24.

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Aron è poggiato al muro. Aspetta. Non sa cosa, non sa chi. Forse qualche segno per muoversi, per spostarsi, per parlare, per raggiungere tutti i suoi colleghi nell'amata sala relax.

"Piper! Buongiorno... che fai qui tutto solo? Contempli il corridoio vuoto?" Ana gli passa accanto. Forse è lei il segno che aspettava...

"A dir la verità non lo so. Comunque ora arrivo" risponde senza spostarsi dalla sua posizione. Mora li sorpassa e li saluta con un sorriso. Ana la segue ed entrano insieme nella piccola stanzetta dove tutti già di prima mattina chiacchierano animatamente. Aron guarda il cellulare. Nessun messaggio da parte di Tobias. Dopo le riprese gliene manderà uno se non si farà vivo prima lui. Che situazione strana e difficile. Superficialmente hanno chiarito i loro dubbi: Aron non è dispiaciuto per l'altro giorno davanti la facoltà e Tobias non è arrabbiato con lui per la sua presenza scomoda davanti all'università. Ma allora perché non si cercano? Qual è il problema? Da cosa sono frenati? La paura.

Si cambia velocemente nei suoi panni d'attore.


"Ander, andiamo?" Guzman gli lascia una pacca sulla spalla. Ander dà un bacio ad Omar prima di seguire l'amico. Oggi sarebbe stato il compleanno di Polo. Se avessero saputo che sarebbe stato il suo ultimo anno di vita, avrebbero lasciato perdere i litigi per Marina, avrebbero abbassato tutte le loro barriere per stare insieme. Ed invece, la morte di Polo, non è avvenuta per malattia. Non aveva i giorni contati. Nessuno se lo aspettava. Ma lo hanno ucciso loro. Tutti insieme. E non lo pensano solo perché su quella bottiglia c'erano tutte le loro impronte, ma perché se almeno i suoi due amici gli fossero stati accanto, adesso, a festeggiare con una birra, non sarebbero stati solo in due. L'aria è pesante tra i due amici. Non sanno cosa dire. Tutt'oggi, con il passare dei mesi estivi, si sentono maledettamente in colpa. Ander finalmente è guarito.

Guzman gli passa una birra, in piedi davanti alla tomba del loro amico.

"Chi lo avrebbe mai immaginato di brindare in un cimitero?" il ragazzo dagli occhi chiari solleva la sua bottiglia di vetro per farla sbattere con quella di Ander.

"Effettivamente... non sappiamo nemmeno se sia legale" sorride incerto l'altro.

"Credo di sì. Infondo stiamo solo bevendo. Chi sa che qui dentro non ci sia dell'acqua. Ma che poi, davvero c'interessa se è legale? Dopo tutto quello che abbiamo passato, il limite della legalità lo abbiamo scavalcato da un po'" quel suo sguardo amaro rimane fisso nella medaglietta che mostra le foto di Polo.

"Come stai Guzman? Parlami..." Ander gli poggia una mano sulla spalla.

"Come vuoi che stia? Sono agitato, incazzato, triste. Questi ultimi anni sono stati una vera e propria merda se non fosse per Nadia. Prima Marina, poi Polo, poi tu con il cancro, ora Nadia che è partita e chissà quando la rivedrò. Vederla a scuola era una certezza. Era la mia certezza. Invece ora mi sento solo. Non prenderla sul personale, tu sei e sarai sempre il mio migliore amico, insieme a quello lì" Guzman sorride alla tomba: "Però lei è diversa. E mi manca da impazzire." osserva l'amico e stringe le sue spalle. Ander l'ha provocato. Ed ha fatto bene. Vederlo sempre ubriaco o arrabbiato non gli piace affatto.

Ora è tornato l'Ander di sempre, non ha più il cancro, non deve far più compassione a tutti coloro che lo circondano. Infondo i capelli gli stanno pure ricrescendo.

"Lo so. Ti chiedo solo di respirare. So che ti manca Nadia! Credo manchi a tutti. Infondo era parte della mia famiglia. Ma di lei non ti devi preoccupare. È con Lu, si tengono ancorate a vicenda a questo posto di merda, dal quale tutti vogliamo scappare. L'anno prossimo, chissà, forse sarai con lei, dall'altra parte del mondo, a studiare in America. Andremo tutti via da questa città per cercare di rimuovere dalla nostra testa tutto questo, come se andare lontano, possa allontanare Polo e Marina dal nostro cuore. Sappiamo entrambi che non è così, ma lo faremo. Anche solo per non vedere tutti questi angoli che ci ricordano gli attimi con loro. Ti chiedo di goderti questo nostro ultimo anno nel migliore dei modi. Non pensare sempre a ciò che ti fa stare male. Pensa al fatto che non tutto va sempre in modo negativo. Guarda me, sono vivo, almeno io! Non ti basto?" cerca di tranquillizzarlo: "Ora siamo qui. Facciamo un discorso al nostro amico!"

Ander si scosta dalla presa di Guzman. Si volta verso la tomba ed alza la birra: "Polo. Ci manchi. A quest'ora chissà dove saremmo stati. Cosa avremmo fatto tutti e tre insieme per il tuo compleanno. Non avresti dato una festa, avresti voluto festeggiare da solo con noi, come hai sempre fatto d'altronde. Ci dispiace se non siamo stati dei bravi amici. Se non siamo stati in grado di perdonarti a tempo debito. Se non ti abbiamo capito quando avevi bisogno di noi. Ora è tardi e la colpa è nostra. Ma è andata così, che vogliamo farci? Non si può più tornare indietro. Non si può più tornare insieme, come ai vecchi tempi. Quindi, auguri!" Ander pare quasi algido nelle parole, come se non le dicesse con il cuore. Vuole forse trattenersi dal piangere.

"Polo. È colpa mia se tutto è degenerato contro di te dopo che ho scoperto ciò che avevi fatto a Marina. Ti ho reso la vita impossibile e mi dispiace. Spero tu possa continuare a vivere, lì, dove sei, con solo i nostri ricordi belli, anche se i tuoi brutti pensieri, ce li meritiamo tutti. Non siamo stati all'altezza della situazione. Non siamo stati bravi amici. Non siamo stati. Ti chiedo solo un favore, stai con mia sorella, tu che puoi. Stalle accanto e abbracciala da parte mia. Ti voglio bene amico" Guzman fa un passo avanti durante il discorso per accostarsi ad Ander e cingergli le spalle.


Aron si cambia, si riveste. Recitando riesce a dimenticare qualsiasi cosa, come se uscisse dal suo corpo ed entrasse in un altro. I vestiti di scena, non sono solo semplici indumenti, sono come pelle che ti permette di vivere un'altra vita. O meglio, dar vita ad un altro personaggio creato da te stesso. Mentre è davanti alla telecamera, non esiste Tobias, non esiste Victoria, non esiste Agata, non esiste Aron.

Prende il telefono. Un nuovo messaggio. Tobias. Sospiro di sollievo.

Ciao Aron. Scusami se non mi sono fatto tanto sentire in questi giorni. Comunque stasera non posso, ma domani a pranzo, se vuoi, ci vediamo.

Esce nel corridoio e s'accomoda accanto ai suoi compagni varcando la soglia dall'amata sala relax. Sono tutti intenti a sorseggiare un caffè, a chiacchierare, a mangiare qualche merendina come spuntino di metà mattinata.

"Allora, serata di fuoco con Tobias?" chiede Jesus vedendolo un po' stanco, accanto a lui, lanciandogli una gomitata ironica. Aron si volta a guardare quel suo sorriso sfacciato, senza sorridergli proprio per un cazzo!

"No! Sono solo stanco, posso essere stanco una volta nella mia vita? Non è che se sto con un maschio lo prendo nel culo 24 su 24!" risponde un po' troppo scontroso. Forse ha esagerato. Ma se ne accorge solo dopo: "Scusa, non volevo essere stronzo. Solo che hai un po' rotto il cazzo con le tue battute di merda!" spiega con voce cauta, appena vede scomparire il solito sorriso dal suo volto.

"Hai ragione, hai ragione. È colpa mia amico. Solo che tu... sei troppo serioso. Dovresti ridere di più nella tua vita, sarebbe tutto più facile!" Jesus con le dita cerca di prendergli gli angoli delle labbra e portarli all'insù.

"Ma io sono tranquillissimo. Semplicemente, in questo preciso istante, Tobias mi ha dato buca per stasera, quindi, domani, non verrò mezzo addormentato perché avrò passato una notte con lui, ma perché, probabilmente, avrò passato una notte a pensare a quale impegno aveva per darmi buca! Ma comunque, non sono incazzato per questo. Non proprio almeno. Sto blaterando senza motivo, okay, sto zitto!" si rende conto di sembrare fuori di testa. Un brutto mix tra gelosia, incertezza e paura.

Per quanto gli faccia strano, i ragazzi, però, riprendono a chiacchierare senza dare importanza al mini soliloquio da pazzo e ne è felice.

"Se ti va puoi offrirmi una birra stasera a casa mia. Tanto, come te, non ho molto da fare. I miei programmi erano un brutto film su Netflix che possa conciliare il sonno. Che ne dici?" Mora si avvicina con un sorriso quasi timido contrastante con la voce salda e rilassata.

"Sembra più emozionante di quello che credi. Ci sto..." risponde lui, salutandola prima di uscire dalla sala relax per andare a registrare. 

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora