Capitolo 2.1: Invasione

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Un urlo ridestò Laraine nel cuore della notte. Nonostante fosse l'oscurità a prevalere, notò che dalla finestra entrava un insolito bagliore rossastro. Vi si affacciò indolente stropicciandosi gli occhi. Quando li riaprì, il suo volto assunse un'espressione di terrore: la città era stata messa a ferro e fuoco. Dovunque divampavano le fiamme.

«Ditemi che è un sogno.»

Sulla strada, vide una donna correre insieme al figlio, poco più che un bambino. Dietro di loro, un gruppo di uomini armati che si muovevano in una marcia composta, incuranti di tutto ciò che trovavano sul loro cammino. Laraine indietreggiò, impaurita.

Udì un tonfo e un rumore di vetri infrangersi al suolo.

«Il laboratorio!» Esclamò. Erano davvero vicini. Doveva nascondersi. Se l'avessero trovata, per lei sarebbe stata la fine. All'improvviso, sentì la porta del suo appartamento aprirsi violentemente e farsi avanti un distinto rumore metallico. Rabbrividì.

«Setacciate ogni stanza e arraffate qualsiasi cosa che trovate di valore! Non c'è un minuto da perdere. Quei fantocci occuperanno la città in men che non si dica.» Disse la voce di un uomo.

«Sarà fatto, capo!» Disse una seconda voce sprezzante.

«Mentre noi ci riempiremo le tasche!» Rise sguaiatamente un terzo uomo.

Con il cuore in gola, Laraine corse a nascondersi dentro il piccolo armadio dove teneva i vestiti. Trattenne il respiro.

Il rumore dei loro passi si fece sempre più vicino. Laraine credette che uno di loro avrebbe aperto le ante da un momento all'altro. La presenza di un soldato oscurò l'unica fessura da cui riusciva a intravedere uno spiraglio del mondo esterno.

«Qui non c'è niente.» Disse infine. Imprecò e si allontanò. Laraine ne fu sollevata.

"Non mi hanno trovata, ma non posso ancora ritenermi al sicuro."

Uscì dal nascondiglio improvvisato ancora scossa. 

"Devo rimanere qui nascosta fino a quando il peggio non sarà passato, ammesso che passerà."

***

La luce della luna piena filtrava dalle grandi bifore illuminando gli ampi spazi chiusi del palazzo. Edgar e Dave attraversarono l'androne a passo svelto, spada in pugno. All'improvviso, da un ingresso laterale, uscirono due armigeri armati di spada e scudo. Edgar si scagliò contro il primo slanciandosi in avanti; sfruttò la forza del piede posteriore e gli assestò un montante in pieno petto squarciandogli l'armatura. Un rumore simile a un vaso rotto fece sussultare il giovane che ritrasse la spada e indietreggiò. Allibito, osservò il soldato cadere all'indietro producendo un tonfo a terra simile all'impatto col suolo di un fragile oggetto. Il corpo della vittima si ruppe in centinaia di pezzi davanti ai loro occhi increduli.

Edgar non ebbe il tempo di realizzare l'accaduto che il secondo armigero gli fu addosso. Ciò che aveva appena visto, però, gli aveva fatto inevitabilmente abbassare la guardia. La spada nemica calò davanti ai suoi occhi, ma l'intervento provvidenziale di Dave gli salvò la vita; l'amico colpì in pieno volto il soldato con il piatto della spada rompendogli la faccia nonostante fosse protetta da un elmo di ferro.

Rimasero entrambi disorientati appena videro che l'incavo del collo era vuoto. Il soldato arrestò la carica, ma non parve turbato del fatto di essere rimasto privo della testa. Fu in procinto di sferrare un nuovo attacco, ma questa volta Edgar fu più veloce: gli assestò il colpo di grazia trafiggendolo all'altezza del petto che si frantumò sotto l'armatura. Il resto del corpo collassò su se stesso.

«Che diavoleria è mai questa!» Esclamò Dave incredulo mentre raccoglieva da terra un coccio dalla superficie liscia e del colore della carne umana. «Questa è solo terracotta. Edgar, siamo stati attaccati da dei soldati di terracotta!»

Edgar si soffermò a osservare i resti dei corpi nemici, provato dallo scontro appena concluso. Aveva rischiato la vita contro dei fantocci costruiti con acqua e argilla e dall'aspetto incredibilmente umano. Si sentiva stordito e incapace di realizzare contro chi si era appena battuto. Notò che sugli scudi dei soldati di coccio era dipinto un leone bianco. Trasalì.

Possibile che stessero subendo un attacco dal regno di Benicassia?

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