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Mora, per tutta la cena, racconta il Louvre: la gioconda molto piccola, la Zattera Della Medusa di Gericault come gigantografia e tante altre opere delle quali i ragazzi hanno solo vaghi ricordi tramite il Sentito Dire.

"Disco stasera?" domanda Renato accendendosi un'altra sigaretta dopo cena. Ne aveva comprato un pacchetto appena atterrato perché, toccandosi la tasca, non aveva sentito più il suo. Mora ed i due complici non glielo hanno impedito, anche se, con lo sguardo, c'hanno provato in tutti i modi. Sono seduti ad un tavolo, all'aperto. Hanno mangiato ed ora tocca scegliere il da farsi per la serata.

"Io ancora non mi sento tanto bene, credo che tornerò in Hotel, così domani possiamo andare dove volete, senza un morto che cammina!" Elia spiega. Accanto a lui c'è Benji che spesso gli lancia qualche occhiata. Se ne scambiano molte colme d'un segreto faticoso. Mora li osserva di nascosto in quella loro brutta danza scoordinata, cercando di capire ed aiutarli con gli occhi. Entrambi, però, tengono la fronte bassa, in imbarazzo d'essere scoperti.

"Okay. Ti accompagniamo e poi andiamo a ballare" sbuffa il fumatore cercando il consenso degli altri. Nessuno di loro è amante della discoteca, ma per una sera a Parigi, bisogna provare l'ebrezza della musica e della gente francese. Elia convince i suoi amici a non farsi scortare fino alla porta dell'albergo, ricordandosi benissimo la strada, senza l'aiuto dei suoi compagni. Tutti si sollevano dalle loro sedie. Il buio è calato da un pezzo e la torre Eiffel illumina la città.

"Credo che andrò anche io in Hotel. La discoteca oggi non mi va proprio. Scusate raga" Benji guarda Renato. Sono migliori amici da sempre, sa che non si arrabbierà. Renato annuisce.

La band si separa. I quattro discotecari cercano un locale nelle vicinanze per poter fare quattro passi, smaltire la cena ed apprezzare Parigi in notturna. Appena varcano la soglia di una delle tante discoteche parigine, il caldo sovrasta qualsiasi altra sensazione. La musica è alta, com'è giusto che sia. Somiglia ad una semplicissima discoteca italiana. Anche la gente al suo interno non è poi così diversa. Il mondo è paese.

Renato si accende un'altra sigaretta. Mora gliela strappa di mano e fa un tiro.

"Che cazzo fai? Tu non fumi!" s'avvicina subito al suo orecchio.

"Voglio capire che cazzo ci trovi di così bello nel fumare! Ogni volta che accenderai una sigaretta dovrai dividerla con me!" Mora risponde urlando e sbuffando il fumo dalle labbra. Odia fumare. Le labbra si seccano e la gola brucia.

"Non ci pensare nemmeno! Tu non fumi!" risponde l'amico. Carmine prende di sorpresa la mano di Mora e l'estrae dalle dita il mozzicone ancora non concluso.

"Non ci provare. Se vuole rovinarsi la vita sono cazzi suoi, non tuoi!" l'ammonisce il moro guardandola dritta negli occhi.

"Sto parlando con Re adesso. Non metterti in mezzo!" Mora, con voce salda, si stacca prepotentemente dalla presa dell'amico. Carmine fa un passo indietro. Mai mettersi contro Mora Leone.

"Mora. Non ti farò fumare tutte le mie sigarette. Puoi scordartelo!" il biondo sovrasta in altezza la ragazza. Non è spaventata da lui, non potrebbe. Renato, per quanto minaccioso possa sembrare, non farebbe male a nessuno, specialmente alla sua migliore amica.

"Allora smettila di farti del male. Promettimi che non fumerai più. Promettimi che smetterai di rifugiare il tuo cazzo di carattere dietro una sigaretta. A noi piaci così! Non devi fare il figo. Non devi dimostrarci nulla. E neanche a te stesso devi dimostrare un bel niente. Sai quanto vali" Mora gli lancia le braccia al collo, aggrappandosi a lui e dicendogli queste parole all'orecchio per surclassare la musica. Renato ricambia l'abbraccio, stringendola forte a sé. Il loro rapporto è formato da tutto questo. Sguardi intensi e voglia anche d'un bacio, a volte, senza mai però ammetterlo. Non sono affatto compatibili. Lo sanno bene entrambi. Ma quegli sguardi così carichi di benevolenza, in altre persone, potrebbero suscitare pensieri sbagliati.

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora