Capitolo 57-Chris

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Per tutto il tragitto Jess resta in silenzio. Continuo a guidare concentrandomi sulla strada davanti a me ma non posso fare a meno di guardarla. Sembra con la mente altrove, completamente assorta nei suoi pensieri. Vorrei guardarla negli occhi e chiederle che cosa le succede, il fatto di non sapere che cosa le stia passando per la testa mi fa impazzire, ma non so quale sia la cosa più giusta da fare, farle domande o stare al mio posto accontentandomi che abbia accettato di accompagnarla in ospedale. Starà così per sua madre? O sarà pensierosa per la seconda seduta di ipnosi che dovrà fare con Williams? Finirò per impazzire con tutte queste domande che sono come un eco alle mie orecchie. Del resto, non so che cosa siamo adesso, se le va ancora di fidarsi di me dicendomi quello che prova, quello che ha dentro il suo cuore. O, almeno, io lo so ma non so più se vale lo stesso anche per lei.
"Grazie", mi dice come se avesse capito il mio bisogno di iniziare conversazione.
"Per cosa?".
"Per... questo. Per accompagnarmi in ospedale, non sei tenuto a farlo".
"Siamo davvero a quel punto?".
"Quale punto?".
"Al punto in cui tu mi ringrazi ed io ti ringrazio per avermi ringraziato e... tutte queste formalità... Oh andiamo Jess, quando abbiamo fatto così marcia indietro?".
"Quando tu hai deciso di passare la notte con Kristine", ecco che sgancia la bomba.
"Detto così potrebbe alludere ad altro", faccio un mezzo sorriso che è chiaro che la infastidisce. Quando la supererà?
"In ogni caso è quello che hai fatto".
"Stavamo chiudendo il locale e mi ha offerto qualche drink e poi non eravamo nemmeno soli, ci sono dei testimoni...".
"Perché l'hai fatto Chris? Parlare con qualcun altro dei nostri problemi piuttosto che con me?".
"E tu? Perché mi hai nascosto i sentimenti di Alexander Mendoza per te e il fatto che il vostro rapporto lavorativo, come dici tu, non è ancora finito?".
Fa una pausa e annuisce, "Okay! Va bene! Ho sbagliato!". Inizia a muoversi sul sedile nervosamente, "Ho sbagliato a tenertelo nascosto ma non avevo alternativa!".
"C'è sempre un altro modo Jess, me lo hai insegnato tu".
"No!".
"Questa sì che è bella, e scommetto che è solo una scusa".
"Non potevo dirtelo perché avevo paura di te!", dice tutto d'un fiato, come una liberazione. Finalmente so come stanno davvero le cose. "Paura di me?".
"Tu forse non lo ricordi ma io non posso cancellare tutte quelle volte che stavi per uccidere chiunque si avvicinasse a me Chris!".
Mentre fermo la macchina al parcheggio dell'ospedale faccio il conto con il peso delle parole di Jess. Mi si sbattono in faccia come uno schiaffo, ma sono vere e non posso darle torto.
"Senti... Scusa, io...".
"No, non devi scusarti Jess. Hai ragione, ti ho portato io a nascondermi ogni cosa. Temevi la mia reazione e non posso né tanto meno voglio biasimarti. Ma cazzo, ti giuro che sto cercando in tutti i modi di essere diverso. Credimi, almeno questo concedimelo".
Jess mi guarda e mi sorride, fa scorrere una sua mano sul mio viso. A quel tocco chiudo gli occhi e mi ritrovo improvvisamente in un'altra dimensione, quasi surreale. E' questo l'effetto che mi fa, mi sento spaesato senza più un equilibrio perché è lei che me lo dà. "Ti credo e vedo quanto ti stai impegnando. E' solo che... In questo momento abbiamo tanto a cui pensare, dei problemi da risolvere e credo che dovremmo concentrarci su questo".
"Solo su questo?". Mi viene istintivo far scorrere le mie dita dalla guancia al suo collo. Cazzo, la sua pelle è fantastica, sembra seta al mio tocco.
"Chris!".
"Che c'è?! Non puoi negare che il sesso è fantastico".
"Ma non c'è solo quello".
"Ma potremo ricominciare da quello".
"Okay!", Jess apre la portiera e scende dall'auto, "Vieni o no?". Cerca di nascondersi ma riesco a vederla mentre sorride allontanandosi.
La seguo mentre entra al Greenwich Hospital, prendiamo le scale per scendere al reparto di cardiologia. La vedo fermarsi a parlare con un medico credo, la rassicura su sua madre dicendole che ha trascorso bene la notte e che, in due tre giorni al massimo, sarà fuori di qui. Lei sembra felice di questo, in fondo e nonostante tutto è pur sempre sua madre. Poi, lui si allontana e Jess viene verso di me. "Vieni?", mi dice quasi sperando che le dica di sì.
Mi sento per un attimo in difficoltà, è come se da ora in poi facessi attenzione a tutto, ai dettagli, a non sbagliare niente. Non voglio far casini visto che è quello che ho fatto finora con lei. Sarà opportuno seguirla ad incontrare sua madre? Sarebbe meglio aspettarla qui fuori? "Certo", le dico ancor prima di esserne sicuro. So che una mia risposta negativa in questo momento la ferirebbe, so che ha bisogno di me e del mio appoggio. E, poi, voglio conoscere qualcuno della sua famiglia, qualcuno che non sia Garret.
La seguo dentro la stanza di sua madre. C'è un'infermiera accanto al letto intenta a cambiare una flebo.
"Jess! Sei venuta!", sua madre si solleva un po' sul letto. E' chiaramente felice di vederla, come se all'improvviso un'ondata di luce l'avesse investita. La stessa che io avrei voluto vedere riflettersi sul viso di mia madre, quella luce che non vedo in lei da fin troppo tempo. Pagherei per tutto questo.
"Avevi dubbi mamma?! Sono tua figlia! Devo essere qui".
"Devi? O vuoi?".
"Mamma...".
"C'è una differenza, minima ma c'è". È pignola, esattamente come mi ha sempre detto Jess. Poi, si gira a guardare me per qualche minuto, come per studiarmi. Sto iniziando a pensare che allora è un vizio di famiglia. "Non mi presenti il tuo... accompagnatore?".
"Chris, lei è Amanda Smith, mia madre. Mamma, lui è Chris".
"Molto piacere", non mi stacca gli occhi di dosso come se volesse ispezionarmi, "Voi due state insieme o...".
"Mamma!", Jess la fulmina con gli occhi. E' evidentemente imbarazzata mentre sua madre cerca di dissimulare chiedendogli com'è andata la sua mattinata.
Devo ammetterlo, quella donna ha quell'aria da stronza di cui mi ha sempre parlato Jess ma non posso fare a meno di notare quanto sia bella e più la guardo più mi viene in mente Jess. Non capisco perché si sia sempre impegnata a descriverla così diversa da lei quando sono due gocce d'acqua. Mi sembra di avere da un lato Jess e dall'altro la sua versione tra vent'anni.
"Beh, che dire... Quel... dottore mi ha detto che tra qualche giorno uscirò ma dovrò stare a riposo. Mi ci vedi? A riposo?!".
"Beh, se non vuoi affaticarti dovrai farlo, non hai altra scelta".
"Buongiorno... a tutti!", Garret si ferma non appena si accorge della nostra presenza, in particolare di quella mia. "Mamma, come stai?", le chiede senza staccarmi gli occhi di dosso.
Amanda non gli risponde, passa lo sguardo da lui a me e a Jess come se fosse preoccupata per qualcosa. "Bene... Tua sorella è venuta a farmi visita con il suo amico Chris".
"E stavamo giusto per andarcene", Jess afferra la sua borsa e saluta sua madre. "In questi giorni passerò da qui... Come ti ho già detto, sta tranquilla... Ti rimetterai". Poi, mi fa un cenno come per dirmi di andare ed esce dalla stanza.
Garret posa la busta che aveva in mano sul piccolo tavolo di fronte al letto e la raggiunge fuori.
Tutto questo non mi piace, sto per uscire anche io quando Amanda mi ferma dicendomi qualcosa. "Lei ti ama".
Mi soffermo a guardarla e, prima ancora che io possa dirle qualcosa, mi anticipa. "Proteggila, è nelle tue mani", mi dice quasi con la voce spezzata.
"Come sa... Come sa che lei mi ama?".
"È mia figlia e, nonostante non le sia mai andata a genio, riesco ancora a guardarla negli occhi e capire quello che ha dentro e tu... Tu sei lì, dentro di lei".
Non riesco a dire altro, non mi aspettavo quelle parole. E, poi, il mio pensiero è rivolto a Jess che è lì fuori da qualche parte con Garret. Saluto Amanda ed esco fuori. Vedo Jess nel corridoio in fondo mentre parla con Garret. Lei mi sembra piuttosto indisposta, non mi piace vederla con lui, è come se la mettesse in difficoltà ogni volta e non è di certo quello che dovrebbe fare un fratello. Non mi ha mai convinto, sento che dietro quella facciata c'è dell'altro.
"Tutto bene qui?", al mio arrivo stanno zitti entrambi.
Garret guarda Jess sorridendo, ma è chiaro che è uno di quei sorrisi provocatori. "Sì... Stavamo giusto scambiando due parole tra fratello e sorella, non è vero Jess?".
"Andiamo, si è fatto tardi e ho degli impegni...", percepisco chiaramente che Jess vuole andare via da qui. Non la contraddico e ce ne andiamo insieme verso il parcheggio dell'ospedale raggiungendo la mia Cadillac. Non appena dentro Jess tira un sospiro, di sollievo direi.
"Di che parlava?".
"Non lo so, ha cercato di farmi promettere più volte di tornare a trovare nostra madre".
"Quel tipo non mi piace ma, forse, vuole solo la sua famiglia unita dopo quello che è successo".
"Forse Chris o, forse, è l'ennesima occasione per puntarmi un dito contro e colpevolizzarmi per qualcosa".
"Prendila come un'occasione per riunire la tua famiglia".
"Andiamo Chris, non siamo più una famiglia da quando mio padre è morto e, di certo, non inizieremo adesso ad esserlo".
"Lei mi sembrava sincera...".
"Per la prima volta anche a me ma... Non posso dimenticare tutto il resto, così da un giorno all'altro. Insomma... Mia madre mi ha sempre odiata!".
"Non farlo, non dimenticare, ma, almeno, affronta il presente ed il futuro sulla base di quello che sta succedendo adesso. Solo così capirai se ne varrà davvero la pena mettersi in gioco. Tu hai un dono Jess, il dono di poter fare tutto questo per la tua famiglia! Al contrario mio...".
"La tua era una famiglia felice Chris...".
"Fin quando mia madre stava bene così come, nel tuo caso, fino a quando tuo padre era vivo. Il punto è che tu, a differenza mia, hai l'opportunità di provare almeno a recuperare qualcosa con tua madre. Inizia andando a trovarla, magari tornerai anche a volerle bene".
Jess mi guarda accennando un sorriso ma so per certo che la malinconia ha appena preso il sopravvento su di lei.
"Lei crede che tu mi ami".
"Cosa?".
"Tua madre... Me l'ha detto prima".
Jess mi guarda, le si arrossiscono le guance. Amo vedere che prova ancora queste sensazioni nonostante il tempo che passa. "Io... Mi dispiace! Lo fa sempre... Impicciarsi della mia vita".
"No, non colpevolizzarla. È stata carina".
"Carina?!", ride.
"Sì e, poi, ha detto la verità".
"E quale sarebbe questa verità, sentiamo? Che ti amo".
"Perché? Non mi ami?".
Jess mi guarda negli occhi mentre poggia la testa sul poggiatesta del seggiolino. "Sì". Quel sì è come una liberazione, come una gomma che cancella tutto quello che non andava bene fino ad ora. Quel sì annulla tutto.
Mi avvicino a lei e la bacio. Succede tutto in un attimo, senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo dentro la mia Cadillac a baciare la donna che mi ha stravolto la vita. E mi sento come un ragazzino con le farfalle allo stomaco, e mi piace.

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