Capitolo 16-Chris

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Giugno 2020

"E da quanto non hai più quegli incubi ricorrenti?".
"Da circa due mesi".
"Bene... Oggi posso dirti che ho visto dei miglioramenti in te Christopher. A cosa devo dire grazie? O, meglio, a chi?".
"Dottore, non è necessario...".
"Il primo passo per andare avanti è l'accettazione. E tu devi accettare che il merito è tutto suo. Con quello che hai passato... Avresti dovuto incontrarla prima".
"Se incontrarla prima avrebbe voluto dire risparmiarmi dieci anni di riformatorio e altri dieci in giro per il mondo, allora sì, avrei dovuto incontrarla prima". Ridiamo all'unisono.
"Quello che penso è che sono le persone a curare, dipende da quella che ti trovi davanti. E tu, Christopher, hai fatto dei progressi interessanti e devi dire grazie all'incontro con una persona che è riuscita a curarti. Penso che, dopo tutto quello che hai passato, dovresti mettere una pietra sopra a quello che ti è successo. In quei dieci anni di riformatorio numerosi medici ti hanno seguito... Il caso è chiuso da vent'anni, è ora che tu vada avanti".
"Quegli incubi... È come se mi dicessero che non è ancora finita".
"L'ultimo che hai avuto risale a due mesi fa. È finita Christopher. Puoi dirlo ad alta voce. Più accetterai questo più quegli incubi spariranno".
"Nella clinica dove è ricoverata mia madre c'è un dottore che insiste nel fare un percorso insieme a mia madre".
"Che tipo di percorso?".
"Tornare a quella notte, solo così il dottorino pensa di risolvere la condizione di mia madre".
"E qual è il punto?".
"Non posso tornare indietro".
"Oh Chris, adesso hai il potere di fare molto di più di questo. Devi solo avere un po' più di fiducia in te". 
"Grazie dottore, lei ha fatto molto per me".
"Ma guarda un po'... Quella donna è riuscita anche a farti diventare più gentile!", ride, "Dovresti dirglielo. In più, Jessye Cooper è una delle mie colleghe più giovani ma più esperte qui a New York. Sono sicuro che capirebbe... Ti dirò di più... Avrei qualcuno a cui affidarti visto che ho i giorni contati dalla pensione".
"Lei non deve sapere, non è importante".
"Avete una relazione da tre mesi ormai e sai benissimo anche tu che, prima o poi, tornerà a chiederti del tuo passato. È così, non puoi farci niente".
"Perché non posso costruire qualcosa senza che il passato mi condizioni?".
"Semplicemente perché è il passato a costruirci come persone, è il passato a condizionarci, è il passato ad influenzare quello che saremo nel futuro. Non pensi che lei voglia sapere il perché di quegli incubi? Il perché delle tue crisi?".
"Da quando c'è Jess è tutto diverso".
"Ma lei sa che c'è qualcosa che ancora tieni per te. Se dici di amarla, come hai detto a me, devi dirglielo. Perché la ami giusto?".
"È tutto. Jess... È tutto per me".
"Allora non capisco perché ti ostini a non raccontarle la verità su di te".
"Perché niente sarebbe più come prima. Perché lei saprebbe...".
"Cosa Christopher, cosa saprebbe?".
"Che sono un assassino".
"Sai che non è così, sai le dinamiche di quello che ti è successo".
"Le dinamiche... Quale dinamiche? La verità è che ho sparato a mio padre ed era tutto quello che volevo fare da tempo".
"Ti sei convinto di qualcosa che non è la realtà e che gli hai sparato perché lo volevi quando le cose sono andate diversamente e tu lo sai bene".
"Ad ogni modo, niente di quello che dirà lei o chiunque altro cambierà le cose".
"Stephanie... Quel giorno hai visto Stephanie morire. Tu eri lì e hai fatto il possibile per salvarla. Per questo non hai colpe, nessuno può incolparti per quello che è successo".
"Mia sorella, lei è l'unica cosa di bello che resterà del mio passato. E mia madre".
"Christopher, avevi solamente 11 anni. Devi accettare quello che è successo e capirne i motivi una volta per tutte. Solo così potrai voltare pagina. Ad ogni modo, questo è il mio numero", il dottor Jackson mi passa uno dei suoi bigliettini, "Potrai chiamarmi tutte le volte che vuoi. Questi sono i soliti ansiolitici e questi li dovrai continuare a prendere per i tuoi attacchi, anche se mi hai detto che sono diminuiti negli ultimi tempi".
"Grazie dottore".
Si alza, fa il giro della scrivania e viene verso di me. Mi dà una pacca sulla spalla e mi sorride. "Sei una brava persona Christopher, non dimenticarlo mai".

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