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"Pilar. La sera della morte di Cayetana, dov'era?" chiede l'ispettrice alla ragazza.

"Dal mio fidanzato. A casa sua" risponde secca.


"Victor. Dov'era la notte della morte di Cayetana?" domanda.

"A casa mia."

"E per caso, con lei, c'era Pilar?"

"Sì. È stata da me tutta la notte"


Pilar, dopo la festa finita male a casa di Mercedes, torna nel suo nuovo appartamento. Ma Samuel, che era alla festa con lei, viene accompagnato a casa da Guzman. Pilar non ha intenzione di diventargli amica, tantomeno di condividere gli spazi con lui. Così, quando apre la porta, s'infila subito in camera sua. L'altro arriva cinque minuti dopo ma non lo sente tanto muoversi. Sarà andato a dormire. Così esce e senza nemmeno guardarsi intorno apre il frigo per prendere da bere. Vorrebbe qualche alcolico per poter dormire meglio, ma in questa casa non ci sono molti alcolici, se non birre scadenti.

"Ciao anche a te..." sente, mentre torna verso la stanza. Sobbalza leggermente ma si volta a guardare il suo interlocutore.

"Tu non stai mai a casa tua?" chiede a Guzman, fermandosi sullo stipite della porta.

"Perché dovrei quando qui ho il mio amico che mi ospita senza avere genitori tra i piedi?" risponde sollevandosi per avvicinarsi a lei: "Come mai sei venuta a vivere qui?" domanda subito dopo. Guzman aveva provato ad informarsi ma non era riuscito a far trapelare nessuna informazione.

"Non sono cazzi tuoi." sorride in modo sornione. Si sistema la frangetta mentre continua imperterrita a tener stretto il contatto visivo con Guzman. Come fosse una sfida.

"Allora domani lo dico a Victor, visto che non sa assolutamente dove tu sia in questo momento. Pensa che tu sia scappata, sia morta... ormai è andato completamente nel panico" fa spallucce mentre a sua volta apre il frigo per rubare una birra. L'apre con quel suo sorriso sornione che fa tanto innervosire chiunque lo guardi.

"Ma sei nato stronzo o lo sei diventato?" chiede Pilar avvicinandosi a lui.

"Sono stronzo solo con le persone che lo sono con me" risponde subito guardandola dritta negli occhi.

"Non capisco come tu possa avere degli amici..." controbatte.

"Non credere di essere così diversa da me" beve un sorso di birra e sorride un'altra volta.

"Non provare nemmeno a paragonarci" vorrebbe alzare la voce ma Samuel è ignaro della conversazione ed è giusto che rimanga così.

"Continua a credere nelle favolette. Guarda come sei messa. Abiti in questa casa e il tuo fidanzato non lo sa . Fingi di non conoscerci quando passi per queste stanze e, oltretutto, al compleanno di Ander non hai detto nulla. Nessuno sa ma nessuno chiede perché incuti paura!" potrebbe continuare a sparare sentenze ma lei lo zittisce.

"Credi di conoscermi? Credi di sapere con chi stai parlando? Ho perso tutto. Ecco perché sono qui. E Victor non lo sa perché mi ha mentito in tutti questi mesi. Ha una vita segreta di cui non sapevo nulla. E non vi parlo perché non voglio affezionarmi ad altra gente, visto che non so quanto resterò ancora in questa città!" urla in un sussurro.

"Non credi di dover semplicemente affrontare la realtà?" gli stringe le spalle: "Parla con le persone ed i nodi si scioglieranno. Posso assicurartelo"

Cerca di farla ragionare: "Sei migliore di quello che mostri. Sei umana anche tu adesso" le fa notare.

"Sì. Sei proprio uno stronzo" sorride lei distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, che prima di abbandonare il suo viso, si soffermano per qualche secondo su quelle labbra non più così antipatiche, ma tenere.

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora