Capitolo 38-Jess

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Apro la porta, Dan è fradicio. Ha iniziato a piovere solo qualche minuto fa e già le strade sono piene di pozzanghere. Non appena entra si ferma di colpo mentre asciuga i piedi sullo zerbino e si rende conto che non siamo da soli. Sembra proprio sorpreso, come se non se l'aspettasse proprio. "Va tutto bene Jess?".
"Sì, scusa... Avrei dovuto guardare l'orario... E... Grazie per essere venuto con così poco preavviso... È sabato sera, ti avrò sicuramente disturbato...".
"No, tranquilla, è solo mezzanotte passata e, indovina un po', che cosa pensa di fare la nostra Jess? Chiamare il suo ex psicopatico del cazzo".
"Tu sei sempre così fuori luogo...", Emma cerca di zittire Mia che inizia ad imitarla fastidiosamente come fa sempre.
Mi dà sui nervi, non so mai che cosa voglia davvero, non le andava bene quando stavo con Dan e nemmeno quando stavo con Chris. Sembra che non sia mai contenta o, peggio, che preferisca che io non abbia nessuno accanto.
"Basta ragazze, vi prego...", Benny si avvicina a Dan porgendogli una tovaglia. "Tieni, asciugati".
"Grazie...". Dan sembra davvero in difficoltà, non lo vedevo in questo stato da parecchio. È chiaramente a disagio ed io mi sento in colpa per questo, in fondo ho fatto venire io tutti qui e a quest'ora.
"Quello che voglio dire è che non c'era bisogno di chiamare lo psicologo di turno. Sei già una psicologa Jess, non hai bisogno di lui per capire che ti è successo!".
"Mia!", adesso sì che mi sento terribilmente in imbarazzo per Dan. "Ti ho già detto che mi sta aiutando...".
"Sì, la storia degli incubi e tutto il resto...", sbotta Mia.
"Lì c'è la porta se la cosa non ti importa".
"Okay", alza le mani in segno di resa, "Sto zitta".
"No! Adesso voglio che parli e che mi dici che cosa dovrei fare! Sentiamo! Dammi un'alternativa a tutto questo casino visto che sei così tanto brava a criticare ogni dannata cosa!".
"Jess...".
"Non farlo! Non pararti il culo adesso! Non te ne va mai bene una Mia!". Cerco di mantenere il controllo, ma stavolta mi è proprio complicato farlo. "Sai tutto quello che ho passato! Perché ti ostini a non volere che Dan o chiunque altro mi aiuti?!".
"Non è il chiunque altro il problema ma lui Jess! Hai forse dimenticato tutto quello che ti ha fatto?! Tutto quello che è successo ultimamente?!".
Mi sento così terribilmente a disagio visto che Dan è proprio qui ad ascoltare ogni singola parola di questa stupida conversazione. "Okay, sono stanca". Sento di esplodere da un momento all'altro ma ho bisogno di mantenere la calma, devo farlo, non ho altra scelta.
Dan si avvicina a me mentre asciuga i capelli con l'aiuto della tovaglietta. "Jess! Ascoltami... Parla con me, mi spieghi che è successo? Mi sono preoccupato quando hai chiamato...".
"Mi dispiace ma non potevo aspettare".
"Che è successo di così grave?".
"Siamo stati al Bleecker questa sera... Lo conosci?".
"Sì... Credo di sì, è quel locale molto carino a Greenwich. Non è da molto che l'hanno aperto... Qualche mese se non mi sbaglio".
"Stasera eravamo lì... Mi sono allontanata un attimo da loro per andare al bagno e ho sentito delle ragazze parlare... Non ci crederai Dan, quel locale è il vecchio Golden!".
"Cosa?! Aspetta... Parli di quel Golden?".
"Sì...".
"E... Che cosa c'è di strano?".
"Che abbiamo fatto delle ricerche e, tra le ragazze scomparse e avvistate lì per l'ultima volta, c'è lei. L'ho vista Dan!".
"Jess... Non capisco, spiegati meglio! Di che ragazza stai parlando?".
"La ragazza che sogno fin da quando ero una bambina! Era lì, tra quelle foto!".
Dan mi guarda stralunato, sarei nel suo stesso stato se mi trovassi al suo posto. Essere chiamato qui e a quest'ora poi per sentire tutto questo da me... Che potrei mai pretendere?! Sembro proprio uscita fuori di testa.
"Sono sicuro che c'è una spiegazione. Magari ti sei sbagliata... Ti sei confusa...".
"Guarda...", prendo il mio cellulare e apro la galleria, mi sono fatta passare la foto da Emma. Eccola lì, in mezzo a delle amiche, mentre sorride con un drink in mano. "Si chiamava Alison Campbell, aveva 27 anni. Quella foto fu scattata la sera in cui scomparve, i suoi amici dichiararono di averla accompagnata alla sua auto proprio fuori dal Golden e fu lì l'ultima volta che la videro. Erano sicuri fosse tornata a casa ed invece... Non tornò più. I suoi genitori denunciarono la sua scomparsa il giorno dopo".
"Jess... Aspetta...".
"Guarda bene, alle loro spalle c'è l'insegna del Golden. Fu uno dei suoi amici a scattare questa foto, c'è scritto nell'articolo!".
"Come fai ad essere così sicura che sia lei... Insomma, all'epoca parlarono di così tante ragazze...".
"Guarda!", allargo la foto sulla maglietta di Alison, "Lo vedi?".
Dan si focalizza sulla foto, guarda attentamente fino a quando sembra che qualcosa abbia finalmente attirato la sua attenzione.
"Il ciondolo... Guarda! È un cuore d'argento!".
Dan è sconvolto tanto quanto me. Continua a guardare quella foto e ad allargare l'immagine. Non dice una parola, sembra scosso.
"Dan... Il suo viso... È lei! Potrei riconoscerla tra mille! È la stessa ragazza che sogno da vent'anni! Da quando avevo solamente dieci anni!".
"E perché mai sogneresti una ragazza scomparsa? Quale sarebbe il collegamento tra te e lei?! Dio... Non capisco...".
"Già... E perché sognarla dopo il suo rapimento?! Se ci pensi bene ti ho sempre detto di avere iniziato a fare quegli incubi quando avevo dieci anni, lo stesso anno in cui Alison è scomparsa! E poi... Perché sognarla in quello stato?! Legata e ferita?! Questi sono tutti indizi di quello che le è successo!".
"Nel tuo ultimo sogno...".
"Sì, ci ho pensato anche io Dan! Nel mio ultimo sogno Alison mi ha dato una collana, la stessa che indossa qui".
"Se è come dici... Come fai ad avere qualcosa in comune con una ragazza scomparsa vent'anni fa?! Jess... Non lo so, è tutto così strano... Dobbiamo cercare di mantenere la calma e di trovare una spiegazione razionale a tutto questo".
"Quei sogni... Lei legata che continua a chiedermi aiuto... Com'è possibile tutto questo? Io devo farlo! Devo capirci qualcosa! Non posso trascorrere un giorno in più in questo stato, potrei perdere la testa da un momento all'altro!".
"Che suggerisci di fare? Sei tu qui il dottore", Eric si avvicina seguito da Emma e Benny, mentre Mia resta seduta lì in fondo con le braccia conserte, sembra ancora sulla difensiva.
"L'ipnosi".
"Oh andiamo Jess, hai visto cos'è successo l'ultima volta...".
"Non mi tirerò indietro stavolta Dan, io devo sapere!".
"Guarda in che stato sei adesso! L'unica cosa di cui tu hai bisogno adesso è di calmarti!".
"Voglio che contatti il dottor Williams, voglio vederlo il più presto possibile".
"Jess...".
"La stai ascoltando?!", sbotta Mia.
Tutti ci giriamo verso di lei.
"Qual è il tuo problema?".
"Qui se c'è qualcuno che ha un problema sei tu. Mio caro Dan... Sembra proprio che adesso tu non voglia aiutare il più grande amore della tua vita!".
"Mia...". Cerco di fermare quest'inevitabile discussione tra Dan e Mia, ma invano.
"No!", Dan mi zittisce, "Forse sei tu che non vuoi aiutarla davvero perché altrimenti dovresti sapere, o almeno immaginare, che cosa sarebbe meglio per lei!".
"Perché? Fammi indovinare... Tu lo sai invece, non è vero?".
"Beh, direi proprio di sì. È il mio lavoro e conosco Jess".
Mia sta per ribattere ma Emma si fa avanti anticipandola. "Bene, facciamo così. Adesso torniamo a casa e ne riparliamo domani. Si è fatto tardi e abbiamo bisogno tutti di dormire".
"Emma...".
"Ho detto andiamo Mia".
E, per la prima volta, Mia abbassa la cresta e le dà ascolto.
"Ti chiamo domattina quando avrai la mente serena. Per qualsiasi cosa sono qui accanto, lo sai", Benny mi dice queste parole abbracciandomi e, per un momento, mi sento confortata.
Escono tutti di casa lasciando me e Dan da soli.
"Mi dispiace aver reso la situazione... Complicata".
"No... Non preoccuparti, le passerà".
"Non le sono mai piaciuto eh...".
"Ah! Perché?! Non lo avevi ancora capito?!".
Dan mi guarda a lungo, come se fossi uno dei suoi casi clinici da studiare. Conosco quello sguardo e quello che sta facendo adesso. E me ne dà prova appena inizia a parlare. "Senti Jess... Se tu vuoi che io chiami Williams lo farò ma... Quello che mi importa di più è che tu stia bene e, soprattutto, che questa sia la scelta giusta per te".
"Ne ho bisogno Dan e stavolta mi impegnerò per riuscirci. Sono sicura che c'è una spiegazione a tutto questo, deve esserci per forza altrimenti non avrebbe senso... Dimmi che mi aiuterai a capirci qualcosa, dimmi che lo farai perché da sola non ci riuscirei".
Dan mi guarda a lungo, poi mi sorride annuendo. "Va bene, lunedì lo chiamerò e ti farò sapere. Nel frattempo promettimi di rilassarti e di trovare la concentrazione adatta per sottoporti a quel tipo di trattamento. Sai quanto possa essere impegnativo...".
"E tu? Sai quanto tu possa essere protettivo?!".
"Non posso evitarlo".
"Quando la smetterai Dan?".
"Di fare cosa?".
"Di provare a proteggermi? Di preoccuparti così per me?".
"Mai, mi prenderò sempre cura di te Jess, in un modo o nell'altro".
"Posso prendermi cura di me da sola, devi solo accettarlo".
"Lo so già, è proprio questo il problema", una nota di malinconia riga il suo volto di colpo, "Bene, allora ti chiamo io per farti sapere quando fisseremo il prossimo l'appuntamento".
"Grazie, Dan".
"Farò del mio meglio per aiutarti Jess, lo farò sempre". Si avvicina e mi dà un bacio in fronte. Istintivamente stavo quasi per fare un passo indietro, è come se mi avesse colta alla sprovvista. Ma quello che Dan ha appena fatto è qualcosa di dolce, qualcosa che non gli appartiene. Gesti sdolcinati, romanticherie... Non sono cose da Dan ma stasera, adesso, è come se con quel bacio mi avesse trasmesso la sua presenza, il suo conforto, il suo esserci sempre. Solo questo, nient'altro. Poi, mi dà le spalle, apre la porta e va via. E, forse, per la prima volta abbiamo raggiunto il nostro equilibrio.

Mentre cammino per questo sentiero mi chiedo perché io sia qui a passeggiare a quest'ora della notte da sola con i miei pensieri. L'odore dell'autunno è più forte camminando tra questi alberi. La loro ombra a tratti mi spaventa, sempre essere così possente di fronte a me. Le ombre dei rami sull'asfalto sembrano mostri nascosti pronti a sorprendermi da un momento all'altro. Ad ogni passo il rumore delle foglie schiacciate mi culla, ricordandomi che siamo quasi a Settembre e che sembra essere passata un'eternità da quando io e Chris siamo venuti qui. A volte mi capita di sobbalzare, mi guardo attorno per poi rendermi conto che si tratta solo di ragazzi che sono qui in giro a fare delle specie di falò, anche se mi chiedo se gli sia consentito farli. Le loro risate mi fanno accelerare il passo, sono improvvise e provengono da tutti i lati come delle ombre in procinto di seguirmi. Sono sicura che non manca molto per arrivare al suo posto fuori del mondo, quella casetta sull'albero dove Chris mi ha portata la prima sera che ci incontrammo. Come dimenticare quel giorno, è stata come una svolta per me. Sorrido e mi sento a casa al solo pensiero. È stata una svolta per la mia mente ma, soprattutto, per il mio corpo. Sì, perché da quel momento ho iniziato a conoscerlo davvero, ad amarmi così come sono, senza più pensare di non andare bene. Di non essere perfetta. I suoi occhi, il modo come mi guardava, erano tutto, significavano tutto. Erano diventati i miei occhi. È come se io avessi imparato con lui a guardarmi nel modo giusto, senza ma e senza più perché. Continuo a chiedermi perché sono qui ma la risposta non è poi così difficile. Sono arrivata ad un momento della mia vita dove tra il sapere ed il non sapere c'è, in fondo, una linea così sottile. Potrei continuare a fare quegli incubi che mi porterebbero inevitabilmente ogni giorno a farmi domande, le stesse che mi faccio da vent'anni, o potrei sapere finalmente la risposta che ho sempre tanto cercato. Ma come posso? Come posso affrontare tutto questo senza di lui? Come? È come se mi mancasse quella forza, quel coraggio che solamente Chris era in grado di darmi. Quella capacità di andare oltre. Oltre ogni cosa, oltre ogni dolore, oltre tutto. Oltre. Mi bastava essere con lui, era sufficiente. Avevo imparato a vedere le cose, il mondo, da una prospettiva differente, dove la speranza era la ragione di ogni cosa. Ma senza di lui, sembra essere tutto vano.
Eccola, eccola lì finalmente. Un lampione non molto distante la illumina a stento ma io la riconosco subito. Mi affretto a salire la piccola scala di legno poggiata sul tronco d'albero dove si trova la casetta. Mentre lo faccio sento la voce di Emma rimproverarmi per essere venuta qui e, per di più a quest'ora, con tutto quello che sta succedendo in questo periodo, la scomparsa delle ragazze e tutto il resto. Non appena salgo su chiudo subito la botola. Qui è quasi tutto buio se non fosse per la luce esterna che entra dalle piccole fessure delle pareti in legno. Mi guardo attorno... Ed ecco che mi trovo improvvisamente come fuori dal mondo, in una dimensione dove tutto è spento, fermo, messo in stand by. È come se qui sentissi la sua presenza, come se lo sentissi accanto a me. Dove sei? Dove sei finito Chris? Perché hai deciso di tenermi fuori dalla tua vita? Mi basterebbe sapere che stai bene, che va tutto bene. E con te sarebbe tutto diverso, sapresti quale parole dirmi, le più giuste. Lo hai sempre saputo, come farmi sentire meglio. Ma quello che ho sono solo parole e ancora parole. Guardo quei disegni appesi lì sulla parete di fronte a me, invecchiati dal tempo ma ancora pieni di tante cose da dire. Ricordo i suoi occhi mentre mi raccontava di quando li ha disegnati. Mi avvicino e li sfioro, lentamente, immaginando il momento in cui li ha fatti. Che cosa ti è successo per arrivare a tanto? Ho fatto di tutto per avvicinarmi a te finendo per ottenere l'opposto, finendo per allontanarti. E mi hai fatto così male, così dannatamente male. Ma se non l'ho fatto con te, devo farlo con me, devo riuscire ad aiutare me stessa per uscire da questo eterno limbo in cui mi trovo fin da sempre. Non posso arrendermi proprio adesso, non ora che finalmente so chi è quella ragazza che ho sognato per così tanto tempo. Mi spaventa la verità, potrebbe essere solo un caso, potrei averla vista un giorno in un servizio del telegiornale e la mia mente ci potrebbe aver costruito una storia sopra. È questo quello che fa la mente, costruire storie, teorie, qualcosa che è molto lontano della realtà. È questo quello che potrebbe fare una bambina di dieci anni dopo aver appreso una notizia alla tv. Ed io lo so bene, è un argomento che ho studiato per così tanto tempo che continuo a credere che non sia successo proprio a me. E se ci fosse dell'altro invece? Se ci fosse qualcosa che mi lega a quella ragazza ed io non lo so ancora? Se avessi potuto fare qualcosa? Se potessi fare ancora qualcosa? Quello che so è che non posso trascorrere un giorno in più con lei nella testa senza fare niente. È arrivato il momento di trovare le risposte, non più di cercarle.
Mi sdraio qui, per terra, è adesso che mi sento al sicuro. Improvvisamente, come se tutto fosse chiaro, come se sapessi che cosa fare. Chiudo gli occhi. Resto qui.

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