Capitolo 15: La battaglia

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L'esercito nemico emerse dalla foresta facendosi largo nella prateria. La sentinella spronò il cavallo a tutta velocità nel tentativo di lasciare più terreno possibile tra il nemico e se stesso, ma all'improvviso, qualcosa andò storto: il cavallo venne atterrato, colpito da alcune frecce. Anche la sentinella non si rialzò. Edgar e Keira assistettero alla scena impotenti.

Dopo l'iniziale timore, Keira prese in mano la situazione. «Soldati! Impugnate i vostri archi, caricate le catapulte. Il nemico sta arrivando da nord-est verso di noi!» Gridò spronando i suoi uomini. «Al mio segnale preparatevi a scoccare!»

Come stabilito dalla strategia militare messa a punto da Reinard nei giorni successivi alla dichiarazione di guerra ricevuta dal regno di Benicassia, tutti gli uomini presero il loro posto. Chi in prima linea a difesa delle mura e chi nelle retrovie, pronto ad intervenire nell'eventualità che il nemico aprisse una breccia. Alcuni soldati caricarono le catapulte con enormi pietre prelevate dalle abitazioni distrutte dal precedente attacco.

Per Edgar, l'attesa sembrò durare un'infinità. La tensione era palpabile. Scrutò l'esercito nemico farsi avanti. Gli parvero una miriade. A spanne, gli uomini di Reinard, raggiungevano a malapena un decimo delle forze armate di Alein. Loro però, potevano contare su un equipaggiamento migliore e sulla protezione delle mura. All'improvviso, dalla foresta vide emergere anche dei possenti arieti.

«Dannazione, dovevamo aspettarcelo.» Imprecò.

«Che cosa hai visto?» chiese Keira.

«Arieti, vogliono far breccia nelle mura.»

«Edgar, organizza le catapulte, quelle macchine devono essere distrutte.»

Corse alla postazioni più vicina a lui e con sollievo vide che nella cucchiara era stata caricata una grossa pietra. «Mirate agli arieti!» Ordinò. «Non devono avvicinarsi alle mura. Attendete il mio segnale!» Il passaparola raggiunse in poco tempo tutti gli artiglieri schierati sulle mura che si prepararono così al lancio.

Edgar diede un ultimo sguardo alla posizione del nemico. "I massi scagliati dalle catapulte hanno un raggio di poco più di 150 metri. Non sono ancora a portata di tiro." Pensò. «Ancora un po'.» Disse. «Ecco. Ci siamo.»

Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: «Prepararsi al lancio! Ora!»

Il meccanismo di blocco che teneva saldo il braccio delle catapulte venne rilasciato: il palo venne spinto violentemente verso l'alto dai fasci elastici scagliando il grosso masso verso il cielo. La lunga parabola che disegnò la pietra finì implacabile contro l'ariete sfasciandolo. Rotolò poi in modo incontrollato per alcuni piedi schiacciando alcuni soldati benicassiani. Anche gli altri massi raggiunsero il suolo andando tutti più o meno a segno.

L'esultanza fu unanime, ma non dovevano abbassare la guardia: ricaricare le catapulte avrebbe richiesto moltissimo tempo prezioso. Ora era il turno degli arcieri di Keira.

«Ci siamo, è il momento! Scoccate!» Urlò la vicecomandante.

Una pioggia di frecce si riversò contro i benicassiani. Le prime file vennero decimate. Alcuni di loro si fermarono e tesero a loro volta i loro archi contro i soldati aalboriani. Iniziarono così a cadere anche i primi alleati, ma lo scambio di frecce non si interruppe, riprendendo invece con maggiore vigore.

«Continuate così e li avremo in pugno!» Esortò Keira.

All'improvviso il terreno sotto i loro piedi iniziò a tremare mentre le loro orecchie percepirono i duri colpi degli arieti di ferro abbattersi sulla pietra delle mura.

«A est sono riusciti ad avvicinarsi, gettate loro l'olio incandescente!» Ordinò ancora Keira.

Grandi anfore di olio bollente vennero riversate addosso al nemico ai piedi delle mura, ma gli armigeri che bruciarono vivi vennero subito rimpiazzati da altri. Altri duri colpi vennero inferti al muro.

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