Capitolo 35.1: Acquachiara

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Aleksandar si risvegliò di soprassalto. Era riverso a terra, respirava a fatica, sputò sangue. Il dolore provocato dalle ferite inferte da Breanne divenne ben presto insostenibile. Doveva fare qualcosa o sarebbe morto di lì a poco.

Cercò di raccogliere le poche forze che gli rimasero e di rialzarsi, ma fu tutto inutile. Aveva perso l'uso delle gambe e ogni movimento del corpo era un tribolo. Strinse i denti e strisciò per qualche centimetro, ma si rese conto di non avere scampo. Era giunta la fine.

Mentre a poco a poco si abbandonava al suo destino, vide qualcuno avvicinarsi. Una donna dai candidi capelli presenziò al suo capezzale. Indossava un vestito bianco, abbellito da ornamenti ricamati. Un fermaglio dalla vaga forma di una libellula tra i capelli. Era così bella che credette fosse un angelo. Perse conoscenza.

***

Quando Aleksandar riaprì gli occhi, si ritrovò in quella che gli parve una camera da letto. Si guardò attorno, confuso. L'unico arredamento della stanza era il letto in cui giaceva e il piccolo tavolo al suo fianco. Dalle ampie vetrate a volta poste davanti a lui entrava moltissima luce, una di esse era aperta. Un rivolo d'aria scostò la tenda e Aleksandar riuscì a intravedere le nuvole. A giudicare dalla luce doveva essere pomeriggio inoltrato. Tutto gli parve ben diverso dal luogo in cui aveva perso conoscenza. Si chiese se stesse sognando.

Notò di non aver sensibilità nella parte inferiore del corpo. Provò a sollevare il capo, ma questo gli causò un dolore lancinante. Desistette. A poco a poco ogni respiro, ogni contrazione dei muscoli cominciò a provocargli dolore. Non passò molto che divenne insopportabile. In preda agli spasmi vide la porta della stanza aprirsi. Entrò una giovane donna e riconobbe che era la stessa che aveva visto al santuario del Villaggio. Teneva in mano un piccolo piatto che posò sul tavolo. Prese da sopra di esso uno strano oggetto dalla punta aguzza e che conteneva un liquido trasparente. Scoprì il braccio di Aleksandar e conficcò la punta nella sua carne. Il liquido finì al suo interno. Non passò molto tempo che Aleksandar avvertì sollievo. Il respiro si fece meno doloroso. Si tranquillizzò.

La donna estrasse la punta dell'oggetto dal suo braccio e lo ripose, poi prese un panno umido e asciugò il sangue residuo. Un profumo pungente giunse fino al giovane.

«Se avessi tardato ancora un altro po' saresti potuto morire in preda al dolore.» Spiegò la donna dai capelli bianchi. «Periodicamente devo farti una nuova iniezione di questo liquido che noi abbiamo definito anestetico. Per quanto poco ti sta tenendo in vita, ma le tue condizioni di salute sono precarie. Un movimento troppo brusco potrebbe ucciderti. La tua colonna vertebrale è stata recisa irrimediabilmente e i tuoi organi interni sono stati gravemente danneggiati. Non possiamo nutrirti e a malapena riusciamo a dissetarti. Comprendi quindi che la tua vita sta per giungere al termine.»

Le parole della donna furono per Aleksandar come una doccia fredda. Non era pronto per morire, non prima di aver visto realizzate le sue ambizioni. Voleva gridare, esprimere tutta la sua disapprovazione ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Spaventato, guardò la donna negli occhi cercando il suo aiuto.

«Il tuo spirito è prigioniero di questo corpo, ne sono consapevole. Non serve che ti sforzi di dire niente. Il tempo stringe e devo dirti alcune cose prima della decisione definitiva che ti attende.» Prese la mano di Aleksandar. «Il tuo assenso equivale a una stretta della mia mano, il tuo dissenso a nulla. Puoi riuscirci?»

Aleksandar capì che non rimanevano altre alternative se non ascoltare quello che aveva da dirgli. Strinse leggermente la mano della donna.

«Io sono Alyssa Van Mer e in questo momento ti trovi ad Acquachiara, il regno del cielo. Sei stato portato qui dopo che ti ho trovato nelle rovine del villaggio. Non mi spiego come tu sia potuto giungere fino a lì, ma è chiaro che ti sono state date le informazioni per riuscirci. Gli esseri umani, infatti, non dovrebbero averne memoria. Il fatto che tu sia giunto fin lì, inoltre, alimenta il sospetto che tu sia entrato in contatto con una nostra consorella o un nostro confratello rimasto sulla terra. Io sono sulle tracce di quest'Angelo. Purtroppo però, prima che riuscissi a scoprirne l'identità è fuggito. Tu lo hai visto e abbiamo bisogno di sapere chi sia e dove si nasconde. Fortunatamente, ti sei trovato sulla mia strada e per questo ora voglio proporti le uniche due vie percorribili: morire e legare la tua vita alla mia oppure morire e basta. La prima condizione unirà con un filo invisibile le nostre vite e sarà molto dolorosa, proverai la morte e quando risorgerai, ne avrai ricordo. Il tuo aspetto rimarrà per sempre allo stato attuale, servirai la causa degli Angeli e la tua vita, di fatto, non potrà mai più essere quella di prima. La seconda condizione, invece, ti permetterà di mettere fine alla tua esistenza e a tutte le tue sofferenze. Vagherai per Acquachiara sotto forma di spirito e attenderai la rinascita a nuova vita perdendo ogni ricordo di quella precedente.» Le iridi rosse di Alyssa si posarono sui suoi occhi. «Che cosa scegli, giovane uomo della terra? Permetterai che un filo invisibile trattenga la tua anima dentro questo corpo?»

Aleksandar era incredulo, com'era potuto accadere che la sua vita si riducesse a dover scegliere tra due possibilità così riduttive? L'unica cosa di cui era certo era che non voleva che la sua vita finisse in quel modo, non prima di averla fatta pagare a Breanne, non prima di aver scoperto la verità sul Villaggio dei Chiaroveggenti e sugli angeli. Anche se il prezzo da pagare era la libertà, morire avrebbe equivalso a vivere. Aleksandar non ebbe alcun dubbio: strinse la mano dell'Angelo.

«Sapevo avresti scelto la prima possibilità. Ammirevole da parte tua.»

Più tardi venne trasportato all'interno di un santuario del tutto simile a quello in cui si trovava quando incontrò Breanne. La struttura stavolta era di pietra bianca e dotata di robuste colonne portanti che ne sorreggevano il soffitto a volta. Venne adagiato sopra un altare posto al suo centro. Poco dopo giunse Alyssa. Aveva con sé un filo rosso. Legò un'estremità al mignolo di Aleksandar mentre l'altra estremità la legò al suo.

«Questo è il filo rosso che simboleggia il legame che unirà le nostre vite. Chiudi gli occhi, giovane uomo.» Disse Alyssa.

Aleksandar ubbidì. All'improvviso avvertì una dolorosa fitta al petto. Gli manco il respiro. Chiese aiuto ma ciò che uscì dalla sua bocca fu un rantolo osceno. Riaprì gli occhi, ma attorno a lui regnava l'oscurità. Le profonde ferite inferte da Breanne cominciarono a pulsare. In preda al dolore crescente cercò di trovare disperatamente respiro ma senza riuscirci. In balia del soffocamento si artigliò il collo con le mani. Alla fine il suo corpo si arrese.

Il cuore di Aleksandar smise di battere.

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