71.

100 1 0
                                    

Pranzano tardi: prima preferiscono iniziare e finire la seconda stagione di Trinkets, uscita alla fine di agosto, rannicchiati l'uno sull'altra. Commentano le scene come Mora è brava a fare: insultando i personaggi e addolcendosi durante uno dei tanti baci.

Dopo aver mangiato una pasta, s'accomodano di nuovo sul divano. Mora lo bacia ed Aron resta ancora spiazzato da quei suoi scatti imprevisti.

"Perché la luna è al contrario?" chiede sfiorandogli la clavicola.

"Perché è una luna storta. Io ho sempre la luna storta!" risponde con un mezzo sorriso.

"Non è vero! Non hai sempre la luna storta!" controbatte.

"Con te no. Con te sono il sole..." spiega stringendole la mano e portandole l'indice sugli aculei del cerchio.

"Aron Piper non essere sdolcinato, ti prego!" sorridono.

"Non chiamarmi così, ti supplico. Odio quando mi chiamano con il mio nome completo..." le stringe i polsi in modo dolce.

"A parte che il tuo nome completo è un altro e lo sappiamo bene entrambi; ma poi... a me piace molto chiamarti per cognome" lo guarda.

"A me ricorda i giornalisti... Aron Piper è diventato il personaggio, non è più la persona" spiega.

"Non la vedo come te, credo che tu stia sbagliando. I tuoi sono un nome ed un cognome comune, sei tu come persona, per me. Il tuo personaggio è Ah, sì, Aron Piper, quello che fa Ander in Élite, quel bono!" sdrammatizza.

"Un pochino lungo questo nome!" ride Aron. Mora si morde il labbro, senza nemmeno rendersi conto d'essersi persa tra le rughe attorno ai suoi occhi, mentre li schiaccia per sorridere. Il tedesco s'avvicina a lei e la bacia con quel loro solito gioco, di piccoli tocchi dolci, senza malizie.

"Resti qui anche stanotte?" domanda poco dopo.

"Certo, però faccio un salto a casa per una doccia ed un cambio..." non le stacca gli occhi di dosso, immobili nel guardarsi e capirsi senza alcuna parola.

"Questo invece cosa significa?" sussurra lei, incapace nel mantenere il silenzio. Poggia l'indice sulle sue costole, in mezzo al cerchio.

"L'ho fatto quando ho concluso le superiori, non ha un significato così aulico, semplicemente sta a significare la chiusura di un percorso, di un'età meno indipendente." spiega guardandole la mano, poggiata al suo petto.

"E questo?" sposta il dito sull'occhio.

"Questo... l'ho fatto per mia madre. Quando sono andato via di casa, come sai, lei non era del tutto d'accordo. L'ho fatto come simbolo di riappacificazione, ma come vedi non ha funzionato granché!" sorride d'amarezza per il ricordo del giorno in cui s'è rimesso seduto su quella sedia per farsi incidere quell'occhio e soprattutto quella lacrima. Proprio la lacrima di sua madre. La prima e l'ultima che ha potuto vedere fino ad ora.

"Il simbolo dell'ariete non te lo chiedo nemmeno..." glielo sfiora, sull'avambraccio sinistro. Poi passa a quello destro: "Questo asterisco invece?"

"Ho il sole, ho la luna, mi mancava la stella. Solo che non mi piaceva la comune stellina e non la volevo mettere accanto agli altri due, allora l'ho messa lì. Scusami, forse pensavi che ci sarebbe stato più significato sotto i tatuaggi, un po' come i tuoi" abbassa lo sguardo per qualche secondo.

"Io te lo avevo detto che di solito i significati è meglio non dirli..." sorride lei: "Però ormai li voglio sapere..." torna seria.

"Okay. La M sta per Manuel, uno dei miei secondi nomi. Non chiedermi perché abbia scelto la M e non la J di Julio. Non lo so. Forse era un segno del destino..." indica la ragazza, seduta a cavalcioni su di lui. Di certo il divano non è comodo, in questa posizione, ma il suo corpo che sfiora il suo rende tutto più piacevole.

Aron PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora