5.

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Bussano e subito apre. Ray. Perché?

"Che ci fai qui?" chiede Mora, spostandosi dall'uscio per farlo entrare e richiudere dopo la porta.

"Volevo stare un po' con te. È da una settimana che non ci vediamo. È tutto okay?" domanda lui, sedendosi spaparanzato sul divano, non volendo sapere davvero la risposta. La ragazza si siede accanto a lui.

"Sì, tutto okay. Scusa per sabato. Mi pareva brutto rifiutare l'invito dei ragazzi del set. Sai com'è non volevo fare l'asociale" con lui si allena nella recitazione. Com'è possibile che nel giro di qualche mese tutto è cambiato? Il loro modo di relazionarsi è diverso. E non abitudinario, come sarebbe dovuto diventare con il passare del tempo. All'inizio era un ragazzo tranquillo. Amava la sua vita d'artista. Non l'aveva mai criticata. Non gli pesava affatto, o comunque cercava di non ostacolarle la strada. Se sapeva che doveva lavorare non la chiamava mentre era all'opera e non era geloso e possessivo come adesso. Forse anche lei era cambiata con il tempo, un po' per il rapporto dannoso tra loro, forse per la semplice crescita naturale. Forse perché non le importava più di lui. Non è cambiata. S'è solo resa conto che non è proprio il ragazzo per lei. Non ha bisogno di gente in mezzo ai piedi. Non ha bisogno d'intralci. Vuole essere solamente libera da vincoli relazionali con altre persone. Non crede di chiedere troppo!

"È tutto okay, non ti preoccupare. So che ci tieni a queste sottigliezze... a loro non credo sarebbe cambiato molto se non fossi andata, comunque..." le sputa in faccia della cattiveria. Senza rendersene conto. Gli occhi sono castani, sotto le sopracciglia folte. I capelli brizzolati afro sono più scompigliati del solito. Le gote incavate mostrano la mascella serrata. Lui la guarda. Non si amano affatto. Ma perché allora sono seduti lì, l'una di fronte all'altro? A quale scopo?

"Io tra mezz'ora devo andare al lavoro..." cice Mora, alzandosi per andarsi a preparare.

"Davvero? Per una volta che sono qui..." le prende una mano. Il telefono di Mora è nella sua tasca. Lo estrae.

"Aspetta, mi è arrivato un messaggio..." lo interrompe: "Cavolo. Mi vogliono sul set prima... devo correre. Scusami Ray, facciamo un altro giorno. Promesso!" esclama lei, liberandosi dalla sua stretta sul polso. Sfreccia verso la camera per cambiarsi. È davvero brava a recitare! Non deve andare sul set prima e la mezz'ora in realtà era un'ora e mezza. Deve presentarsi alle quattro. Avrà da passare qualche ora fuori casa, ma ne varrà la pena. Non dovrà respirare ancora il profumo troppo dolce di Ray.

Si sente in colpa. Molto in colpa. Odia mentirgli. Ma non saprebbe nemmeno come scaricarlo. Infondo un po' gli vuole bene... anche se forse non si direbbe dalla cattiveria dell'ultimo periodo. Avevano passato bei momenti insieme. Lo pensa davvero. Ci crede davvero. Ma ora le cose erano troppo diverse. Troppo arrabbiate. Troppo grigie. Poco colorate. Peccato.

Si veste di fretta, deve fargli credere che deve davvero andare a lavorare... che stronza! Si trucca e si prepara. Copione in mano che finge di leggere interessata quando torna nella sala, accanto a lui.

"Non puoi arrivare con un quarto d'ora di ritardo? Che ti frega!" quasi la supplica. Lei sorride: "No, non posso... vorrei ma non posso. Scusami davvero!" ora i sensi di colpa la stanno divorando. Vorrebbe dirgli che forse sì, se arriverà con un pochino di ritardo, non sarà un problema. Ma è un'attrice professionale e lui lo sa bene. Non lo farebbe mai. Lei odia arrivare in ritardo agli appuntamenti. Salterebbe la copertura.

"Allora ti aspetto qui finché non torni!" propone e lei sorride di nuovo: "Ti voglio bene ma non mi sembra il caso. Forse dobbiamo registrare pure delle notturne quindi chissà quando torno! Non voglio tu mi aspetti. Fa ciò che vuoi... vai in palestra. Al massimo tra domani e dopodomani dovrei essere un po' più libera. Ti faccio sapere e resti qui per cena o per pranzo uno di questi giorni... poi decidiamo! Poi puoi restare anche la notte se ti va..." gli ammicca. Si solleva nuovamente dal divano, seguita da Ray. Escono insieme dal piccolo appartamento e lui decide di volerla accompagnare in macchina fino agli Studios. Non ama andare in giro in macchina, preferisce fare quattro passi. Ma stavolta accetta. Si fa accompagnare e scende proprio davanti al portone d'ingresso. Gli lascia un bacio sulle labbra, uno di quelli veloci, fugaci, senza sentimento. Sale i pochi scalini fino ad arrivare all'uscio. Si gira per salutarlo con la mano, come farebbe chiunque, ma è già sfrecciato via. Così, l'unica cosa che le resta da fare è varcare la soglia.

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora