8.

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Aron si ritrova con quei fogli tra le dita. Prova a leggerli ma la scrittura è incomprensibile. Non è da lei. Inizia a capire la struttura di qualche lettera ma tutte le parole che compone non hanno significato per lui. Senza farsi vedere dai suoi compagni che già hanno distolto la loro attenzione da quei geroglifici incomprensibili, scatta qualche foto. Ritenta nel capire finché non riflette un attimo. È italiano. Sistemandosi comodo su un banco dell'aula riscrive le parole su Google traduttore per capire ciò che ha scritto. Traduce tutto e lo legge.

Ander si mette in posizione. Luci e videocamera puntati. Si siede su quella che dovrebbe essere una tomba. La foto di Polo luccica sotto il sole mattutino. Tra le mani stringe dei fiori. Guarda la foto, ormai la conosce bene. Gli sembra impossibile che tutto sia potuto degenerare così. Erano un bel trio: loro due e Guzman.

Ed infondo, tra loro, c'era stata anche una sega in amicizia! Ricordi nitidi nella sua mente. Una lacrima gli scivola sulla guancia.

"Che ci fai qui?" una voce alle sue spalle lo fa sobbalzare. Istintivamente con la mano libera, si asciuga la lacrima: "Ander?" la voce è accanto a lui. Solleva gli occhi. Mercedes ha dei fiori con sé. Lo guarda da sotto gli occhiali da sole.

"Ciao..." risponde restando immobile e abbassando il capo per non far notare gli occhi lucidi

"Ciao... non per essere scortese, ma la tomba sulla quale appoggi le tue chiappe è quella di mio padre". A quelle parole, Ander, si solleva subito dalla sua posizione, fermandosi davanti alla tomba di Polo.

"Lo conoscevi?" chiede Mercedes, indicando la foto del ragazzo.

"Sì. Lo conosco dalle elementari. Era il mio migliore amico. Anche se nell'ultimo periodo ci eravamo divisi molto." Ander non voleva toccare l'argomento. La morte di Polo è un gran segreto. Mercedes non dice nulla. Posa i fiori sulla tomba di suo padre.

"E tuo padre? Come è successo? Se posso chiedere..." dice il ragazzo in imbarazzo.

"Era in brutti giri. Io non lo conoscevo così tanto. Quando ero piccola i miei si sono lasciati, non andavano d'accordo. Io non lo vedevo mai e non m'interessava nemmeno vederlo. Non m'interessava avere un padre. Poi è morto. E non ho versato una lacrima. A volte vengo a trovarlo, ma non so effettivamente perché lo faccio. Forse per guardarlo in quella foto in cui sorride, ignaro. Disarmato. Non lo vedevo da vivo, ma lo guardo da morto" gelida è la voce che Mercedes sprigionata in quelle parole taglienti come lame. Ander l'ascolta senza fiatare, leggermente impaurito.

"Il tuo amico come è morto?" chiede lei, guardandolo con un sorriso malinconico. Dopo la confessione così violenta di Mercedes, come poteva dire una bugia?

"L'ho ucciso io..." sussurra, abbassando gli occhi. Si vergogna: "Non mi perdonerà mai per quello che ho fatto" non tace. Non riesce a restare in silenzio.

"Ander. Lui ti ha già perdonato..." lei aspetta un segnale da parte sua. Ma niente. Dagli occhi del ragazzo, iniziano a scivolare delle lacrime. Imperterrite.

Mercedes si posiziona di fronte al ragazzo, prendendogli le spalle: "Ander. Ascoltami. Non serve a nulla piangersi addosso. Non risolvi il problema. Non so cosa sia successo ma non m'interessa. Non è importante. E anche lui lo sa. Fidati di me. Lui ti ha perdonato." gli occhi rossi di Ander, presi in pieno dal sole, guardano quelli chiari di Mercedes.

La ragazza abbassa la testa, per non rischiare di ipnotizzarsi davanti ad uno sguardo travolgente, com'è quello di Ander. Si china davanti alla tomba del padre e ruba uno dei suoi fiori, per poi poggiarlo accanto al volto di Polo.

"Perché dici che mi perdonato?" chiede il ragazzo, nel momento preciso in cui lei è distratta. S'immobilizza, guardando negli occhi la foto sulla tomba.

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora