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Mercedes riceve visite in quei pochi giorni di prigionia. Il primo è Ander che si presenta il pomeriggio stesso, dopo aver assistito al suo arresto.

"Che ci fai tu qui?" domanda lei, non aspettandolo.

"Eri con Ramon davvero quella sera?" chiede schietto. Nessun come va, nessuna domanda di circostanza.

"Sì. Ero a casa sua." Solleva le spalle. Tra di loro c'è un vetro trasparente che li divide, ma riescono a comprendere ugualmente ogni emozione.

"Quello che c'è stato tra di noi... è legato al bipolarismo?" pone un altro quesito subito dopo.

"Era questo ciò che volevi sapere? Che ti cambia se il nostro sesso è avvenuto per il mio disturbo mentale o meno? Prima di chiedermi questo, forse dovresti chiederti chi sei e cosa vuoi dalla tua vita. Perché se l'abbiamo fatto, il problema non è solo mio. Anzi, non è poi così tanto mio. Sei tu che avevi un fidanzato e sei stato con me..." lei rimane la stessa di sempre, anche con le manette: "Comunque le mie azioni non sono dettate dal bipolarismo. Prendo farmaci e la situazione è sotto controllo. Io sono normale. Come te, come Omar, come Cayetana" spiega. Ander annuisce, rendendosi conto che il problema non è mai stato lei. Lei è stata solo benzina, ma il fiammifero nella foresta l'ha lanciato lui.

"Come stai?" chiede dopo.

"Potrei stare meglio, visto che sono qui senza alcun motivo, solo per uno stupido pregiudizio. Ma adesso controlleranno le telecamere e capiranno che non sono stata io"

"Secondo te chi è stato?" le domanda con curiosità.

"La mia verità è brutta da sentire, perché non si conclude." fa spallucce: "Credo che il colpevole, infondo, non esista veramente. È un suo fantasma ad averla uccisa. Perché aveva perso suo nonno, il lavoro, ma aveva tanto da poter fare ancora. Aveva tanto da poter vivere e invece si è lasciata uccidere da quel mostro che la divorava. Non conosco la sua storia, ma non era una ragazza felice." spiega. Ander quel mostro lo conosceva bene e ci combatteva ogni giorno, in ogni istante. Ora le risposte sembravano chiare. La strada per arrivare alla verità era una sola, dritta ed illuminata. Ander non farà la sua stessa fine. Lui scapperà presto da quella scuola, da quella città, da quelle persone. Perché restare ancorati a quei luoghi significava essere sbranati.

Il secondo è Ramon. Vorrebbe stringerle una mano per solidarietà, ma il vetro non glielo consente.

"Ho consegnato i filmati delle telecamere di sorveglianza. Appena controlleranno, capiranno che non ha senso tenerti qui" la guarda negli occhi. Mercedes gli sorride, guardando nei suoi occhi freddi ma preoccupati.

"Si risolverà tutto. Non preoccuparti." cerca di rassicurarlo.

"Perché non mi hai detto di te? Perché non ti sei fidata di me?" domanda subito dopo.

"Ti saresti avvicinato a me se l'avessi saputo?"

Ramon rimane in silenzio. Se l'avesse saputo dall'inizio, l'avrebbe presa per pazza. Non l'avrebbe mai notata da quel punto di vista. Non si sarebbe legato a lei, non si sarebbe affezionato. Non avrebbe avuto modo di conoscerla ed amarla. Maledetti stereotipi.

"Hai risposto, direi..." commenta lei, sentendo solo il suo silenzio.

"Hai ragione, ma quella sera potevi parlarmene... non mi tenere più nascoste queste cose" le chiede. Lei annuisce, poggiando la mano sul vetro. Ramon posiziona la sua, facendola combaciare, dall'altro lato.

Vengono controllate le telecamere. Fino alle due di notte Mercedes rimane all'interno della casa. Però le telecamere registrano dell'altro. Registrano una macchina che entra nel vialetto. Esce un ragazzo con un berretto. Non entra in casa, ma parla sull'uscio con il padre di Ramon per poi lasciargli in mano un sacchetto trasparente. L'ispettrice fa bloccare il video mentre scorre. Cerca di zoommare sulle loro mani ma non è chiaro ciò che si stanno passando. Il ragazzo però, nel girarsi per tornare alla macchina, dopo aver allungato i soldi, si riconosce. È Raphael. E non è solo in macchina. C'è Valerio.

"Convochiamo Rapheal. Voglio capire cos'è stato questo passaggio, dopo la mezzanotte"

Lo interrogano e, per quanto la prima volta fosse stato bravo, questa seconda tiene la testa bassa. Sa cos'hanno potuto vedere e non ha intenzione di mentire spudoratamente. Così racconta tutto. Quella nella busta era droga. Semplice droga. Perché il padre di Ramon e la madre di Rebeka, oltre ad essere compagni, sono soci in affari. Lei se la procura e lui la vende. All'insaputa dei figli. Di certo non voleva fare la spia, ma ci sarebbero arrivati prima di quanto potessero immaginare. S'è preso le sue responsabilità di fare nomi e cognomi. Di spiegare. E sottolineare che questo, non ha nulla a che fare con la morte di Caye. Erano in macchina insieme quando Valerio ha ricevuto la chiamata da parte di Caye, ma lo ha riaccompagnato a casa per poter andare con la sua macchina alla villa. Raphael non sapeva ciò che s'erano detti al telefono e non era nemmeno interessato.

Mercedes viene rilasciata. Torna a casa sua senza avvertire nessuno ma le voci girano perché Ramon si presenta a casa sua. Passano il pomeriggio insieme, immergendosi nella piscina per un po'. Ha bisogno di rilassarsi. Ha bisogno di tornare alla sua vita da donna libera. Il telefono di Ramon squilla, irrompendo nel loro silenzio. È Rebeka.

"Hanno arrestato tuo padre e mia madre per spaccio" subito esordisce lei.

"Per spaccio?" ripete. S'asciuga i capelli bagnati dalla piscina e si riveste, ancora zuppo, dei suoi vestiti. Rebeka racconta di ciò che ha vissuto: la polizia ha fatto irruzione in casa sua per un controllo, trovando nascosta ogni tipo di droga ed erba. Dicono sia stata una soffiata.

"Io lo sapevo che tuo padre non era affidabile. Io lo sapevo che mia madre non m'avrebbe mai ascoltata!" Ramon chiude la chiamata. Si china su Mercedes, ancora in piscina che aspetta di sapere ciò che Rebeka urlasse al telefono.

"Hanno arrestato mio padre. Devo andare" le lascia un bacio sulle labbra per poi fiondarsi a casa da Rebeka e capire che fare.

Mercedes, dopo la settimana caotica, torna a scuola. È osservata da tutti, perché la notizia del carcere s'è sparsa in tutto l'istituto. Ramon l'affianca, insieme a Victor e Pilar. A loro si aggiunge anche Rebeka. Ormai tutti sanno che lei e Ramon vivono assieme, non si devono più nascondere. Raggiungono Samuel, Guzman, Ander e Omar, fermi sull'uscio.

"Com'è stata la reclusione?" domanda il più alto dagli occhi azzurri.

"Sono viva, questo basta" risponde, sollevando le spalle.

"Hanno detto che è stato trovato il colpevole. Mi ha detto mia mamma che verranno a breve per parlarne" Ander espone.

"Ragazzi. Il caso è stato chiuso. Abbiamo controllato le videocamere di sorveglianza di tutte le strade che portassero alla villa, abbiamo controllato ogni cella telefonica nelle vicinanze e non abbiamo trovato nulla. Nessuna persona che sia passata di lì nell'ora del decesso. Abbiamo di nuovo ispezionato tutta la casa e abbiamo trovato un biglietto. Credo sia giusto leggervelo." l'ispettrice estrae il pezzo di carta dalla tasca.

Chissà quando troverete questo biglietto. Chissà quando chiuderete il caso. Come è stato fatto con Polo. Forse non si risolverà mai, se non fino a quando non mi troverete. Sono stato scritto mentre accanto a me c'è solo una torta alle fregole e veleno. Forse per topi, non ricordo più.

Ho perso il lavoro. Mia madre non lo sa. Ho perso ogni briciolo di felicità. Polo... dopo mesi ancora mi mangia l'intestino. Mi manca. Perché sono colpevole. Colpevole come tanti. Perché non l'ho capito, non l'ho aiutato. Potevo salvarlo. Ma sono stata stupida, egoista. Quindi darete la colpa a tutti i rimanenti. Ma ormai chi rimane? Perché siamo sempre meno. Ci dimezziamo, ci spezziamo. Cadiamo. Scompariamo. Moriamo. Come me.

Cayetana

"Si è tolta la vita. Ha commesso suicidio e voi siete liberi da questa storia. Vi chiedo solo di stare attenti, perché già ci conosciamo e mi spiace dovervi conoscere così bene. Siete giovani e avete una vita davanti, non lasciatevi divorare dal presente." cerca di lasciare una lezione di vita.

Mercedes si volta. Guarda Ander. Aveva ragione.  

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora