Capitolo 58: Rincorrere il destino

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Il provvidenziale intervento di Laraine aveva salvato la vita di numerosi soldati aalboriani e laveniani. Gli spiriti della Scogliera delle Sirene erano giunti in loro soccorso, impossessandosi dei fantocci controllati da Breanne e sbaragliando le linee nemiche. L'avanzata alleata era così giunta nei pressi della capitale Benicassiana. Le anime avevano lo straordinario potere di impossessarsi di ogni guscio vuoto e questo consentì loro di penetrare le mura della città fortificata di Benicassia.

Edgar e Reinard giunsero nei pressi del palazzo reale benicassiano scortati da alcuni soldati fantoccio controllati dalle anime. Erano vicini alla resa dei conti come mai prima d'ora.

Li accolsero alcune guardie benicassiane. Reinard si frappose tra Edgar e il nemico. «Tu va avanti. Terremo a bada noi i resti dell'esercito di Alein.»

Edgar accettò di buon grado la proposta di Reinard. Con il favore degli alleati, riprese la corsa verso la ricerca di Leonide. Si avventurò cauto per i corridoi del cupo palazzo reale benicassiano, spada in pugno, senza però scorgere alcuna traccia del nemico.

Giunse davanti a un grande portone. Nessuno era di guardia. Spinse le ante e si addentro nell'ignoto, pronto a reagire al minimo segnale di allarme.

Davanti a lui si aprì un grande e cupo salone dall'altissimo soffitto a volta. In ambo i lati due file di colonnati di solida pietra. Ad attenderlo, sul fondo della sala, Leonide Regan.

Se ne stava seduto dall'alto del suo scranno, le gambe incrociate e un braccio sul poggiolo del trono a sorreggergli il viso.

«I miei complimenti, Edgar Gunther. Sei riuscito ad arrivare fin qui sbaragliando il mio esercito. Sono piacevolmente impressionato.» Esordì.

«Arrenditi, Leonide. Il tuo esercito di fantocci è stato ammaestrato. Il potere della strega è stato surclassato. Ora scendi da quello scranno e battiti con me» rispose Edgar puntandogli la spada contro.

Leonide sorrise. «E così cono stato messo alle strette da nientemeno che il principe di Arcadia. Dovevo farti ammazzare quella stessa notte.» Si levò dallo scranno. «Accetto la sfida. Se ho perso questa battaglia, lascia almeno che io mi diverta un ultima volta con te.» Dalla manica della sua veste uscì una lunga protuberanza ossea che assunse la vaga forma di una spada.

"L'ha fatto di nuovo. Come alla torre del re a Glarissia"

Edgar si mise in guardia. «Fatti sotto!»

Si diede lo slancio e corse fino ai piedi del trono di Benicassia. Fece i gradini a gruppi di tre e in batter d'occhio fu appresso a Leonide. Era giunto il momento di porre fine alla guerra e lo avrebbe fatto oggi stesso. Con un dritto miro al capo del suo avversario. Il colpo andò a segno e tranciò di netto la testa di Leonide che ruzzolò a terra. Rimase allibito dalla facilità con cui il colpo andò a segno, ma ancora più sgomento rimase quando scoprì che l'interno del collo era vuoto.

"Un fantoccio, di nuovo!"

All'improvviso, dall'incavo del collo fuoriuscì una colonna di vertebre che si allungò fino alla testa che aveva staccato di netto Edgar poco prima. Il capo si agganciò a essa e ritornò al suo posto.

Edgar assistette impressionato alla scena. «Maledetto. Dove ti nascondi! So bene che questo non è altro che uno dei fantocci di Breanne!»

«son qui, davanti a di te!» Percepì qualcosa di freddo trapassargli la carne. La lama della spada di Leonide perforò l'armatura affondando nel ventre. Stupido, Edgar rimase immobile.

«Maledetto verme, non mi farò piegare questa volta!» D'impeto afferrò saldamente la lama della spada di Leonide con la mano. La reazione fu istintiva: sferrò un pugno sulla faccia di Leonide che indietreggiò mollando la presa sull'elsa. Edgar strinse i denti e se la sfilò lanciandola lontano. Il sangue cominciò a gocciolare a terra dalla ferita alla mano e dal ventre.

Leonide si massaggiò la guancia dove era stato colpito dalla placca d'acciaio che proteggeva le nocche di Edgar. «Sei sempre pieno di sorprese. Vediamo per quanto ancora resisterai!»

Il fantoccio fu appresso a Edgar, e, senza dargli il tempo di realizzare che cosa stesse succedendo, gli afferrò il collo con forza e lo scaraventò addosso a una colonna di pietra. Il colpo fu tremendo. Edgar scivolò a terra, tossì violentemente sputando sangue. Quando rialzò lo sguardo, il fantoccio era davanti a lui, spada ossea in pugno, pronto per dargli il colpo di grazia. Doveva trovare la forza per evitarlo o sarebbe morto. Tuttavia, la lama non calò su di lui; il fantoccio dalle sembianze di Alein rimase immobile ancora per qualche istante. Infine si accasciò a terra.

«No, non è possibile» disse Leonide incredulo. «Breanne.»

Edgar si puntellò sulla colonna e si rimise in piedi. Si cinse il fianco con il braccio mentre con l'altra teneva ancora in pugno la spada. «A quanto pare qualcuno deve aver trovato la tua cara servitrice.»

Lo sguardo di Leonide si fece truce. «Non è ancora finita! Io non sono ancora stato sconfitto!» Raccolse la sua spada da terra e si scagliò contro Edgar.

«Finalmente hai perso le staffe, Leonide. Avanti, fatti sotto!» Le loro lame si scontrarono più e più volte. Edgar riuscì a parare e a deviare l'affondo di Leonide e questo fece si che l'avversario si sbilanciasse in avanti, occasione che Edgar non si lasciò sfuggire; sferrò un nuovo pugno guantato sul volto di Leonide che lo fece ruzzolare a terra.

«Tutto qui quello che sai fare, re dei fantocci?» Un nuovo attacco di tosse colse Edgar, intensificando il dolore all'addome.

"Dannazione, è più grave di quanto immaginassi, ma non è mortale."

Si avvicinò al corpo di Leonide pronto a dargli il colpo di grazie, ma questo si rialzò. Il re di Benicassia scattò in avanti pronto a sferrare una stoccata mortale contro Edgar.

"Non posso evitarla".

Non gli restò altro che fermarla col suo corpo. Mise il braccio sinistro in avanti e afferrò la lama con la mano, tuttavia, la forza impressa da Alein fu più forte di quanto riuscì a reggere la sua mano già ferita. La lama arrivò al collo di Edgar sfregiandolo. Tenne salda la presa mentre con la spada contrattaccò trafiggendogli il petto.

«Maledetto, come hai potuto! Come hai potuto ferire l'imperatore della Valesia. La pagherai!» Disse con voce soffocata dal sangue. La forza impressa nell'attacco di Leonide venne meno, mollò l'elsa della spada che cadde a terra, ma non si diede per vinto; d'impeto afferrò il collo di Edgar con entrambe le mani e lo strinse. «Se devo morire, allora tu verrai con me!»

A Edgar mancò il respiro, annaspò. Con l'ultimo briciolo di forza rimasta recise parte del petto di Leonide fino ad arrivare al suo cuore. La presa sul suo collo si allentò e poté ritrarsi. La sua mano lasciò andare la spada che rimase conficcata sul petto di Leonide che esanime si accasciò a terra soffocando nel suo stesso sangue.

Con respiro affannato, Edgar osservò il corpo senza vita del suo rivale.

«È finita» disse in un sussurro.

Sentì che anche le ultime forze lo stavano per abbandonare. Percepì qualcosa di caldo scendere sul petto e insinuarsi tra le vesti. Si toccò il collo e ritrasse la mano guantata: sangue.

«Maledetto. Sapevi il fatto tuo, Leonide Regan.»

Gli venne un mancamento e si lasciò cadere all'indietro. La vista iniziò a offuscarsi mentre a terra si andava a formare una chiazza rossa che si insinuò tra le fughe delle pietre.

"E così sto per morire."

Chiuse gli occhi e si lasciò abbandonare al suo destino.

«Edgar!»

"Una voce mi sta chiamando o è solo una mia impressione?" Non lo seppe mai.

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