Capitolo 63-Chris

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"Non può essere vero... Si è spinta fino a quel punto pagando qualcuno per ucciderla, puoi crederci?! E tutto questo perché?! Per una stupida gelosia... Per suo fratello e... per me".
"A volte la nostra mente ci fa dei brutti scherzi Christopher. Facciamo delle cose, magari pure ci dilettiamo a farle ma, poi, quando ci rendiamo conto di aver mandato all'aria tutta la nostra vita è tardi".
"Tu credi che lei abbia capito quello che ha fatto? Lei ha premeditato tutto! Aveva il potere di scegliere... Se fare del male o meno, esattamente come me quando ho afferrato quella pistola e ho ucciso mio padre".
"Non tutti possiamo farlo... Scegliere. Alle volte si hanno le spalle al muro, come nel tuo caso, e credi che la cosa peggiore del mondo sia la soluzione più giusta. Altre volte, invece, i nostri sentimenti fanno brutti scherzi. Prima parlavi di gelosia... Ci sono volte in cui quello che proviamo è più forte di noi e ci porta a fare qualcosa che nemmeno avremmo pensato di fare, ma finiamo con il farlo e basta senza nemmeno pensare alle conseguenze".
"Kristine Mendoza ha tutto tranne che l'aria di un'assassina... Ci sono dei momenti in cui fatico a credere che sia stata davvero lei".
"Che cosa succederà adesso?".
"L'hanno sbattuta dentro, nei prossimi mesi ci sarà il processo e si vedrà".
" Beh, per lo meno hanno trovato il colpevole, così potrai smetterla di tormentarti".
"E come Williams?! Se solo non avessi accettato quel lavoro al Belle Vue o avessi ascoltato Jess...".
"Se solo, se solo e ancora se solo... Andiamo Chris! Era solo un lavoro! Non potevi sapere che avresti lavorato per una psicopatica che avrebbe provato ad uccidere la tua ragazza! Non puoi addossarti la colpa di ogni cosa, tu devi solo... andare avanti. Jess potrebbe svegliarsi da un momento all'altro e ha bisogno del suo ragazzo lucido e pronto a starle accanto per il suo recupero".
"I medici mi ripetono la stessa cosa da settimane ma sembra che lei non voglia svegliarsi".
"Non è così semplice come sembra... Tu parlale, fallo ogni volta che vai a trovarla. Il nostro subconscio è sempre lì, sembrerà assurdo ma lei può sentirti Christopher, ogni volta che le parli lei può farlo. Dalle forza, dille di tornare, dille di lottare. Abbiamo ancora tanto di cui parlare e voi... avete tanto da costruire insieme".
"L'ultima volta... Il giorno dell'incidente Jess ha scoperto che la sera della scomparsa di Alison Campbell lei era proprio al Golden e che suo padre l'aveva portata con lei. E, se conosco bene Jess, so come può essersi sentita".
"Già... Lei era sconvolta...".
"Avrà provato il peso della colpa ed io lo conosco bene quel peso...".
"Colpa per cosa? Era solo una bambina... Non avrebbe potuto aiutare quella ragazza in ogni caso".
"Non è così semplice... Scopri dopo vent'anni di essere stata nello stesso posto in cui sono scomparse delle donne e tu ne hai incontrata una proprio lì... Non è di certo una cosa facile da accettare".
"Magari si trovava al vecchio Golden mentre suo padre era di servizio...".
"Perché non gli ha detto quello che ha visto nello scantinato?".
"Perché quello che Jess ha visto l'ha segnata così tanto da rimuoverlo subito dopo o, forse, con il passare dei giorni".
"Beh, se non altro è arrivata a scoprire finalmente il perché dei suoi incubi".
"E tu? Ti capita ancora di svegliarti nel cuore della notte sentendo quello sparo?".
"Qualche volta... Ed è come se lo sentissi davvero, come se ci fosse qualcuno che volesse ricordarmi ogni dannata volta che io ho ucciso mio padre".
"Hai mai pensato che sei tu? Quel qualcuno... Come se ci fosse una parte di te che provasse piacere a punirsi ricordandosi quello che ha fatto".
"Quello che so è che sono stanco di tutto questo. A volte vorrei prendere le mie cose e andare via da qui, l'unica cosa che mi trattiene è Jess o partire senza sapere se rivedrò più mia madre".
"Christopher...", Williams fa una pausa e mi sembra molto in difficoltà adesso, "Nell'ultimo mese ho provato e riprovato a stimolare tua madre, mi sarebbe bastato un altro attacco di quello che ha avuto il giorno del nostro incontro ma niente... Non ho visto nessun tipo di miglioramento".
"E allora quel giorno...".
"Quel giorno è andata in quel modo perché doveva andare in quel modo".
"No... Magari voleva dirmi qualcosa, deve esserci un'altra spiegazione... Aspetta, perché mi guardi con quella faccia?".
"Il consiglio ha bloccato tutto. Il caso di tua madre è ufficialmente chiuso, hanno confermato la demenza senile e... non potrò più fare niente".
"Cosa?! Non è possibile cazzo!".
"Christopher, prima il dottor Jones con i suoi lunghi studi poi io... Sono passati vent'anni, non c'è più niente da fare".
"Mia madre non è malata! Sono sicuro che...". Di cosa? Di cosa sei sicuro Chris, ripete una voce nella mia testa. "Non lo so, non so più niente...".
"Non cambierà niente... E' solo... una questione formale".
"Formale?! Stai parlando di mia madre! Questo vuol dire che devo girare pagina?! E dove andranno a finire tutti i nostri dubbi... Devo solo accettare quello che è successo? Devo rinunciare a sapere se c'è stato dell'altro? Williams siamo arrivati a farle provare qualcosa l'ultima volta, è stato così evidente! Non puoi abbandonarmi adesso! No pure tu!".
"Non ti ho detto questo", Williams mi guarda ma, in quello sguardo, c'è dell'altro come se volesse sottintendere qualcosa, "Quando ti ho detto che non cambierà niente intendevo per te. Tu potrai venire qui ad incontrarla e... a parlarle tutte le volte che vuoi. Le mie tesi, le mie ricerche e le mie supposizioni sono finite ma... Tu non mollare Christopher, fallo per gli anni di studio del dottor Jones ma, soprattutto, fallo per tua madre e per te".
"Ma io...".
"Se dovessi scoprire qualcosa di rilevante il tuo amico John sarà sempre pronto ad ascoltarti, basta che lo chiami".
Non dico niente, resto lì a riflettere sulle parole che Williams mi ha appena detto mentre prendo il bigliettino con su scritto il suo numero di telefono. Poi, esco fuori dal suo studio e percorro la strada per raggiungere mia madre nella sua stanza. Mi viene inevitabile pensare alle sue parole e, per un attimo, mi sento perso come se qualcuno avesse deciso di mettere un punto alla storia della mia vita. Ma lui non mi ha mai detto di arrendermi, forse mi ha spronato ad impegnarmi ancor di più. Ed è esattamente quello che farò d'ora in avanti anche se con Jess sarebbe tutto diverso, forse tutto più semplice.
Quando arrivo nella stanza di mia madre la vedo, eccola, stavolta è seduta di spalle sul letto, con lo sguardo rivolto alla finestra. Mi siedo accanto a lei e l'abbraccio e, mentre lo faccio, chiudo gli occhi immaginando di essere di nuovo un bambino completamente immerso nell'odore della pelle della propria madre. E sì, per un attimo mi sento di nuovo a casa, al sicuro.
"Tu credi che tornerà da me? Eh mamma?".
Immagino che, in qualche modo, mi risponda. Immagino di sentirmi rassicurato dalle sue parole mentre anche lei ricambia il mio abbraccio. Ed è incredibile come il suo odore sia identico a quello di vent'anni fa, posso sentirlo.
"Sai... La amo così tanto, vorrei che si svegliasse per dirglielo guardando i suoi occhi. Non li vedo da fin troppo tempo ed è la cosa che più mi manca di lei...". Mi sposto un po' per poi sdraiarmi e mi ritrovo così, a piangere come un bambino con la testa sulle gambe della propria madre. 

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