Capitolo 2-Jessye

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Marzo 2020

"Potremmo parlare di sogni ricorrenti. Ti dice qualcosa? Quando nei sogni una situazione si presenta allo stesso modo vuol dire che quella stessa situazione non è ancora stata risolta del tutto. C'è un impulso dentro di te che sta cercando di dirti di risolvere qualcosa, magari di affrontare qualcosa che molto probabilmente stai sottovalutando...".
"So cosa stai per dirmi.".
"Jess...".
"Andiamo Dan... Sai che la risposta è no".
"Così come tu sai che l'ipnosi regressiva è l'unica soluzione che ci resta per capire cosa c'è che non va, per andare all'origine del problema. Jessye, le abbiamo provate tutte, questa è l'ultima opzione. Tu lo sai, lo sai tanto quanto me. Dovresti fidarti della scienza, ci facciamo i conti tutti i giorni".
"Una laurea in psicologia e un master pensi che possano risolvere tutti i problemi del mondo?".
"No, ma i tuoi sì. Ascolta, tu impegni la tua vita a risolvere i problemi degli altri e ti ostini a non affrontare i tuoi! Cosa posso fare per convincerti?".
Guardo l'orologio lì sulla parete, proprio sopra la testa di Dan. "Accidenti! Tra poco ho lezione!".
"Dimmi che ci penserai almeno!".
Esco fuori dallo studio del mio psicologo prima ancora di dargli una risposta a quella sua affermazione, perché come sempre scappo dalla realtà anche se so che, prima o poi, dovrò farci i conti. 

L'aria della primavera mi investe mentre cammino per i quartieri di Greenwich Village. Il sole mi riscalda, come se volesse cullarmi. Non mi infastidisce, piuttosto mi fa sentire quasi protetta. A tratti scompare nascosto dai grandi alberi che popolano il quartiere. No, non è niente male qui. È tutto così rilassante, così calmo, sembra di essere sempre in vacanza senza nemmeno accorgersene. Il posto di insegnante all'università di New York è arrivato da qualche mese. Ho fatto un po' fatica ad ambientarmi ma adesso sento Greenwich la mia seconda casa. Non è molto distante dal mio appartamento a Chelsea, qui a Nord. Entrambi fanno parte di uno dei cinque distretti di New York, Manhattan. Manhattan... Sì, proprio così. Io vivo qui e fatico ogni giorno a crederci. Amo la mia vita, il posto dove vivo, il lavoro che faccio. È tutto quello che ho sempre sognato. Anche se a volte credo che mi manchi qualcosa.
Nella mia vita ho sempre fatto quello che volevo, mio padre ha sempre appoggiato ogni mia scelta. Fin da bambina riuscivo a psicanalizzare chiunque si fermasse a parlarmi, tanto che una volta lui mi disse "un giorno diventerai una strizzacervelli signorina". Sento le risate ancora oggi.  Ed è così, oggi sono diventata una delle strizzacervelli più ricercate a New York. Ho quasi 30 anni, un appartamento tutto mio e una carriera stupenda. Ma forse Dan non ha tutti i torti.
Daniel Evans, amico d'infanzia, compagno di scuola, collega all'università. Il mio ragazzo per dieci anni e, adesso, il mio psicologo. Anche lui ha acquistato un appartamento qui a Greenwich dove ha aperto il suo studio privato. Divertente no? Una psicologa in cura da un altro psicologo. Beh, in fondo un po' tutti abbiamo bisogno di parlare con qualcuno, come diceva mio padre con uno strizzacervelli. Io e Daniel abbiamo rotto da due anni ma credo che lui non l'abbia ancora superata. Ed io non ho mai fatto niente per aiutarlo ad allontanarsi da me, forse perché, in fondo, ho bisogno di lui per sentirmi meno sola in quell'appartamento a Cushman Row, tra il nono e il decimo viale a Chelsea. Lì è un po' tutto diverso da Greenwich, le ville a schiera e i grattacieli mozzafiato si fanno spazio tra le strade del quartiere. Lì la vita è un po' più movimentata, più frizzante. Mio padre ha fatto sì che io avessi tutto dalla vita, anche un posto dove vivere, un posto dove io potessi aprire il mio studio privato. Ad un certo punto della sua vita, dove ormai aveva raggiunto la qualifica di capo polizia al Dipartimento di Polizia della città di New York, ha preso le sue cose ed è andato con mia madre e mio fratello al 79 di Horatio Street, in una modesta casa di periferia, lasciando interamente a me l'appartamento dove vivevamo. Tutto questo qualche mese prima di morire di un infarto improvviso il giorno del mio compleanno, il 21 Marzo. L'ha trovato mia madre, credo che non l'abbia mai superata. E nemmeno io, nonostante domani sia il primo anniversario della sua morte.

Dimmi che domani andremo al Bleecker!!! - Mia

Se la tua risposta sarà un no vengo a prenderti con la forza! - Emma

Non posso crederci ma non posso nemmeno evitare di sorridere mentre apro Whatsapp e leggo i messaggi delle mie due migliori amiche, ricevuti nello stesso attimo. Quelle due si saranno messe d'accordo, sicuro. È da giorni che provano a convincermi di far qualcosa per il mio compleanno domani, ma come potrei mai festeggiare il mio compleanno il giorno della morte di mio padre? Chiudo Whatsapp e poso il telefono nella borsa. 
"Scusi...". Mi chino per raccogliere la mia agenda che mi è appena scivolata dalle mani urtando qualcuno.
"Mi scusi lei Dottoressa Cooper, ci vediamo tra poco in aula".
Assorta dai miei pensieri, mi rendo conto solo adesso di essere appena arrivata alla New York University.

OLTRE OGNI COSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora