Capitolo 64-Chris

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Corro, corro più forte che posso per arrivare da lei. Sento il fiato mancarmi poco a poco ma devo continuare, devo continuare a correre per raggiungerla. Ho trascorso tutte le notti di quest'ultimo mese e mezzo dormendo in quell'ospedale e pregando con tutte le mie forze affinché lei si svegliasse. Quel momento è appena arrivato ed io avrei voluto già essere lì, accanto a lei come sempre. Jess, la mia Jess, è tornata da me ed è come se finalmente io potessi respirare perché, fino ad oggi, sono stato come sospeso in una realtà che non è davvero la mia. Senza di lei, niente è stato lo stesso ed ogni giorno era solamente uno in più che mi separava da lei, nient'altro che questo. Ma sapere che lei ha riaperto gli occhi è come una nuova rinascita, per lei e per me. Forse più per me. Che strana la vita... Ho vissuto vent'anni vagando per il mondo, evitando chiunque incontrassi nel mio cammino, per poi finire per dipendere da una persona, dall'unica persona che mi ha fatto capire che, in fondo poi, vale la pena vivere quest'unica vita che ci viene data come opportunità. Ed è lei, è sempre stata lei. E' sempre stata Jess.
Scendo le scale e vado verso il reparto di terapia intensiva sperando che questa sia l'ultima volta che percorro questa stessa strada. Non appena arrivo vedo Ben, Mia ed Emma proprio lì, davanti la porta. Emma corre verso di me e mi abbraccia, "Lei sta bene! Vuole vederti!".
Mi sento come un bambino che sta sognando, sento quella strana sensazione di essere in un'altra dimensione, come se tutto quello che sto vivendo non sia reale. Ma lo è. 
"Chris! Andiamo... Va da lei!", Ben mi rassicura dandomi una pacca sulle spalle mentre asciuga le sue lacrime. 
E viene da piangere anche a me, è uno sfogo liberatorio. Vorrei trattenerlo con tutte le mie forze ma sento di scoppiare... Tutta la tensione, la paura, il timore di perderla... Ecco tutto questo finalmente annullarsi per dare spazio a quella sensazione di gioia che non sentivo più da tempo, la gioia di poterla rivedere e riabbracciare. Non appena arrivo davanti la porta della sua stanza vedo dei dottori di spalle ai piedi del suo letto, mentre continuano a parlare tra di loro di qualcosa. Vorrei poter sentire che cosa si stanno dicendo, sapere se sta bene, se è fuori pericolo e può tornare a casa. Poi, si spostano un po' dicendo qualcosa a degli infermieri ed eccola lì, Jess è un po' sollevata sul letto mentre sorride annuendo a qualcosa che le viene detto. Cazzo, sembra un angelo, è una visione. Avevo dimenticato quanto fosse bella, forse adesso lo è ancor più di prima. Ho il batticuore, lo stesso batticuore della prima volta che l'ho vista. Vorrei aprire quella porta e gettarmi a capofitto su di lei per abbracciarla e dirle quanto cazzo mi è mancata. Ma resto qui, a godermi ogni attimo, ad osservarla lì, viva. Ecco, succede proprio adesso, lei si gira e mi vede. Restiamo così, a fissarci per non so quanto tempo e tutto si ferma, restiamo solamente noi due con una vetrata che ci separa. Jess inarca un angolo della bocca sorridendomi ed è proprio adesso che sento scoppiarmi il cuore, letteralmente.
I medici escono fuori continuando a commentare qualcosa fino a quando il dottor Miller mi vede e si ferma. "Signor Lewis, ha fatto più in fretta del previsto!", mi sorride annuendo. Poi si avvicina al mio orecchio, quasi in confidenza, "Ha pronunciato il suo nome ancor prima di aprire gli occhi. Corra da lei adesso, la sta aspettando". Mi fa l'occhiolino e si allontana insieme agli altri. 
Entro nella stanza di terapia intensiva e non sento più, per la prima volta, il suono della macchina che monitora il suo cuore, era diventato come una melodia fissa da un mese e mezzo. Mi avvicino e mi siedo accanto a lei sul letto. La guardo e si realizza quello che ho sempre voluto in tutto questo tempo... Vedere i suoi occhi. Dannazione... Jess è bellissima, quasi mi sento in difficoltà e, per la prima volta, vorrei dire così tante cose ma non riesco a dirne nemmeno una. Resto in silenzio contemplando il verde dei suoi occhi, quello stesso verde che ho visto in tutti i miei sogni. Eccolo qui, adesso è proprio davanti a me. 
"Mi hanno detto che sono stata in coma per quasi sette settimane...". Le trema la voce e i suoi occhi si riempiono di lacrime. La sua voce... Mi sembra di non sentirla da un'infinità... "Io... Non ho avuto la percezione del passare dei giorni... Io... Posso dirti solo che non c'è stato un attimo in cui non ho pensato a te. E' come se avessi fatto un lungo sogno dove c'eri tu... Chris... Io... Ti amo così tanto...". Il suo viso è rigato dalle lacrime, provo ad asciugarle con le mie dita ma crollo, per la prima volta crollo davanti a lei.
Ed è lì che scoppio, piango come un bambino mentre la stringo forte a me, sempre più forte a me mentre poggio la mia testa sul suo petto. Eccolo, il suo cuore, posso sentirlo. Ogni suo battito è vita per me. 
"Ehi...", solleva con le mani il mio viso. Mi osserva quasi sorpresa asciugando le mie lacrime, "Tu... Stai piangendo per me...".
"Jess... E' la prima volta che riesco a respirare dal giorno dell'incidente... Io... Ho sperato che ti svegliassi ogni attimo, mi sono sentito perso senza di te. Sono andato nella cappella dell'ospedale... Puoi crederci?! Io dentro una chiesa a parlare con un prete! Ma ogni cosa è possibile quando si parla di te... Tu hai cambiato così profondamente la mia vita da rendermi una persona migliore ma... Senza di te nulla aveva più un senso".
"Mi hanno detto che sei stato lì fuori per tutto il tempo...", ride, "Christopher Lewis che finalmente non si decide a scappare più... Allora è vero!".
"Cosa?".
"Che sei cambiato".
"Per noi, per te. E' stato un inferno non averti per tutto questo tempo e... Ho capito che la mia vita non avrebbe senso senza di te. Jess... Io... Ti amo davvero...".
Lei si solleva ancora un po' e mi bacia ed è proprio in quel bacio che mi perdo, come una magia. Le sue labbra sono in perfetta simbiosi con le mie... Cazzo, mi è mancata così tanto... Ci baciamo come se in quel bacio volessimo recuperare tutto il tempo perso, come se in quel bacio tutto si annullasse.
"Sposami".
Jess mi guarda e scoppia a ridere. "Cosa?!".
"Non adesso... Lo so, dobbiamo ancora mettere a posto delle cose ma... Sposami e vieni via con me".
Mi guarda a lungo, diventando improvvisamente seria. Mi continuo a ripetere nella testa quanto sia stato idiota a farle una proposta simile. Dannazione Chris! Si è appena risvegliata e la prima cosa che fai è mandare tutto al diavolo di nuovo...
"Sì".
"Cosa?".
"Sì!".
Non riesco a realizzare la sua risposta, mi sembra di sognare. "Stai dicendo che mi sposerai?".
"Sarei potuta morire quella sera e... Essere qui vuol dire aver avuto un'altra possibilità dalla vita ed io voglio averla con te, solo con te. Quindi sì, ti sposerò e verrò con te ovunque tu voglia".
"Io... Non ho un anello... Avrei dovuto comprarlo ma non...".
Jess afferra la mia mano e la porta al suo cuore, "Mi basti tu".
"Jess... Io... Non avrei dovuto chiedertelo adesso ma il fatto che tu sia qui...".
"Chris, ti prego, non giustificarti per tutto quello che fai. Non mi importa, non mi importa dell'anello, non mi importa di niente. L'unica cosa che conta è quello che proviamo l'uno per l'altro... E, poi, mi sono stancata di vivere qui, ci sono tanti brutti ricordi".
"E anche belli, come quelli con tuo padre o... Con i tuoi amici".
"Sì, è vero ma... Non possiamo perderci ancora, io non sono pronta a farlo...".
"Allora... Non resta che uscire da qui... Che ti hanno detto i dottori?".
"Adesso mi sposteranno di sopra assegnandomi una stanza, dovranno farmi degli esami per assicurarsi che sia tutto okay...".
"Quindi ti terranno ancora qui?".
"Giusto il tempo di vedere che sto bene e poi potrò uscire". Jess diventa improvvisamente seria, come se qualcosa la turbasse. 
"Che succede?".
"Chi è stato Chris? Chi mi inseguiva quella sera? Ti prego, non fare come i medici o... come i miei amici. Ho bisogno di sapere la verità".
"Affrontiamo le cose una per volta...".
"Chris!".
"Jess ti sei risvegliata proprio adesso, non credi che dovresti darti del tempo? Non ti farà bene sapere tutto così in fretta...".
"Adesso sei anche iperprotettivo?! Quello che mi mancava...".
"Lo sto facendo per te... Voglio solo proteggerti, è già abbastanza quello che ti è successo!".
"No! Voglio saperlo, io ho bisogno di sapere chi voleva uccidermi!".
"Okay...", faccio una pausa pensando se sia giusto dirglielo in questo momento o no ma credo sia meglio che lo sappia da me, in ogni caso lo verrà sapere. "Kristine Mendoza".
"Cosa?!".
"Ha confessato di aver pagato un tizio per inseguirti e...".
"Uccidermi?!".
"Sì".
"Mi odiava così tanto da volermi vedere morta?!".
"Adesso quello che conta è che è finita e che tu stai bene...".
"Non posso crederci... Tu hai parlato con lei?".
"La sera dell'incidente ho dato le dimissioni e quella è stata l'ultima volta che l'ho vista".
"Ecco perché volevo uccidermi...".
"No... Credo che lo aveva in mente già da tempo".
"Perché ti sei licenziato?".
"Non potevo lavorare più per quella donna e... scommetto che vorrai sapere anche che è venuto Alexander Mendoza qui. Lui voleva vederti...". Gliel'ho detto sul serio? Bene Chris, stai sorprendendo anche te stesso! "Si è scusato per sua sorella assicurandomi che non ha avuto niente a che fare con quello che ha fatto".
"No, Alex non ne sarebbe capace... Lui...".
"Lo so, ti amava".
"Chris...".
"Non devi più preoccuparti di questo... So che tu hai occhi solo per me quindi...".
Jess ride guardandomi quasi sorpresa, "Dovevo finire in coma per vederti così diverso?".
"Non dirlo nemmeno per scherzo!".
"Okay... E' solo che... Sembri davvero diverso".
"Lo sono".
Mi guarda con lo sguardo la psicologa, come se volesse analizzarmi proprio qui e adesso ma poi sembra deviare lo sguardo riflettendo su qualcosa. "Quella sera... Sono andata da Williams e... Ho scoperto che il giorno della scomparsa di Alison Campbell ero al vecchio Golden mentre mio padre era di servizio".
"Lo so... Ben mi ha detto della chiamata poco prima dell'incidente e Williams mi ha confermato tutto. So che ti sarai sentita in colpa ma... Jess, eri solo una bambina...".
"Una bambina che avrebbe potuto parlare".
"E come? Hai subito un trauma così forte da non ricordare più niente per vent'anni! Non è colpa tua... Sono sicura che tuo padre stava supervisionando quel posto e, per qualche motivo, quella sera eri lì con lui ma sarai sgattaiolata fuori dalla sua auto entrando al Golden".
"Già... Sarà andata così... Forse almeno questo servirà a liberarmi di quegli incubi... E tu? Hai scoperto qualcos'altro su tua madre?".
"Williams mi ha detto che il consiglio ha dichiarato definitivamente la demenza di mia madre".
"Cosa?!".
"Dopo l'ultimo incontro non c'è stata nessuna novità né tantomeno un miglioramento. Quindi... Né gli studi del dottor Jones, né i soldi di Wilson sono riusciti a rimandare ancora la diagnosi definitiva".
"E che farai adesso?".
"Niente".
"Non dirmi che ti sei arreso... Chris, andiamo...".
"Devo solo accettare il fatto che quella sera mio padre uccise mia sorella ed io uccisi lui. Punto, non c'è altro da aggiungere. Se non fosse stato così mia madre avrebbe avuto mille occasioni per dire il contrario e, se fosse stata vera la tesi di Williams o del dottor Jones, lei sarebbe tornata in sé in un modo o nell'altro. E' passato troppo tempo...".
"Quindi basta? Finisce così?! Non dirmi che ti sei convinto anche del fatto che vent'anni fa sia stato tuo padre a far sparire quelle ragazze... Ti ricordo che lì fuori continuano a sparirne ancora!".
"A questo penserà la polizia".
"Hai dimenticato che Wilson o... quel tizio con cui sei andato a parlare... Loro ti hanno detto che tuo padre era capace di tante cose ma non di arrivare a far sparire delle giovani donne! E tua madre? Hai dimenticato la crisi che ha avuto durante il vostro incontro?".
"Jess...".
"Chris, non arrendiamoci adesso...".
"Voglio solo che questa storia finisca e voglio ricominciare con te, senza più fantasmi del passato né altro che possa rovinare ancora la nostra felicità. Ti prego Jess, dammi ascolto".
Lei mi guarda a lungo, so che vorrebbe dirmi ancora qualcosa ma, alla fine, annuisce non aggiungendo altro anche se sono sicuro che non è del tutto convinta e che la sta fermando solo l'infermiera che sta entrando adesso nella stanza. 
"Fuori di qui! Dobbiamo fare delle analisi e, poi, verrai con me nella nuova suite al piano di sopra tesoro". 
"Ci vediamo dopo...", sorrido a Jess che mi fa cenno di sì ed esco.

"E tu che cosa credi davvero Chris?".
"Non lo so a che cosa credo, l'unica cosa certa è che il mio amore per lei va oltre tutto questo. Sono stanco di lottare contro quello che è successo, di continuare a voler trovare delle spiegazioni a tutto... Voglio solo andare avanti".
"E, per andare avanti, vorresti rinnegare tutto?!", il dottor Jackson sembra disapprovare quello che sto dicendo da almeno mezzora. "Posso dirti quello che penso io e... Credo fermamente che non è quello che vorresti sentirti dire".
"Che intende dire?".
"Vedi Chris... Ti conosco da tempo ormai ed io riesco ad andare a fondo nella mente dei miei pazienti molto bene... So che il tuo arrenderti è dato dal fatto di non voler più creare situazioni che possano far soffrire Jess ma la verità è che vorresti continuare a scoprire se tua madre sta nascondendo qualcosa. Quello che posso dirti è che fino a quando tu non sarai in pace con te stesso non potrai esserlo davvero con gli altri, quindi non starai bene con Jess nemmeno in questo caso, per quanto tu possa impegnarti i fantasmi del tuo passato continueranno a bussare ancora alla tua porta".
"Proprio adesso che sto cercando di essere più ragionevole sto sbagliando... Quando riuscirò a capire quello che è giusto allora?".
Il dottor Jackson mi guarda sorridendo e appunta qualcosa sul suo diario. "Penso che tu abbia fatto dei grandi progressi, con delle ricadute certo, ma posso dirti oggi che non sei più il Christopher che ho conosciuto. L'unica cosa che devi fare adesso è affrontare tutti gli scheletri che hai nell'armadio ma devi farlo per te, nemmeno per Jess, solo per te, solo così troverai quella pace che tanto cerchi".
"Come dovrei farlo?".
"Se tu sei sicuro che tua madre non nasconda nulla e che ogni cosa del tuo passato sia risolta allora va bene, prosegui per la tua strada e realizza la tua vita! Ma... Se hai anche un minimo dubbio devi eliminarlo altrimenti finirai per ricadere ancora e non puoi permettertelo, non adesso che sei arrivato a questo punto! Chris, tu hai trovato il tuo equilibrio, non rovinarlo adesso per testardaggine o paura che tu possa mandare ancora le cose al diavolo. Devi solo avere fiducia in te, nella persona che sei diventato. Capisco che hai paura di sbagliare ancora...".
Rifletto sulle sue parole e la confusione si prende ancora una volta gioco di me. "Sta dicendo che devo provare ancora a parlare con mia madre?".
"La domanda è una, tu hai un minimo dubbio di come siano andate le cose?".
"Sì".
"Non hai nemmeno esitato ed io ne ero convinto. Quello che devi fare è cercare di risolvere le cose irrisolte della tua vita, altrimenti resteranno tali per sempre e poi sarà troppo tardi". 
Già... Non posso dargli torto, sembra di parlare con la mia coscienza. "Io non ho solamente paura di sbagliare ancora... Ho paura di scoprire qualcosa che possa destabilizzarmi ancora e, a quel punto, perderò tutto quello che ho costruito fino ad oggi".
"Lo perderai nel momento in cui passerai la tua vita chiedendoti che cosa sarebbe successo se avessi fatto di più".
"E se cadessi ancora? Se...".
"Ti drogherai ancora? Se berrai ancora? Non posso dirti adesso quello che farai o come reagirai. Sei tu che devi dirmi quanto sei capace di lottare. Dimmi Christopher, sei capace di lottare?".
"Sì... Io... Se sono qui, adesso, e se sto provando a non mandare ancora tutto a puttane è... per lei. E' per Jess che ho provato e riprovato ad andare avanti e a lottare. Se non fosse stato per lei non so nemmeno dove sarei adesso... E' stata una benedizione per la mia vita".
"Bene. Allora potrai trovarti di fronte pure a chili di ecstasy o litri di alcool ma dirai di no continuando la tua strada. Le tentazioni saranno sempre lì, nessuno ti ha detto che spariranno. Ognuno di noi ha qualcosa che prova sempre a farci perdere il controllo e destabilizzarci ma... Quello che conta è andare avanti o, almeno, provarci".
Un momento di silenzio si contrappone tra noi ma è difficile ammettere che quello che il dottor Jackson sta dicendo è pura verità.
"Come vanno gli incontri?", lui spezza quel silenzio e so che lo fa per me. 
"Ci vado una volta a settimana e... mi fanno bene".
"Che vuoi dire quando dici che ti fanno bene?".
"Parlare con delle persone che hanno avuto il mio stesso vissuto o... simile mi fa capire di non essere solo e che ci sono delle realtà dove qualcun altro vive o ho provato tutto quello che è capitato a me. Ho trascorso la maggior parte della mia vita pensando di essere un mostro e, a volte, penso ancora di esserlo. Invece, lì fuori c'è qualcuno che mi ricorda che c'è del bene anche in me".
"Lo sbaglio è proprio lì, pensare di essere soli quando invece ci sono delle dinamiche che, se solo le conoscessimo, ci farebbero sentire più sicuri di noi stessi".
"Sì, io... Credo di non poter lasciare ancora quegli incontri... Né tantomeno di venire qui".
"Beh, non andrò da nessuna parte, io sono sempre qui Chris ogni volta che tu ne hai bisogno. Accadrà poi, un giorno, che ti renderai conto che non avrai più la necessità di venire ma, fino ad allora, sarò pronto ad ascoltarti".
"Dottore, lei... crede che io stia bene?".
"E' una bella domanda... Io credo che nessuno di noi stia bene davvero, più che altro credo che siamo bravi a sopravvivere in questo mondo pieno di avversità, proprio come la tua Jess. Dimmi, come sta?".
"Lei... Uscirà tra qualche giorno, devono controllare che stia bene e potremo tornare alla nostra vita".
"Vedi?".
"Cosa?".
"La luce che hai negli occhi quando parli di lei. E' lì la risposta Chris... Sì, tu stai bene".

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