Capitolo 19-Jess

326 31 30
                                    

Ma quello che ha sconvolto l'intera comunità è stata la causa del decesso. Il figlio, Christopher Lewis, di soli 11 anni, ha sparato al padre tra le undici e mezzanotte usando una pistola trovata in casa e custodita illegalmente. Al ritorno da una serata dal vicino di casa, nonché compagno di scuola, Eric Brown, il figlio di Lewis ha visto la propria madre e la propria sorella prive di sensi sul pavimento della cucina. Stephanie Lewis, figlia di Russel Lewis e Martha O'Connel, riporta segni di arma da fuoco.
Non appena Emma finisce di leggere mi si gela il sangue. Sento dentro di me la voglia di urlare, di gridare, di spaccare tutto. No, non riesco nemmeno a pensarlo, non voglio pensarlo. Non può essere! Chris non è un assassino... Tutta questa storia è solamente un grande equivoco. Ci sarà una spiegazione a tutto, ogni cosa avrà un suo perché, ne sono sicura. Ed è per questo... Cazzo... È per questo che non mi ha mai voluto parlare. È per questo che non si è mai voluto aprire con me. Che cosa avrebbe potuto mai dirmi? Che ha ucciso suo padre? Che è stata lui la causa della sua morte? Adesso sì, adesso sì che vorrei tornare indietro a tutte quelle volte che l'ho pregato di parlarmi, di fidarsi di me, e dirgli solamente di abbracciarmi in silenzio. Mi sono sempre preoccupata del perché di quei suoi incubi che ci svegliavano nel bel mezzo della notte, di quegli stessi incubi che ormai erano diventati anche i miei. Chi non avrebbe incubi al suo posto? Ma perché un padre avrebbe dovuto uccidere la propria figlia? Perché?! Voglio sapere di più, devo sapere di più.
"Eric sapeva tutto...", Em non sposta gli occhi dallo schermo del computer continuando a rileggere quelle stesse righe. "Eric era il suo vicino di casa, Eric lo sapeva! E non mi hai mai detto niente di tutta questa storia...".
"Che succede?". Mia ritorna con uno scatolone di pizza e lo poggia sull'isola qui in cucina. "Che mi sono persa?", ci guarda stranita mentre mangia una patatina.
"Ho bisogno di bere". Vado verso il frigo e mi si illuminano gli occhi non appena lo apro e vedo le birre congelate. Ne ho un bisogno assurdo in questo momento.
"Il nostro Chris è un presunto... Assassino".
"Cosa?!", Mia quasi soffoca dopo l'osservazione alquanto diretta di Emma.
Mi giro a guardarla come se avessi il potere per zittirla a distanza. "Perché mai chiedersi che cosa diavolo sia successo davvero in quella casa? Molto meglio colpevolizzare la gente senza nemmeno sforzarsi di credere che le cose siano andate diversamente, vero Em?".
"Okay... Forse è meglio analizzare la situazione con lucidità".
"Andiamo Em, tutta questa razionalità non ti porterà da nessuna parte, l'ho imparato sulla mia pelle! La verità è scritta su quegli articoli e l'hai letta tu stessa".
"E appunto per questo cerchi ancora di trovare una giustificazione per quello che ha fatto Chris?!".
"Sì perché penso che ce ne saranno mille di giustificazioni e io voglio ascoltarlo!".
"Ma ascoltare cosa?! Dio... Hai appena letto che ha ucciso suo padre a 11 anni! Ti rendi conto?".
"Scusate... Cosa?". Mia sposta lo sguardo da Emma a me e viceversa con la patatina a mezz'aria.
"Tu non pensi che tutti in questo mondo meritiamo una cazzo di possibilità di essere ascoltati?".
E restiamo così, io ed Emma, faccia a faccia per dei secondi che sembrano interminabili fino a quando lei non molla e mi dà le spalle.
"E, poi, come puoi ben vedere il tuo ragazzo è a conoscenza di tutto. Pensi che il tuo Eric potrebbe mai essere migliore amico di un assassino?".
Emma nemmeno mi guarda, è a braccia conserte fissando lo schermo del pc andato ormai in standby. "Non lo so". Sono queste le uniche parole fredde che riesce a dire, senza più nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Ed è in momenti come questi che mi sembra di impazzire, quando la mia migliore amica di una vita sembra non capirmi. E mi sento sola, terribilmente abbandonata a me stessa.
"Credo che abbia ragione Jess, ci sarà una spiegazione plausibile...".
"Già...", sbotta Emma ridendo, "Mi mancava che voi due complottaste contro di me. Sono sempre io quella che esagera in tutto e ne fa un dramma no?!".
"Se fossimo nel mio studio lo chiamerei complesso di inferiorità". Noto che alle mie parole Emma si infastidisce, posso vederlo nei suoi occhi, le viene da piangere.
"Dannazione Jess! È da mesi che cerco di farmi andare bene questa relazione, chiamiamola così, che hai con Chris quando sai anche tu che non lo è mai stata sul serio. Sei stata tu a raccontarmi di tutte le volte che hai provato a farlo aprire con te, a parargli, ma che hai sempre ricevuto un bel muro piantato in faccia come risposta. E, adesso, tutto questo... Che vuoi che ti dica? Che vuoi che faccia? I salti di gioia? Vuoi che io sia felice che la mia migliore amica vada a letto con un tipo che prima ha ucciso suo padre e che poi è scomparso nei vent'anni successivi?".
"Non più...". Sono queste le uniche parole che escono dalla mia bocca d'istinto.
"Cosa?". Mia viene a sedersi accanto a me sul divano prendendo le mie mani tra le sue. "Cosa non più Jess?". Lei è sempre stata la più ragionevole, nonostante Emma sia la più razionale, Mia mi ha sempre ascoltata di più. Non ho mai temuto di affrontare qualsiasi discorso con lei, ho sempre saputo che ci sarebbe stata nelle buone e nelle cattive, al contrario di Emma dalla quale mi sono sempre aspettata dei monologhi infiniti sui miei sbagli.
"Non lo vedo da due settimane ormai...".
"Perché? Che è successo?".
"Niente Mia, è quello il punto, non è successo proprio niente. L'abbiamo fatta finita".
"Scommetto perché lui continuava a tenerti fuori dalla sua vita".
"Em! Devi fermarti!", sbotta Mia.
"Perché?! Non è la verità?!".
"Sai che cosa penso? Che dovreste andare".
Em e Mia mi guardano incredule, in questo momento mi dispiace solo per Mia ma non riesco a tollerare ancora per altro tempo l'immagine di Emma che continua a puntarmi il dito contro.
"Bene, come vuoi". Emma prende il cellulare e, senza nemmeno aspettare che Mia la raggiunga, esce fuori di casa.
"Mi dispiace tanto tesoro...".
"Dispiace a me, è solo che... Ho bisogno di stare da sola e... Pensare a tutto questo casino".
"Jess", Mia mi stringe a sé e, per un attimo, mi sento finalmente meglio, "Prenditi tutto il tempo che vuoi. E non pensare a Emma, lei è preoccupata per te, a modo suo".
"Lo so".
E, all'improvviso, resto da sola, con un intera teglia di pizza che sta lì a fissarmi sul bancone della cucina.

OLTRE OGNI COSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora