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L'ispettrice, al sentire la chiamata, è pronta, scattante. Si veste della sua giacca e raccoglie qualche suo collega per accompagnarla. Salgono in macchina e le luci lampeggianti illuminano le strade notturne. Raggiungono il posto indicato nella telefonata anonima. Ispezionano gli esterni. Le tapparelle sono abbassate e, da fuori, sembra tutto cauto. Girano completamente intorno alla villa. Poi, finalmente, spaccano la porta d'ingresso. Si dividono nei diversi piani. L'ispettrice resta nel più basso, svoltando ogni angolo con la pistola alzata. Ma sembra sempre tutto immobile e quieto. I mobili sono rivestiti d'una plastica che, con solo lievi spostamenti, si muove, facendo un fruscio adatto al momento di suspence. La cucina sembra in ordine, come se non fosse toccata da anni. Tiene gli occhi aperti, cercando di non sbattere mai le palpebre. Poi, dalla porta che dà sul salone, nota il divano in pelle. È l'unico non rivestito di quella pellicola di plastica. S'avvicina con un passo più felpato, facendo ancora più rumore con i teli volanti. Sbuca nella stanza immensa. Il divano è di lucido. Come nuovo ma puzza di vecchio. Sul tavolo c'è un cellulare che inizia a squillare proprio in quell'istante. Non riceve risposta però. Accanto a lui, un vassoio colmo di briciole ma vuoto della sua torta. Sul bordo c'è una crema di fragole che ispira golosità. Ma non è il momento di pensare al cibo. Un bicchiere mezzo vuoto è poggiato sul pavimento. Una mano è vicina ad esso, quasi a volerlo prendere, ma morta per poterlo fare. Il respiro è inesistente. Il cuore non batte più. Chissà da quanto tempo. Chissà come mai.

L'ispettrice cammina lentamente, girando intorno alla scena del crimine, cercando di cogliere ogni dettaglio, ogni possibile indizio. Quasi immagina un uomo che s'avvicina a lei, la prende per il collo e la solleva da terra e si dimena finché l'aria non le è più sufficiente e s'immobilizza con le punte dei piedi che sfiorano il tappeto. Le labbra sono violacee ed il viso bianco. È stata soffocata ma non ci sono lividi sul collo, non ci sono segni di strangolamento.

"La villa è di proprietà dei Montesinos" un collega s'avvicina a lei.

"Chiameremo la famiglia" risponde senza nemmeno guardarlo. Il coltello è lanciato sul tavolino. Le finestre sono chiuse e, per scattare foto migliori, alzano una tapparella. La polvere si solleva non appena la finestra viene aperta, facendo strada al venticello mattutino e al sole che comincia a sorgere.

"Credo sia stata avvelenata. Però dovrò fare altri accertamenti." spiega il medico legale dopo averla ispezionata.

Appena il sole è abbastanza alto da non svegliare una famiglia intera, chiamano il padre che risponde con voce comunque assonnata. Subito però si scopre che non sono in città, se non Valerio, con il quale non avevano più alcun tipo di rapporto. Così, l'ispettrice, lascia il corpo lì, immobile, sale in macchina con uno poliziotto per andare a trovare l'unico componente della famiglia a Madrid.

È domenica e prima di aprire la porta, suonano il campanello per secondi infiniti. Gli occhi sono tristi, rossi d'insonnia e non solo.

"Dobbiamo farti qualche domanda" si fa largo nel piccolo appartamento.

"Lo so" chiude il portone. Si sistema la vestaglia sul petto e si siede sul divano, di fronte all'ispettrice: "Ho chiamato io la centrale stanotte" dice tenendo gli occhi bassi.

"La stavo cercando e sapevo che andava spesso lì. Ci siamo andati insieme un paio di volte dopo la morte di Polo. Quando sono arrivato era già morta" spiega.

"Tu mi stai dicendo che la cercavi e l'hai trovata già morta sul divano della villa della tua famiglia?" si sporge verso di lui, guardandolo negli occhi.

"Sì e mi dispiace di non essere rimasto fino al vostro arrivo ma m'avreste sicuramente accusato. Io non so cosa sia successo, giuro" ha gli occhi di chi sta dicendo la verità, sta soffrendo da solo.

"Così facendo non hai di certo migliorato la situazione, lo sai? Adesso devi venire con noi in centrale. Per ora sei il primo sospettato, indagheremo su di te e ti conviene dirci tutto ciò che sai sulla morte di Cayetana" si solleva e lo porta fuori casa, così com'è, in vestaglia. Si lascia prendere e si lascia cadere sul sedile dell'auto senza opporre alcuna resistenza. 

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora