Capitolo 9-Chris

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Da quassù riesco a vedere in lontananza le luci delle macchine che, nonostante siano quasi le due di notte, non si fermano. Ma è tutto così distante, distante me. Distante da noi. Come se fossimo in un mondo parallelo, lontano da tutto e da tutti. E, per la prima volta dopo vent'anni, riesco a sentire di nuovo quella sensazione di casa, di protezione. Di libertà. Mi guardo attorno, tutto è rimasto com'era, esattamente come l'ho lasciato. In una delle pareti sono ancora appesi dei fogli, alcuni disegnati, di altri non è rimasto niente. Ne prendo uno, lo scrollo, c'è un po' di ragnatela attaccata. Soffio e caccio un po' via la polvere ma mi rendo conto che adesso il disegno è un po' sfocato. Ci sono due bambini, siamo io e Steph. Lei ha la solita gonna rosa di jeans che indossava quasi sempre ed io il mio cappello blu dal quale non mi separavo mai, neppure dentro casa. Ricordo il giorno in cui ho fatto questo disegno, esattamente come se fosse ieri. "Era uno di quei giorni. I miei avevano litigato di nuovo e io scappai di casa. Casa mia non era molto lontana, su Thompson Street giusto qualche minuto da qui, Steph mi seguì e scoprì il mio posto segreto. Quando salì e aprì questa piccola botola per entrare era pronta a rimproverarmi, ricordo ancora la rabbia sul suo viso. Ma io le dissi che questo era il mio posto segreto fuori dal mondo e che da qui avrei potuto vedere il caos fuori ma sentire la pace dentro. Ricordo che sorrise, in fondo quelle erano le sue parole. Mi abbracciò e restammo tutta la notte qui. Io feci questo disegno mentre lei dormiva, siamo solo io e lei lontani dal mondo fuori".
"Avevate un bel rapporto... Tu e tua sorella". Leggo la curiosità negli occhi di Jess. Lo so, vuole sapere di più.
"Lei era il motivo per cui sono rimasto in quella casa, se non ci fosse stata lei io non sarei mai più tornato e sarei rimasto qui, su questa piccola casa sull'albero. La trovai una di quelle tante volte che scappai di casa, un giorno ci salii e decisi che questo sarebbe stato l'unico posto dove potevo sentirmi libero".
"Cosa le è successo?". È naturale che sia curiosa, non posso biasimarla ma non so perché le sue domande non mi mettono in soggezione. E' una sensazione nuova per me, di solito mi sono sempre messo sulla difensiva con tutta la gente con cui ho avuto a che fare, medici, psicologi, poliziotti.  Ma non posso, non posso mostrarle l'oscurità del mio passato. Non a lei almeno, rovinerei tutto e scapperebbe da me. Voglio che lei abbia un buon ricordo di me quando andrò via da qui. "È morta, è stato mio padre, è morta per colpa sua...". 
"Chris...".
"Poi è morto anche lui... Diciamo che l'universo ha sistemato le cose".
"Mi dispiace...". Sembra visibilmente scossa, quasi mi dispiace. Non voglio che sia triste per me, non cerco la compassione da lei. Non l'ho mai cercata da nessuno.
''Ti ho portata qui per farti vedere il mio posto fuori dal mondo. Tutti abbiamo bisogno di un posto dove sentirci liberi".
"Cosa è che ti fa pensare che io non mi senta libera?".
"I tuoi occhi". E ci perdiamo di nuovo. Siamo seduti, l'uno di fianco all'altro, con le gambe piegate sul petto. I nostri occhi si fondono, si perdono. Credo che nessuno mi abbia mai guardato come lei mi guarda. È bella, sì è davvero bella. Credo che la sua anima sia ferita, che abbia bisogno di essere curata, un po' come me. Forse, siamo simili? Avvicino la mia mano sulla sua guancia, lei chiude gli occhi d'istinto e sembra che abbia la pelle d'oca, posso sentirla ovunque sotto i miei polpastrelli. Sento in estasi tutto il mio corpo, sento lo stomaco contratto per i crampi. La mia salivazione diminuisce ogni minuto che passa. Vorrei baciarla, vorrei farlo proprio adesso. Le sue labbra sono carnose, ed è come se gridassero di voler essere toccate. Quando riapre gli occhi e mi guarda mi perdo ancora, non mi guarda come mi guarderebbe chiunque. Mi guarda come solamente lei è in grado di fare. Quegli occhi verdi mi fanno perdere la testa, sono droga per me. Credo che lei non si veda bella, piuttosto impacciata. Continua a toccarsi la coda come per sistemarla, ha i capelli un po' in disordine ma sono perfetti così, di un castano scuro un po' come i miei. E continua ancora a darsi una sistemata, come se avesse il bisogno di essere perfetta senza rendersi conto che lo è già.
"Chi ti ha tolto la voglia di vivere la tua vita?".
"E chi l'ha tolta a te?". Non pensavo rispondesse alla mia domanda con la stessa, mi fa restare senza parole. Non mi era mai capitato di sentirmi non in grado di gestire una situazione. "È una lunga storia, non voglio annoiarti".
"Non ti ho mai visto qui in tutto questo tempo... Sei qui da poco?".
"Sono tornato da qualche settimana, non mi fermerò molto, il tempo di risolvere qualche problema e partirò di nuovo".
Non so perché ma questa mia affermazione la lascia in silenzio per un po'.
"Dovresti prendere in mano la tua vita Jess e non scappare come me. Decidi tu per la tua vita, in che modo viverla e con chi. Nessuno può ridurti così e nessuna cosa può infrangere il tuo equilibrio".
"Se ti stai riferendo a quello che ha detto Mia...". Adesso sembra chiaramente in imbarazzo.
"Chi scopa per compassione?!".
Scoppiamo a ridere all'unisono come se fossimo perfettamente complici.
Jess scuote la testa, adesso la sua risata sembra amara. "Mia non ha tutti i torti in fondo... Ho passato molti anni dietro a qualcosa di inesistente, accontentandomi e pensando che per me fosse il massimo quando ancora non lo avevo incontrato...".
"Cosa?".
Si volta verso di me e quegli occhi... Dio, quegli occhi dicono di più delle parole. "Il massimo".
Forse è meglio interrompere tutto questo, so che finirei per farle del male. E questo no, non me lo perdonerei. Non posso farlo, non a lei. "È ora di andare... Sono quasi le tre del mattino".
Jess Guarda il display del suo cellulare e infastidita lo spegne.  "No. Voglio restare qui". Mette le braccia conserte sistemando la mia camicia sulle sue spalle. Quasi trema, credo che abbia freddo.
Mi sposto un po' più verso di lei e la circondo con un braccio. Lei poggia subito la sua testa sulla mia spalla, chiude gli occhi e inspira profondamente come se avesse finalmente trovato la pace. E sì, l'ho trovata anche io.

OLTRE OGNI COSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora