Capitolo 46.2: Faccia a faccia

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I Passi di Edgar e Beatriss echeggiarono lungo la scalinata a chiocciola che li avrebbe condotti nel punto più alto del maniero barniano.

«Quassù si trovano le stanze private di mio padre, da lì è possibile godere di un ottimo punto panoramico della valle, oltre che del promontorio a est. Tuttavia, una torre, oltre che un rifugio può diventare una trappola senza via di fuga. I miei antenati hanno pensato bene di costruire un passaggio che dalla torre, tramite un ponte sospeso nel vuoto, ti permette di raggiungere una cavità naturale nel monte Tamaro. Purtroppo non mi è dato sapere dove porti quel passaggio.»

«Se Alein avrà intenzione di percorrerlo, noi lo seguiremo.» Rispose Edgar.

Giunsero sulla sommità della torre pronti per il faccia a faccia. Solo una maledetta porta li separava dal verdetto finale. Per Edgar, L'idea di rivedere l'uomo che gli aveva cambiato la vita lo mandò su tutte le furie, s'accese in lui il desiderio di vendetta, fremette dalla rabbia. In quel frangente, i ricordi lo subissarono; l'invasione di Arcadia e Glarissia, la morte di Mia e di Keira e di tutte le vite della resistenza di Aalborg spezzate da un'inutile guerra. Colpì la porta con un violento fendente, sfondandola. «Alein, sono venuto a prenderti!» Urlò Edgar, colmo d'ira.

Una risata beffarda attirò la loro attenzione. Sul versante destro della torre, Alein ammirava l'esterno e l'imperversare degli scontri tra benicassiani e glarissiani, senza scomporsi. Indossava ancora i suoi abiti neri, in netto contrasto con i lunghi e scapigliati capelli argentei. Si voltò verso i nuovi arrivati, i suoi occhi puntarono dritti su Edgar.

«E così mi hai trovato» esordì. «Ne è passato di tempo, principe d'Arcadia.»

«Arrenditi, non puoi fuggire.»

«Ne sono consapevole. Per questo non ho la minima intenzione di farlo.» Rispose pacato il sovrano benicassiano.

Edgar rimase stupito dalle parole di Alein. Che cosa aveva architettato? Che fossero caduti nella sua trappola? Poi capì. «Beatriss, spostati!»

Una raffica di dardi investì l'ingresso della cima della torre del re. Edgar e Beatriss si gettarono a terra evitando per poco di essere colpiti. Una risata sguaiata si levò nella stanza, Alein si scostò una ciocca di capelli dal volto, divertito. «I miei complimenti, sei riuscito a evitare la mia trappola, ma vediamo per quanto ancora resisterai. Guardie!»

Gli armigeri di Alein varcarono la soglia della stanza, balestre in pugno, pronti a scoccare. Presero la mira e una nuova scarica di dardi venne scagliata in direzione di Edgar e Beatriss. Doveva fare qualcosa o sarebbero diventati dei colabrodo; spinse Beatriss e venne centrato in pieno da due di essi. Il primo si conficcò sulla spalla, l'altro sulla schiena. Un dolore lancinante investi Edgar mozzandogli il respiro.

«Edgar!» Gridò Beatriss accortasi dell'incidente.

«Non badare a me, dobbiamo fermare i balestrieri prima che riescano ad avere la meglio. Non possiamo permetterci errori ora che abbiamo trovato Alein» disse il giovane visibilmente affaticato.

«D'accordo. Allora io farò da esca, mentre tu ti occuperai di Alein.» Suggerì la principessa. Edgar fece cenno di assenso. Si rialzò e si preparò al contrattacco, spada in pugno. Nel mentre, Beatriss si allontanò dalla sua visuale attirando su di sé i balestrieri.

«E così non demordi, principino. Sapevo che eri sulle mie tracce. Sai, infondo desideravo rivederti. La tua determinazione e la tua bravura mi hanno lasciato senza parole fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati ad Arcadia. Confesso che la tua fuga mi ha infastidito non poco, ma col senno di poi ne è valsa la pena. Grazie a te, tutti i regni del continente conosciuto si stanno mobilitando per fermarmi, rendendo il tutto decisamente più esilarante. Sarebbe un peccato se finisse proprio ora il divertimento, non credi?»

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