Capitolo 62-Chris

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Sono così morbidi i suoi capelli mentre scivolano tra le mie dita. Continuo ad osservarla, non potrei mai stancarmi di farlo. Toccare la sua pelle, sfiorare il suo viso con il mio naso sentendo l'odore della sua pelle, baciarla con attenzione per non svegliarla. E' quello che sto facendo da tutta la notte e non potrei mai averne abbastanza. I raggi del sole entrano dalle fessure delle tegole di legno, lei stringe un po' gli occhi, la infastidiscono ma riesce ad essere dolce anche in questo. Si gira sulle mie gambe continuando a dormire, poggia una mano sul suo viso come per proteggersi da quel fascio di luce. Mi viene da sorridere mentre la guardo e non lo facevo da troppo tempo, forse da anni, come se avessi la spensieratezza di un bambino perché è lei che mi dà quella leggerezza che ormai sconoscevo. È un piccolo essere indifeso, innocente, i cui occhi sembrano gridare aiuto, occhi pieni di sofferenza e mancanze. Mi sento quasi rispecchiarmi in lei, sembriamo così diversi ma le nostre sono due anime più simili di quanto pensiamo. Per un attimo, solo per una frazione di secondo, apre gli occhi e, non appena mi vede, mi sorride. Credo stia ancora dormendo, sicuramente quando si sveglierà nemmeno lo ricorderà ma non importa... sarò io a farlo per noi. Mi guarda... Dio, questa ragazza farebbe impazzire chiunque. Lei è bellissima, ogni cosa di lei lo è. Poi richiude gli occhi e adesso quasi russa mentre io continuo ancora a guardarla, non so per quanto tempo ancora, fino a quando non mi addormento anch'io.

Questo ricordo della sera del nostro primo incontro è vivo dentro di me come se lo avessi vissuto proprio adesso. Eravamo lì, nel mio posto fuori dal mondo. La mia casetta di legno ha sempre significato tanto per me. Dal mio rifugio è passata ad essere la mia riscoperta, da quando ho portato Jess lì quel posto è diventato ancor più importante. E' come se avessi aperto a qualcun altro una parte così importante del mio cuore. I miei ricordi sono lì, la maggior parte dei quali con mia sorella. Avevo promesso che mai nessuno l'avrebbe scoperta o ci sarebbe entrato ma con Jess è stato tutto diverso fin dall'inizio, era come se sentissi che lei avesse bisogno di quel posto così come ne ho avuto bisogno io la prima volta. E' come un tempio sacro, una volta che ci entri esci da lì protetto e sentirai sempre il bisogno di tornarci per sentirti al sicuro. Era diventato l'unico posto in cui io riuscivo a sentirmi normale mentre ero lontano dalla merda che avevo in casa. A volte c'erano giorni in cui pensavo di portarci mia madre, magari sarebbe stato un rifugio sicuro anche per lei, e tante altre erano le volte che pensavo di dover correre via anche da lì per paura che mio padre lo scoprisse. E allora sì che mi sarei perso, completamente. Poi, qualche mese fa, ho capito che il mio posto fuori dal mondo non era più la mia casetta sull'albero, era Jess. E' arrivata e ha sconvolto totalmente la mia esistenza, come un vortice senza freno. Le nostre incomprensioni, i nostri tira e molla, il nostro abbandonarci sono stati come una droga per me, nel vero senso della parola. Non potevo avere lei e mi facevo. Non ero capito da lei e mi facevo. Non la vedevo e mi facevo di nuovo. Ma più mi drogavo, più bevevo, e più capivo che non bastava. Volevo sempre di più. Volevo lei. Ho sempre voluto lei, fin dall'inizio, fin dal primo momento in cui ho incrociato i suoi occhi verdi. Cazzo, i suoi meravigliosi occhi verdi. E ho capito che avrei potuto sballarmi di tutto ma niente avrebbe mai potuto farmi sentire bene, vivo, pieno di adrenalina se non come quando stavo con lei. Lei è la mia droga, quella di cui per quanto possa lottare non potrò mai farne a meno, quella di cui non vorrò mai disintossicarmi. Mai. E' il mio vizio più grande, la mia perdizione, ma è anche il mio tutto. Tutto. Potrei urlare al mondo intero che Jess è tutta la mia vita, un fulmine a ciel sereno ma l'essenziale di ogni mio giorno. Senza di lei non avrei mai saputo che diavolo significa amare. L'ho amata ogni volta che commettevamo errori e tutte le altre che mandavamo tutto a puttane. Ogni volta che ci allontanavamo l'uno dall'altro era un passo in più per avvicinarmi a lei. Siamo questi io e lei, due opposti ma simili, le due facce di una medaglia ma che hanno bisogno l'una dell'altra per esistere. È così vero cazzo... Noi siamo pieni di problemi, pieni di dubbi e di perché e, forse, abbiamo ancora così tanto di cui parlare ma quello che voglio adesso è lottare, come non ho mai lottato in tutta la mia vita, preferendo il silenzio e l'omertà. Voglio credere che lì fuori ci sia davvero qualcosa di buono e, se c'è davvero, voglio viverlo con Jess. Forse è ora di imparare a guardare la vita con un sorriso, lo stesso che aveva lei ogni volta che guardava me. Lei è la mia speranza, la mia rivincita, il mio tutto. Jess è il mio posto fuori dal mondo, solo lei.
"Il Signore ti ascolta sempre figliolo".
Non appena alzo lo sguardo vedo il prete della piccola cappella dell'ospedale sedersi accanto a me.
"Non hai bisogno di ricomporti, sei nella casa del Signore".
"Non dovrei essere qui".
"Perché?".
"Non mi è mai interessato... pregare. Ho sempre pensato che molto probabilmente dall'altra parte non ci sarebbe stato nessuno ad ascoltarmi".
"Beh... E' quello che potremmo pensare tutti ma è proprio lì che sta la fede. Se tu credi tutto è possibile".
"Non sai mai cosa è reale".
"Quelle lacrime lo sono, il tuo dolore lo è. Rivolgerti a Dio può essere un aiuto a colmare quel vuoto che senti in momenti come questi. Ma devi crederci altrimenti non ti resta più niente, sei qui in fondo no?".
"Non so nemmeno come sono arrivato qui... Stavo camminando tra i corridoi...". Mi guardo attorno ma, poi, mi focalizzo sulla grande statua lì in fondo, alla mia destra.
"Quello è il sacro cuore di Gesù, è lì da quando hanno costruito quest'ospedale".
E succede tutto in un attimo, i ricordi si impadroniscono di me di nuovo. "Mia madre mi portava in chiesa la domenica, a me e a mia sorella. Non vengo in posti come questo da quando avevo undici anni. Lei mi diceva sempre, ci sono cose che non puoi spiegare ma che senti solo nel cuore".
"E tu che cosa senti nel tuo cuore figliolo?".
"Non riesco a sentire... niente. L'unica cosa che voglio è che Jess torni da me".
"Jess? Chi è? La tua ragazza?".
"Non sapevamo nemmeno noi che cosa fossimo, l'unica cosa certa è che io la amo, più di quanto si possa immaginare. La amo con ogni singola parte di me e... Se penso all'ultima volta in cui ci siamo visti, in cui mi ha guardato...". Ripenso a quel giovedì sera, a quando ci siamo lasciati in quel modo al Belle Vue, al modo in cui mi guardava mentre usciva da lì. "Non posso... Non posso pensare a com'erano i suoi occhi quella sera. Forse avrei potuto fare di più, io dall'inizio avrei potuto fare le cose in maniera diversa...".
"Se hai commesso degli errori puoi riconoscerli ma non è il momento giusto per colpevolizzarsi o chiedersi come sarebbe andata se non avessi fatto quello che hai fatto. Figliolo quella ragazza sa che tu la ami?".
"Sì".
"E lei ama te?".
"Sì".
"Ecco, è lì la risposta. Vedi, l'amore è questo. Si riassume in quel sì. Non importa se a volte vi perderete lungo il cammino, quello che conta è ritornare su quegli stessi passi che vi hanno unito. Difficoltà, sacrificio, dolore... Sono tutte cose che fanno parte della vita. Questo è l'amore in tutte le sue sfaccettature".
Restiamo così, in silenzio, non so per quanto tempo. Ma sto bene, per la prima volta in tutti questi giorni, sto bene.
"Vuoi pregare con me? Puoi anche restare in silenzio e ascoltare...".
Guardo il prete a lungo, non riesco a rispondergli niente ma a lui basta il mio silenzio per cominciare. Mi guardo di nuovo alla mia destra, verso il sacro cuore di Gesù.

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