Epilogo

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"Come ti senti oggi?".
"Bene".
"Bene. E?".
"In pace".
"Come vanno le cose con la tua fondazione?".
"Alla grande, mi sento... Realizzato".
"Ho saputo che ne hanno parlato anche ai notiziari... Devi esserne fiero, so che cosa significa per te".
"Lo sono. È stato come un nuovo inizio, più che altro come una ricompensa che ho fatto a me stesso".
"Per tutto quello che hai vissuto?".
"Per dare agli altri l'aiuto che io non ho mai avuto".
"Mi hai sempre detto che ti trattavano da assassino, non è vero?".
"Mi additavano come assassino. So che, in fondo, non avevano tutti i torti ma è facile accusare qualcuno senza sapere prima il suo vissuto. C'è sempre una spiegazione a tutto".
"Eri un bambino che voleva difendere la sua famiglia. Tuo padre avrebbe dovuto parlare con te e non nascondere quello che succedeva nella sua vita, parlare come si fa ai bambini anche solo facendoti sentire che lui era lì per te. Chistopher, quello di cui tu avevi bisogno era il suo amore".
"Lui aveva dei fantasmi che lo ossessionavano, proprio come me. Forse, nonostante i suoi errori, aveva bisogno anche lui di qualcuno che lo ascoltasse".
"Ecco qui...".
"Che cosa?".
"La tua totale guarigione".
"Che vuole dire?".
"Hai riconosciuto che tuo padre aveva bisogno di aiuto, fino a qualche anno fa non lo avresti né detto né tantomeno pensato. Sei guarito Christopher, puoi dirlo ad alta voce". Il dottor Jackson mi guarda annuendo soddisfatto dei miei progressi e, devo ammetterlo, lo sono un po' anche io, anche se non pensavo di arrivare mai a questo punto. "E con Jessye? Come vanno le cose con Jessye e i bambini?".
"Siamo felici, abbiamo comprato una casa al mare subito dopo la nascita di Alison, l'anno scorso".
"Al mare... Bello".
"Già... I bambini sono entusiasti di stare lì".
"Adesso quanto ha il più grande? Si chiama... Benjamin, non è vero?".
"Sì, Benny ha quasi quattro anni ed è straordinario, ha gli occhi di Jess. Alison, invece, ha il suo sorriso".
"E di te? Non hanno ereditato niente da te?".
"Forse, la mia testardaggine".
Il dottor Jackson ride mentre chiude il mio fascicolo e, stavolta, credo per sempre. Poi, diventa serio mentre mi guarda, "Christopher... È ora di affrontare la realtà".
"E quale sarebbe?".
"Dimmi, perché continui a venire qui?".
"Perché non voglio perdermi, non di nuovo".
"Tu credi davvero che se smettessi di frequentare i nostri incontri potresti perdere la strada che hai imparato a percorrere con così tanto impegno e fatica?".
"Sì, non voglio mandare a puttane tutto, non dopo essere arrivato fino a qui".
"Sono passati quattro anni Christopher e, in tutto questo tempo, non ti sei distratto un attimo".
"E se...".
"Se dovesse succedere? Beh... Abbraccia i tuoi figli, è quello che mi hai detto quando è nato Benjamin".
Ed è vero, è così dannatamente vero. Ogni volta che prendo in braccio i miei figli mi concentro su una cosa sola, sul loro odore. Ma la cosa strana è che è uno di quegli odori che non puoi trovare da nessun'altra parte se non annusando la loro pelle liscia e delicata. Poggio sempre il mio naso su di loro, a volte anche addormentandomici sopra, e risvegliandomi così, con Jess che mi rimprovera di abituarli male ma, per me, è come se fosse una droga, la droga più buona che abbia mai mandato giù. Ecco, è questo il vizio che adesso si prende gioco di me e che oggi non posso più controllare e, come dice Jackson, dovrei concentrarmi solo su questo.
Esco dallo studio e prendo la mia auto per andare verso casa. Non appena arrivo non sento volare nemmeno una mosca. Mi chiedo come mai, di solito c'è un casino assurdo qui dentro tra i pianti di Alison e i capricci di Benny che corre in giro per casa lanciando ovunque i suoi giochi. Inciampo su un sonaglino proprio qui sul pavimento all'ingresso.
"Jess? Sono a casa!".
Vado in cucina, c'è una pentola con del sugo piuttosto invitante che cuoce e, al centro dell'isola, un'alzatina con dei pancake ancora caldi. Ne prendo uno mentre mi dirigo verso la porta accanto alla grande vetrata nel salone, godendomi il gran disordine che c'è qui in giro per casa. Mi fa ridere, il caos nella maggior parte delle volte è uguale alla felicità. Dicono che dove c'è caos c'è una famiglia felice.
Esco fuori, e non appena arrivo in spiaggia, vedo in lontananza i bambini giocare in riva al mare e Jess sdraiata al sole. Ecco dov'erano finiti...
"Buongiorno", le do un bacio in fronte.
Lei abbassa gli occhiali e mi guarda sorridendomi. "Dove sei stato?".
"A salutare Jackson".
"A salutarlo o...".
"A salutarlo, per l'ultima volta".
"Andrà bene vedrai, anche senza più bisogno del suoi aiuto".
"E se...".
"Se avrai bisogno di un consulto ricordati che hai pur sempre la dottoressa Cooper a tua disposizione".
"Completa disposizione?".
"Beh, quello lo vedremo". Mi sorride maliziosamente come solamente Jess sa fare. E mi si contorce lo stomaco dalle farfalle, le stesse farfalle della prima volta che ho incrociato i suoi occhi, gli occhi di una donna che non sapeva nemmeno quanto fosse speciale. Oggi la guardo e sono così orgoglioso di lei.
"Ho visto una pentola sul fuoco...".
"Sì, ho dato la giornata libera ad Anna, oggi ci penso io a viziarvi".
"Non andrai allo studio?".
"No, mi sono presa un giorno. Ho detto alla mia segretaria di annullare gli appuntamenti".
"E perché? Che succede?".
"È oggi".
"Che cosa?".
"Il giorno in cui hai capito di poter andare avanti ed io volevo assicurarmi di essere qui con te".
"Come facevi a...".
"Sapere che saresti andato da Jackson? In questi anni le uniche volte in cui non mi hai mai detto dove stavi andando era solo quando avevi appuntamento con lui, come se avessi paura...".
"L'unica paura che ho è di perdere tutto questo".
"Sei uno splendido marito, uno splendido padre e i tuoi figli sono pazzi di te, esattamente come me. Quindi... Non hai di che preoccuparti. Tu sei un grande uomo Christopher Lewis, non devi dimenticarlo. Hai messo un punto ai fantasmi del tuo passato già da tempo, solo che ti ostinavi a non vederlo. È ora di riconoscere l'uomo che sei, è ora di andare avanti. Con noi".
"Che cosa ho fatto per meritare una donna come te nella mia vita?".
"Ad essere sincera, me lo chiedo anche io", mi dice Jess fiera guardando i nostri figli lì sulla riva.
"Molto bene, allora oggi ti avremo tutta per noi!".
"Papà!", Benny corre verso di me seguito da Alison che ci raggiunge gattonando.
"Se resti qui con loro, vado un attimo dentro".
"Okay".
E la guardo, mentre si allontana, nella sua bellezza più assoluta. Ed è fantastico come Jess, ogni giorno, diventi sempre più bella, senza se e senza ma. Si gira mentre va verso casa nostra, mi guarda ed il riflesso del sole risplende improvviso nei suoi occhi, in quegli incredibili occhi verdi che mi hanno fatto perdutamente innamorare di lei.
"Ti amo", riesco a leggerle il labiale.
"Ti amo anche io".
"Papà, andiamo al mare! Andiamo al mare! Ci sono le conchiglie!", Benny mi porge il suo secchiello mentre saltella attorno a me.
"Andiamo a raccoglierle".
Prendo Alison e la metto in braccio, poi afferro la mano di mio figlio e andiamo verso il mare.

OLTRE OGNI COSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora