Capitolo 8.1: La locanda del crocevia

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Alcuni raggi del sole s'insinuarono tra le fronde degli alberi illuminando il viso di Laraine. Infastidita, dischiuse gli occhi: era la mattina del quarto giorno di viaggio. Ancora assonnata, si mise seduta sul giaciglio improvvisato e sbadigliò. Le ci volle qualche istante per capire che Edgar non era più dove lo aveva visto l'ultima volta.

«Edgar?» Pronunciò con timore.

Avvertì all'improvviso il rumore di alcuni rami spezzati. Un brivido le percorse la schiena. Volse lo sguardo nella direzione del suono trattenendo il respiro. Fu sollevata quando vide Edgar avvicinarsi.

«Come mai quel sospiro?» Le chiese inarcando un sopracciglio.

«Mi sono spaventata, ho temuto che si stesse avvicinando un predatore selvatico o un fuorilegge.» Rispose.

«Ho fatto un giro di perlustrazione, siamo quasi giunti al limitare del bosco.» Mise una mano sul fianco e puntò un piede. «In questo momento ci troviamo al confine con il regno di Aalborg. Giungeremo al crocevia in tarda serata.»

Laraine si stiracchiò. «Finalmente. Non vedo l'ora di riposare come si deve.»

Raccolsero i pochi effetti personali e rimontarono a cavallo. Dopo giorni di cielo grigio, si prospettava una soleggiata giornata autunnale. Nonostante le notti cominciassero a essere fredde, il loro nuovo equipaggiamento permise loro di dormire al caldo.

***

Cavalcarono per tutta la mattinata seguendo il sentiero battuto dai carri. Soltanto a metà giornata il bosco lasciò spazio alla radura dove, in lontananza, poterono scorgere fattorie e minuscoli borghi contadini. Si fermarono lungo gli argini di un ruscello che accostava la via per una breve sosta e per abbeverare il ronzino.

Edgar prese due mele dalla borsa issata sulla sella e ne lanciò una a Laraine che la prese al volo.

«Non mi aspetto di trovare grattacapi anche se ormai è chiaro che Hagen Gunther abbia dato l'ordine di cercarci per gli otto regni. Restiamo vigili.» Edgar addentò un pezzo di mela soffermandosi a osservare il panorama circostante.

Laraine annuì, titubante. «Perché siamo diretti proprio a Lavenia?»

"Per convincere re Edward che sono innocente". Avrebbe voluto dirle. Il suo viaggio alla ricerca di alleati per i regni della Valesia sarebbe iniziato da Lavenia, dove si sarebbe trovato faccia a faccia con Edward Gray, il fratello maggiore di Mia Gray, nonché il re. A quest'ora, la notizia della morte della sorella gli era di certo giunta e per Edgar, provare a chiedere udienza, sarebbe stato come mettersi in ginocchio ai piedi del boia e attendere l'esecuzione. Anche se fosse riuscito a convincere il suo Primo Consigliere, la decisione finale sarebbe comunque spettata a re Edward. Se si fosse recato altrove, con molta probabilità le sue parole non avrebbero sortito lo stesso effetto. Lavenia era già stata scottata dai fatti accaduti ad Arcadia. Avrebbero quantomeno ascoltato ciò che aveva da dire. 

«Cercare alleati» Si limitò a dire. «Inoltre Lavenia è ancora una roccaforte sicura, Non correrai pericoli una volta che saremo giunti lì.» Non voleva coinvolgerla nella sua missione suicida. Si sarebbe limitato a scortarla in un luogo sicuro. Sarebbe stato il pegno per ripagare il debito che aveva contratto nei suoi confronti. Aiutandolo, era stata costretta a lasciare la sua casa passando per la complice di un assassino. Ella non aveva colpe, non meritava di rischiare la vita per uno come lui. 

«Non starai scherzando, spero.» Lo rimproverò Laraine. «Ho promesso di aiutarti e non ho intenzione di rimangiarmi la parola data.»

Edgar socchiuse le labbra ma non uscì alcun suono. Tentennò.

«So bene che sarà pericoloso, ma chi curerà le tue ferite quando ne avrai bisogno?» Disse impettita.

«È troppo pericoloso. Non voglio trascinarti in guerra.»

«Prima o poi saremo tutti coinvolti. Non saprò maneggiare una spada, ma vorrei esserti d'aiuto in altro modo. Dopotutto, sono la tua complice.» Sorrise mesta.

Un senso di colpa pervase Edgar. Nella sua mente riecheggiarono i ricordi di quella terribile notte, quando Mia morì tra le sue mani. No, non l'avrebbe permesso. Tra le sue mani non avrebbe stretto il corpo minuto e privo di vita di una ragazza così giovane.

Edgar guardò Laraine dritta negli occhi. «Devo chiederti di desistere dal volermi aiutare, Laraine.» Una frase sincera che arrivava dal cuore e che spiazzò la giovane erborista. «Ti prego di essere ragionevole.»

Seguì un momento di silenzio. «Capisco.» Si limitò a dire infine Laraine volgendo lo sguardo verso il panorama. Il vento le scompigliò i lunghi capelli biondi, ma a lei non parve importare. «Perdonami, mi rendo conto di aver assunto un atteggiamento infantile nei tuoi riguardi. Capisco tu mi abbia detto questo solo per proteggermi.»

Edgar ringraziò il buon senso di Laraine.

Il volto della giovane si rattristò. Edgar le si avvicinò e le poso una mano sul capo arruffandole i capelli. Laraine sussultò sorpresa.

«M-ma cosa fai?» Chiese scostandosi.

«Vorrei che almeno tu non perdessi il sorriso.» Le rispose.

Dopo qualche momento di titubanza, Laraine si fece coraggio e parlò. «Questo paesaggio mi ricorda casa. Durante la primavera, quando i colli a ovest della città di Arcadia si tingono del verde delle spighe acerbe e del rosso dei papaveri, mi reco spesso fuori dalle mura per ammirarne i colori.»

Edgar si soffermò anch'esso a osservare la prateria. «C'è un luogo, ad Arcadia, da cui si può ammirare un panorama mozzafiato sulla capitale durante il periodo della fioritura dei papaveri.»

Laraine si voltò verso di lui, incuriosita.

«Quando questa guerra finirà, vorrei che lo vedessi.»

Laraine sorrise. «Sì, mi piacerebbe molto.»

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora