sia la protagonista per eccellenza dei nostri progetti futuri".
"Alex...".
"Pensaci, non devi rispondermi adesso".
"Ho già un lavoro... E poi... Tutto questo non fa per me".
"Beh, non sarebbe un lavoro a tempo pieno e poi... Ti sbagli. Sembri nata per questo. Ho guardato e riguardato quelle foto... Sei magnifica Jessye, sei perfetta per questo lavoro". Quelle parole mi mettono a disagio, terribilmente.
"Ti sbagli, sono l'esatto opposto. È stato solo un gioco, un diversivo... Non so nemmeno io perché l'abbia fatto".
"Abbiamo vinto! Jessye, le tue foto saranno pubblicate dappertutto! Tu rappresenterai la mia azienda e vorrei che questa non sia l'ultima volta".
"Alex...".
"Pensaci". Lui mi fissa, non molla lo sguardo da me. È... Intimidatorio. "Ti piace qui?", sembra voler deviare il discorso di proposito. "Che ne pensi di questo posto?".
"È molto bello...". Mi guardo attorno, è un locale molto vicino la Boutique Mendoza, quasi attaccato. È palesemente lussuoso, fin troppo. Si nota dagli enormi lampadari sul soffitto dai quali scendono dei cristalli che illuminano tutto l'ambiente. E da tutto quello che c'è qui dentro, curato nei minimi dettagli.
"È mio". Si guarda attorno fiero annuendo. "L'ho progettato qualche anno fa insieme a Kristine. Lei avrebbe voluto un arredamento più sobrio, più all'ordine del giorno. Io volevo di più. Io voglio sempre di più Jessye". È proprio in questo istante che si avvicina a me, adesso forse fin troppo mentre sottolinea quelle sue ultime parole.
"Alex...", indietreggio guardandomi attorno per paura che gli occhi della gente siano puntati contro di me. Ma, a parte quelli di Kristine che non la smette di fissarci già da un po', il resto del mondo sembra continuare a festeggiare senza curarsi di noi.
"Riesco a realizzare sempre quello che voglio, non c'è niente che possa sfuggirmi. Dal primo momento che ti ho vista... Sei stata una benedizione per la mia azienda... Per me". Ad ogni mio passo indietro, uno suo avanti. "Vorrei provare a conoscerti meglio, vieni a cena con me Jessye".
"Io... Non posso".
"Perché?".
"Alexander!". Kristine arriva giusto in tempo per interromperci. "Va tutto bene qui?".
"Sì...", Alex non distoglie lo sguardo da me mentre le risponde scocciato, "Ti serviva qualcosa?".
Lei lo fissa incredula, è chiaro che è in imbarazzo per quella risposta così distante e fredda. Mi sento piuttosto a disagio per lei. "No, volevo avvisarti che ci aspettano per dare il via alla cena".
"Signore e signori! Si mangia!", di colpo Alex inizia ad urlare queste parole attirando l'attenzione di tutti. "Prego, avvicinatevi pure! E buon appetito!", si gira verso sua sorella, "Ecco fatto". Le sorride ma è chiaro che l'ha fatto per provocarla.
"Alexander! Un po' di decoro!". Kristine si guarda attorno quasi con vergogna mentre la faccia di suo fratello è completante divertita.
Lui è così... Spontaneo, senza filtri. Mi piace. Cosa?! Ho detto che mi piace?!
Kristine mi lancia un'occhiataccia come se volesse dirmi che il comportamento poco decoroso di suo fratello, in fondo, è colpa mia e si allontana evidentemente delusa ed infastidita dalla mia presenza.
"Permettimi di offrirti qualcosa", Alex alza il dito verso qualcuno alle mie spalle, "Cameriere! Due di champagne per favore!". Ma, poi, noto che fa un'espressione quasi stranita. "Che c'è? Amico! Hai visto un fantasma o cosa?!". Credo stia parlando ancora al cameriere.
Ma, non appena mi giro, il mondo si ferma. Cavolo se si ferma. Sento quasi le mie gambe cedere. I tacchi sono l'unica cosa che mi danno quel poco di equilibrio. Ma vorrei sprofondare, adesso. Non posso crederci, non posso credere ai miei occhi. Lui è qui. Lui è davvero qui?! O è solo una mia visione, un sogno ad occhi aperti? Dio... Non vedo niente, se non Chris davanti a me con il classico papillon da cameriere ed un vassoio in mano con tutti i calici pieni di champagne. Che diavolo ci fa lui qui?! I suoi capelli adesso sono piuttosto lunghi ma perfettamente legati in uno chignon basso. E la barba è un po' più lunga del solito, la giusta lunghezza che mi è sempre sembrata perfetta per lui. Sembra più magro di prima, avrà perso qualche chilo nell'ultimo mese. Ma è bello, adesso è ancora più bello. È così dannatamente bello. Ed è assurdo come riesca a provare tutte queste sensazioni con la stessa intensità della prima volta che l'ho visto. Ecco, me ne sono innamorata ancora, qui, adesso. Ancora. È quello che mi capitava ogni volta che incrociavo i suoi occhi ed è quello che sta succedendo proprio ora. Il mio corpo rabbrividisce, sento la pelle d'oca ovunque. È questo l'effetto che mi fa, nonostante tutto, nonostante il dolore che mi ha causato. Vorrei correre verso di lui e chiedergli dov'è stato per tutto questo tempo, se sta bene, dove vive adesso. Ma resto immobile senza più sentire altro se non il suono dei battiti del mio cuore che credo stia impazzendo.
"Jessye, stai bene?". Alex mi riporta alla realtà, "Che succede? Sei pallida...".
Non riesco a spostare gli occhi da Chris, è un punto fisso per me. "Ho bisogno del bagno". E corro via, facendo quello che più mi viene meglio. Scappare.

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