Parte sesta, Capitolo 53: Il consiglio di guerra

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Quando Edgar riaprì gli occhi, attorno a lui regnava l'oscurità. Fece perno sui gomiti sul morbido materasso e si mise seduto cercando di fare mente locale. Si trovava al giardino interno del castello laveniano insieme a Laraine e Serah quando all'improvviso il mondo iniziò a girargli attorno ed era svenuto.

«È successo di nuovo, una nuova premonizione.» Distrattamente, si passò una mano sui capelli pettinandoli all'indietro. Constatò al tatto che erano cresciuti parecchio. Ormai gli arrivavano alle spalle e stavano diventando fastidiosi.

Era chiaro che si trovasse ancora all'interno del castello laveniano; nella penombra riuscì a scorgere gli infissi di pregio e gli elaborati affreschi del soffitto. Puntò i piedi a terra e si rialzò. Si diresse verso la grande bifora: scostò una delle tende rosse damascate che la coprivano e la stanza si illuminò. Socchiuse gli occhi, infastidito da tutta quella luce.

Si affacciò alla finestra: la grande distesa d'acqua dolce del lago brillava alla luce del giorno, mentre, sullo sfondo, le montagne laveniane.

A un tratto, gli venne una forte emicrania. Si sorresse il capo con la mano mentre nella stanza tornò l'oscurità. Tornò a scrutare l'esterno: spesse e minacciose nubi ricoprirono il cielo, terso fino a poco prima. L'acqua del lago s'increspò per le forti raffiche di vento e un ruggito spaventoso si udì in lontananza. All'improvviso, il leviatano riaffiorò dal lago pronto a scagliarsi contro qualsiasi cosa gli si parasse davanti. Paralizzato dalla paura, Edgar indietreggiò, si sentì impotente di fronte a cotanta imponenza. Il Leviatano puntò dritto contro di lui, pronto a divorarlo. Apri le fauci e gli fu addosso. Edgar chiuse gli occhi e urlò ritirandosi su se stesso, inciampò e cadde a terra.

Quando li riaprì, si ritrovò di nuovo nella stanza da letto, solo con i propri incubi. «Sto impazzendo, non so più distinguere la realtà dal sogno.» Sentì il cuore martellargli nel petto. Si riaffacciò alla finestra, ma del Leviatano nessuna traccia. Tutto appariva calmo come poco prima.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Trasalì.

Si rialzò e attese che si aprisse. Barrett Wolf comparve all'uscio accompagnato da un paio di armigeri. «Noto con piacere che vi siete ripreso. Ho radunato tutti quanti nella stanza del gran consiglio. A breve iniziamo.»

Il consiglio di guerra stava per aver inizio. Non poteva mancare. Gli sforzi compiuti per costruire un'alleanza contro Alein IV sarebbero stati ripagati. «Il tempo di rivestirmi.» Rispose. S'impose di non dare peso all'incubo a occhi aperti che aveva appena vissuto. Fino a quando Alyssa fosse rimasta a Lavenia non avrebbero corso alcun pericolo.

Barrett attese all'esterno. Indossò una giacca sopra la tunica bianca e degli stivali lunghi. Prese infine un nastro e si lego i capelli in una cosa alta. Quando fu pronto, raggiunse Barrett e insieme percorsero i sontuosi corridoi del castello, diretti al stanza del Gran Consiglio del regno di Lavenia. 

Due soldati erano stati posti di guardia all'esterno a precludere l'ingresso a coloro che non erano autorizzati. Al loro arrivo, gli armigeri si fecero da parte. Barrett anticipò Edgar e spalancò le porte. Quando anche Edgar varcò la soglia vide che gli alleati avevano già preso posto lungo la tavola ovale disposta al centro della sala. Benedict, Johan, Sirio, Alyssa e Laraine. Rimase senza parole quando vide che anche lei avrebbe partecipato al consiglio di guerra. Sedeva al fianco del compagno di viaggio di Alyssa, un uomo singolare, dallo sguardo furbesco e dalle vesti inusuali per la moda del continente. Indossava un corpetto di cuoio finemente lavorato sopra una tunica bianca,  brache e stivali neri.

«È volontà mia e di re Edward che il consiglio di guerra si svolga tra pochi intimi» disse Barrett. «Dopo che Laraine lasciò il castello. ci fu il rapimento di Aleksandar Vàlera.»

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