Capitolo 39-Jess

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Un suono improvviso, è lontano, sembra molto lontano da me. Ancora, è come una melodia che si insinua pian piano nella mia testa, insistente. Non appena apro gli occhi mi rendo conto che è il mio cellulare. Devo essermi addormentata qui ieri sera, che ore saranno adesso? Rispondo alla chiamata senza nemmeno vedere di chi si tratta ma, dalle urla, non ci impiego molto a capire che è Mia.
"Finalmente! Si può sapere che fine hai fatto?!".
"Non urlare, ti prego, mi sono appena svegliata...". Mi sollevo ma a fatica, ho il corpo indolenzito per aver dormito su questo pavimento di legno per tutta la notte. Com'è possibile che abbia perso la cognizione del tempo?
"Cosa?! Sono le nove passate Jess e sono davanti al tuo appartamento ma tu non rispondi!".
"Perché non sono lì...".
"Che vuoi dire? Dove sei? Devo preoccuparmi?".
"No...", mi pento subito di averle detto che non sono in casa mia anche se lo avrebbe scoperto da sola visto che si trova già lì, "Va tutto bene! Ti raggiungo in cinque minuti...". Continuo a guardarmi attorno per cercare non so nemmeno io che cosa.
"Dopo ieri sera... Ho bisogno di parlarti, sono davvero in pensiero per te! La storia degli incubi, l'ipnosi... Dobbiamo parlare! Dove sei?".
"Nella casa... Sull'albero".
"Cosa?! In quella casa sull'albero?!"
"Sì... Sono venuta qui stanotte ma devo essermi addormentata...".
"Ieri sera?! Jess, non dirmi che sei andata lì da sola dopo che ce ne siamo andati tutti!".
"Ne avevo bisogno Mia".
"Dio, con tutto quello che si sta sentendo con la scomparsa di quelle ragazze... Non posso crederci! Lo sapevo! È tutta colpa di quel Dan! Così vuole proteggerti? Questo è il suo modo di aiutarti...".
"A dopo". Riattacco, non ho proprio voglia di sentire ancora le sue lamentele, non adesso che mi scoppia la testa e lei non ha contribuito di certo a rendermi le cose semplici. Mi sollevo e cerco di guardare attraverso le fessure, è quasi buio fuori. Il cielo è grigio, sono sicura che pioverà da un momento all'altro. Devo fare in fretta ad andare via qui e raggiungere la mia auto, credo stia per arrivare un temporale.

"Guardati! Sei un disastro! Vuoi prenderti un raffreddore?!".
Inizio a sentire le solite paranoie di Mia che iniziano a tormentarmi non appena arrivo sotto la piccola tettoia davanti il mio appartamento. Apro la porta ed entro dentro, iniziando a spogliarmi togliendo i vestiti fradici che indosso. È da due giorni che c'è un tempo terribile fuori.
"Jess! Vuoi ascoltarmi?!".
"Che cosa vuoi Mia?", sbotto e forse con fin troppa foga.
Credo che non si aspettasse questa mia reazione. Si ferma a guardarmi, per un attimo non dice parola. "Che ti succede Jess?".
"Che succede a te! È da ieri che dai di matto!".
"Sei stata tutta la notte in quella stupida casa sull'albero!".
"No! Non farlo! Non chiamarla... così".
"Dio... Quel tipo ti ha proprio sconvolta...".
"Oh andiamo... Stai riconducendo tutto questo davvero a Chris?!".
"Perché?! Non è la verità?".
"Che cosa vuoi Mia? Perché sei qui di domenica mattina?".
"Ero venuta qui per assicurarmi che ci fossi domani sera all'evento che sta organizzando la mia azienda".
"Certo... Ci sarò!", cerco di sembrare il più convincente possibile, "Scrivimi poi dove".
"Sì, ti manderò tutto più tardi...".
"Ho bisogno di fare una doccia Mia, hai finito?".
"Sì... Ho finito". Ma dalla sua espressione so benissimo che non ha finito sul serio.
"Bene, allora ci vediamo domani. Sai dov'è la porta".
E lascio lì la mia migliore amica, mandandola al diavolo e, per la prima volta, non mi dispiace affatto. A volte è così irritante, credevo che Emma fosse la peggiore tra le due ma a questo punto non lo so più. Non le va mai bene niente, che sia Dan, che sia Chris, che sia ogni tipo di scelta che io faccia nella mia vita. E sono stanca, per una volta voglio essere in grado di decidere io che cosa è meglio per me. Raccolgo i miei vestiti e li porto in lavanderia e, prima di infilarli in lavatrice, tiro fuori il disegno di Chris dalla tasca della mia giacca. L'ho preso dalla casa sull'albero, non so perché l'abbia fatto davvero, forse per sentirmi più vicina a lui in qualche modo adesso che non so più nemmeno che fine abbia fatto. Era uno tra i pochi disegni appesi lì dentro, questo raffigura un bambino che gioca sul prato felice, mano nella mano con una bambina. Credo che siano lui e Steph. Quasi mi pento di averlo portato via, come se avessi strappato via da lì uno dei suoi ricordi conservati da una vita. Ma è l'unica cosa che ho di lui, che mi resta di Chris adesso.

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