Capitolo 12.2: Caccia al cinghiale

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Si era fatta sera quando decisero di far ritorno al villaggio. L'anziano capo mise loro a disposizione una parte del sua abitazione. Fecero entrambi un bagno ristoratore.

Edgar si sbarazzò di protezioni e indumenti pesanti e uscì all'esterno per prendere una boccata d'aria. Vide Keira seduta sulla gradinata, ginocchia al petto. I capelli sciolti e ancora umidi le ricadevano fino a metà schiena. Difficile immaginare cosa passasse per la mente di quella ragazza. «All'improvviso oggi sei diventata silenziosa. Si può sapere che cosa ti è preso?» Le chiese.

Ci fu un attimo di silenzio. Infine Keira sospirò nascondendo il volto tra le ginocchia. «Sono una stupida. Ti devo delle scuse, Edgar Gunther. Oggi ho peccato di presunzione e ho messo in pericolo la vita di entrambi. Mi dispiace.»

Edgar assunse un'espressione stupita. Non si aspettava certo un'ammissione di colpa da parte di Keira. «L'importante è che tu abbia imparato la lezione. Non devi mai sottovalutare chi ti sta vicino.»

Keira parve infastidirsi. Probabilmente una confessione simile le era costato un enorme sforzo dato l'immenso orgoglio. Rialzò il volto. «Va bene, lezione imparata. Piuttosto, come sta la ferita al braccio?»

«Ormai si è del tutto rimarginata, ho passato di peggio.» Le disse mentre con la mano si passò il fianco destro. Grazie alle cure di Laraine la profonda pugnalata che aveva ricevuto da Tarias si era rimarginata bene. La cicatrice però era ancora fresca e doveva rassegnarsi all'idea che ci avrebbe convissuto per sempre.

Così come avrebbe convissuto per sempre con i ricordi di quella terribile notte. La mente divagò riportando alla luce quei momenti; il pavimento di lucido marmo della sala del trono imbrattato dal suo sangue, di quello dei soldati arcadiani che aveva sfigurato e di quello di Mia. Le braccia che stringevano le spoglie della principessa mentre implorava la Dea che non lo lasciasse... Solo.

«Edgar.»

Si guardò una mano che prese a tremare in modo convulso. La stessa che un tempo aveva stretto su di sé quel corpo caldo e minuto.

«Edgar, mi senti?»

Edgar si ridestò. «Perdonami, che cosa stavi dicendo?» Le chiese cercando di imprimere nella sua voce una calma apparente.

Keira corrucciò la fronte. «Sei sicuro di stare bene? Hai l'espressione di chi ha appena visto un Leviatano.»

«Sto bene.» Tagliò corto, ma dentro di sé era ancora scosso. 

"Stavo sognando a occhi aperti?"

Keira distolse lo sguardo da lui. «Stavo dicendo di quanto questa normalità mi fosse mancata.» Sorrise mesta. «Sai, prima che la guerra arrivasse ad Aalborg andavo spesso a caccia... con Tomas. Era un abilissimo arciere.» Lo sguardo di Keira parve illuminarsi. «Era davvero fuori dal comune. Rodnis Tisdale lo volle a tutti i costi come membro della guardia reale. Quando scese in campo contro l'esercito benicassiano, Tomas lo seguì. Nessuno di loro due fece ritorno. Persero la vita entrambi sul campo di battaglia per mano di soldati che di umano non avevano nulla.»

Edgar ascoltò in silenzio le parole di Keira. Per questo motivo la ragazza non voleva impugnare un arco. Le ricordava una persona a lei cara e che aveva perso la vita.

«Io li ho affrontati. Per quanto la mia alabarda perforasse le loro armature, trovavano sempre la forza di rialzarsi, come se dei fili invisibili muovessero i loro arti. Li colpivo nei punti vitali e l'effetto era il medesimo di un vaso di terracotta che andava in frantumi. Quei soldati erano dei fantocci dalle sembianze di un essere umano.»

Edgar si riconobbe nella disavventura della giovane; lui stesso aveva potuto constatare con i propri occhi l'anomalo esercito di Alein IV.

«Quando i soldati di Alein raggiunsero il palazzo reale, cercai in tutti i modi di contrastarli, ma fu tutto inutile. Ero circondata. Tra loro, vidi anche una donna. Fu lei a togliere la vita al re di Aalborg senza che io potessi fare nulla per fermarla. Mi dimenai con tutta la forza che mi era rimasta, ma venni spinta a terra, Uno di loro mi fu addosso puntandomi la lama contro, pronto a sferrarmi il colpo fatale. Pensai che fosse giunta la fine. Tuttavia, il soldato rimase immobile. Poi mi cadde addosso privo di vita, così come tutti gli altri. La guerra... Era finita.» Una lacrima scese dalla guancia di Keira. Se la asciugò con il dorso della mano. «Ero furiosa perché non ero riuscita a proteggere il re, ma è stata anche la prima volta in vita mia che ho avuto davvero paura.»

«Dev'essere stata dura, mi dispiace.» Fu tutto ciò che riuscì a dire.

«Nascondo il mio vero stato d'animo comportandomi in modo arrogante e saccente, ma la verità è che quando sono da sola scoppio a piangere. La persona che amo è morta. Non c'è notte che passi senza incubi.»

«Non sei la sola ad aver perso qualcuno di importante. C'è stato un momento in cui anch'io ho pensato di gettare la spugna quando ero a un passo dalla forca.» Edgar si fece scuro in volto.

«Come ne sei uscito?»

Edga volse lo sguardo verso il cielo stellato. «Avevo qualcuno su cui poter contare.»

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