Capitolo 25: Siamo stati amanti

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Arcadia, palazzo reale, anno 4517

«Non mi aspettavo di trovarti qui.»

Edgar si ridestò. Dall'ampia balconata della sala delle cerimonie, si accorse di fissare assorto il panorama che il palazzo reale aveva da offrire sulla capitale del regno di Arcadia. Era scesa la sera e la luna era quasi piena. Tra il pollice e l'indice impugnava lo stelo di un calice riempito con del vino rosso. Distrattamente lo ruotò. Si voltò poi verso la sua interlocutrice; una giovane donna lo osservava di profilo, mani incrociate dietro la schiena. I suoi lunghi capelli azzurri erano stati raccolti dietro la nuca in due grosse trecce tenute unite da alcuni fermacapelli. Indossava un abito lungo color panna e bordò, dalla gonna voluminosa e il corpetto stretto in vita che le lasciava scoperte le spalle.

«Sono uscito per prendere un po' d'aria. La confusione tipica delle feste di gala non fa per me.»  Avvicinò il calice alle labbra e bevve un sorso. Fu una scusa come un'altra per distogliere lo sguardo dalla giovane principessa Mia Gray. Non riusciva a spiegarsi l'imbarazzo che provava ogni volta che la vedeva.

La principessa sospirò. «Non vedo l'ora che finisca tutta questa messa in scena per poter mettere dei vestiti più comodi e levarmi di dosso questa fastidiosa pettinatura.»

«Il re ha voluto organizzare questi festeggiamenti in tuo onore. Se ti sentisse parlare in questo modo ne rimarrebbe contrariato.» Le disse con tono provocatorio.

Impettita, Mia si avvicinò a Edgar. «Ma Hagen non è qui e tu non hai sentito niente, intesi?»

Edgar rise. «Sei divertente, lo ammetto. In apparenza sembri docile e accondiscendente, ma in realtà sei davvero vivace.»

«Come ti permetti, impertinente!»

Edgar posò il calice sul parapetto e, preso da un gesto di galanteria, si chinò, prese la mano di Mia e ne baciò il dorso. «Non volevo essere offensivo nei vostri confronti, mia principessa.»

Mia arrossì, ritraendo la mano. «Che state facendo?!»

«Anche la vostra reazione è buffa e devo dire che le espressioni del vostro viso sono sempre molto naturali.» Si rialzò e la guardò negli occhi. Rotto il ghiaccio, Edgar sentì di aver acquisito più sicurezza. Ringraziò i fiumi di vino scorsi impetuosi per tutta la sera. Era la prima volta che parlava con Mia dal suo arrivo alla capitale. La seconda principessa della famiglia Gray di Lavenia sarebbe presto diventata la sposa di re Hagen Gunther di Arcadia e la serata che stavano trascorrendo nei sontuosi saloni del palazzo reale era l'ultima di una lunga serie di festeggiamenti voluti dal re per vantare la bellezza e la giovane età della principessa alla folta schiera della nobiltà arcadiana. In quanto nipote del re, Edgar era costretto a presenziare a queste patetiche serate. Gli invitati erano troppo presi dai loro discorsi sulla nobiltà accentuati dai fumi dell'alcol per far caso alla sua presenza, così era sgattaiolato via, lontano da tutti. Tuttavia, ciò che lo lasciò più sorpreso, fu vedere la principessa Mia fare altrettanto.

«Come sei riuscita ad allontanarti da Hagen?» Le chiese incuriosito.

«Hagen è ubriaco, non si accorgerà della mia assenza. In questo momento la sua priorità è il vino, non certo la sua futura moglie.» Rispose.

«Perdonatelo, è fatto così.»

«Voi invece non sembrate affatto come lui. Non nego che vi osservo fin dal primo giorno che vi ho visto, quando trionfaste al torneo di Arcadia.»

Per Edgar quei ricordi erano una spina nel fianco. Nonostante il suo obiettivo fosse stato fin da subito quello di farsi notare da re Hagen, la piega imprevista che prese la conclusione del torneo lo spinse a rivedere il piano iniziale di possesso della corona spingendolo a ponderare ogni mossa. Ben presto, imparò che in una corte così grande occhi e orecchi indiscreti erano ovunque e che avrebbe dovuto destreggiarsi tra loro utilizzando il cervello e l'astuzia. Avrebbe dovuto imparare cosa fosse la pazienza, nell'attesa del momento propizio.

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