Capitolo 28: Rivelazioni

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Serah si affacciò alla vetrata della stanza di Laraine. Il suo volto lasciava trasparire tutta la preoccupazione del momento. Dopo la partenza di Ren, la giovane principessa si recava spesso a trovare la nuova amica. Serena aveva appena posato su un tavolino una tisana calda quando il vento cominciò a ululare dall'esterno. Il cielo si era annuvolato nel giro di pochi minuti mentre l'acqua del lago aveva cominciato ad agitarsi sospinta dal vento. Un fenomeno comune, soprattutto con il sopraggiungere della stagione fredda, ma quel cielo aveva qualcosa di diverso.

«Quando Comelicum lasciò il castello, il clima mutò. Il cielo terso lasciò spazio a grosse nubi cariche di pioggia e la superficie del lago cominciò a incresparsi. Dalle profondità del lago emerse un gigantesco mostro dalle squame tinte dalle più variegate sfumature del blu e del bianco.» Recitò sommessamente Serah.

«Principessa, sapete bene anche voi che quella è solo una leggenda.» Disse Serena cercando di tranquillizzare se stessa. «Vedrete che in un battibaleno tornerà il sereno.»

Laraine scrutò la figura composta di Serah condividendone le preoccupazioni.

«Sarà solo una leggenda, ma queste nubi mi rendono irrequieta, Serena.» Si voltò verso le presenti. «Vado da mio padre.»

«In questo momento sta tenendo udienza nella sala del trono.»

«Ciò che ho da dirgli ha la priorità.» Senza dare il tempo a Serena di replicare, Serah lasciò la stanza di Laraine.

«Aspettate, principessa!» Serena la seguì a ruota.

Laraine prese la tazza con entrambe le mani e vi si specchiò nella tisana fumante. «Che cosa dovrei fare io, invece?»

Da quando aveva messo piede a Lavenia, i suoi sogni si erano fatti ripetitivi e sempre più angoscianti, le emicranie più frequenti e quella voce nella sua testa non l'aveva più abbandonata. Un malessere che le stava causando un certo disagio e a cui non riusciva a dare una spiegazione.

All'improvviso, la tazza le scivolò dalle mani e finì a terra. I cocci si dispersero nel pavimento così come il liquido fumante. Nella sua mente cominciò a farsi strada un pensiero che la inquietò.

"E se il luogo dei miei sogni esistesse davvero e la voce che sento non è altro che un invito a raggiungerlo?"

Ti sto aspettando...

***

Le porte della sala del trono si spalancarono di soppiatto: Edgar ignorò il monito degli armigeri di guardia e fece il suo ingresso, seguito da Ren e Yukiko.

Non curante dell'udienza che stava tenendo il re, indirizzò i suoi passi verso il trono, ma non appena i suoi occhi realizzarono chi si trovò di fronte, arrestò il suo cammino, incredulo. Ai piedi dello scranno dorato del re di Lavenia, una figura femminile celata sotto un mantello bianco e rosso, si voltò verso di lui. Le sue iridi rosse incrociarono quelle azzurre di Edgar e il giovane ne rimase catturato. La misteriosa arciera, colei che in sogno era riuscita a respingere il mostro del lago con le sole frecce del suo arco incantato era lì, davanti a lui. Al suo fianco, un giovane uomo anch'esso avvolto dallo stesso tipo di mantello.

Alla vista di Edgar, Edward Gray balzò in piedi inveendogli contro «come osi mettere piede in questa sala senza il mio permesso?» Tuonò. «Barrett mi aveva assicurato che avresti portato a termine il compito. Saresti dovuto essere ad Aleksin in questo momento! È impossibile che tu sia già di ritorno! Ti era stata affidata una missione e non l'hai portata a termine. Questo significa solo che sei colpevole della morte di mia sorella! Guardie! Arrestate quell'individuo!»

Barrett, che fino a quel momento era rimasto in silenzio alla destra del re, proferì parola. «Sire, conclusa l'udienza, avremo modo si ascoltare le ragioni che hanno condotto il principe di Arcadia a tornare sui suoi passi.»

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