Capitolo 14.2: Preparativi

33 7 11
                                    

Edgar scelse di non partecipare al Gran Consiglio del regno di Aalborg nonostante la richiesta insistente di Sirio. Gli affari del regno di Aalborg non gli competevano. Si sarebbe limitato a mettere la sua spada a disposizione seguendo le indicazioni di Reinard.

Dopo il loro ultimo confronto, Edgar aveva cambiato opinione su Julien. Il giovane principe di Aalborg aveva dimostrato sangue freddo e una lucidità mentale fuori dal comune. Aveva a malapena vent'anni e si era ritrovato a capo di un regno sull'orlo dell'abisso. Sulle sue spalle ora gravavano pesanti responsabilità compreso il destino degli abitanti della capitale. Avrebbe senz'altro saputo prendere la decisione migliore con l'aiuto di Reinard e la guida di Sirio.

Era notte fonda quando lasciò la fortezza. Quella giornata gli era parsa interminabile, ma prima di coricarsi, doveva fare un'ultima cosa. Prese la strada per la città bassa. Rimase sorpreso quando incrociò Keira. La giovane alabardiera osservava l'orizzonte sul ciglio del sentiero. Edgar le si avvicinò.

«Allora è tutto vero. Torneranno ad attaccarci.» C'era dell'amarezza nella sua voce.

«Julien e il Gran Consiglio faranno tutto il possibile per preparare la capitale al meglio per quando giungerà il momento.»

«Julien è circondato da uomini di gran valore, ce la faremo.» D'impeto, afferrò la manica della tunica di Edgar.

«C'è qualcosa che vuoi dirmi?»

«Stai andando da lei

«Sì, devo dirle una cosa importante.»

Keira notò che stava stringendo i pugni. Mollò la presa e si ritrasse.

Edgar le si avvicinò, voleva che si sentisse a suo agio con lui, che poteva toccarlo, non l'avrebbe mai respinta.

Keira scrutò Edgar, sorrise accondiscendente e si avvinghiò al suo braccio. «Devi tenere molto a lei. Per questo mi sono assicurata che le venissero prestate le cure più appropriate. E poi, per viaggiare con uno come te, ce ne vuole di fegato.»

«Già. Avete entrambe un bel fegato a starmi vicino.» Rispose sommessamente.

«Le parlerai dell'imminente attacco?»

Edgar annuì. «E che non manterrò fede alla promessa che le avevo fatto.» Se gli fosse accaduto qualcosa di grave, quella sera sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti. «Volevo portarla lontano dalla guerra, ma non ci sono riuscito. Mi sentivo colpevole perché a causa mia ha perso ogni cosa, ma invece di portarla al sicuro ho finito col metterla di nuovo in pericolo.»

«Sono certa che sarà comprensiva. Laraine ha un cuore d'oro. Portale i miei saluti.» Sorrise l'alabardiera. Lasciò la presa sul giovane e tornò a scrutare l'orizzonte.

Quando Edgar giunse alla città bassa notò la solita vivacità per le vie. Ben presto, però, Julien Tisdale avrebbe annunciato l'imminente arrivo delle truppe benicassiane e anche nella città bassa sarebbero iniziati i preparativi. Raggiunse l'alloggio di Laraine ma prima si scostare il lembo di stoffa che fungeva da separé, si soffermò per qualche istante a raccogliere le idee. Fece infine un profondo respiro ed entrò: rimase sorpreso nel vederla di nuovo in piedi. Si reggeva con l'aiuto di due stampelle e camminava avanti e indietro per la tenda. Quando vide Edgar parve entusiasta.

«Come vedi finalmente riesco a camminare.» Esordì la ragazza.

«Il fatto che tu ti regga in piedi semplifica le cose. Seguimi. Dobbiamo parlare.» Tagliò corto.

Confusa, Laraine si limitò a seguirlo. Raggiunsero il molo, fuori dalla portata di occhi e orecchi indiscreti. «Che cosa mi devi dire così all'improvviso?»

Edgar si fece scuro in volto. «Sei in grado di mantenere un segreto?»

Laraine notò il suo repentino cambio d'espressione. «Il tuo sguardo mi spaventa, Edgar. Che cosa è successo?»

Il giovane le appoggiò le mani sulle spalle. «Promettimi che non dirai niente a nessuno di ciò che sto per dirti.»

«Va bene, ma ora parla. Non puoi tenermi sulle spine.»

«Alein IV di Benicassia presto sferrerà un attacco alla capitale aalboriana. Le probabilità di riuscire a respingerlo sono basse. C'è il rischio che tutti gli abitanti della città bassa vengano evacuati e fatti salire sui velieri per condurli lontano dalla capitale. Queste navi probabilmente non torneranno più indietro.»

Il volto di Laraine assunse un'espressione incredula.

«Promettimi che non farai nulla di stupido e se ti verrà ordinato di salire su una di quelle navi tu lo farai senza esitare un solo istante.»

«Salire su una nave.» Ripeté sommessamente fissando i grandi velieri ancorati al porto. «E tu che cosa farai?» Ribatté, ma lo sguardo di Edgar lasciò intuire ogni cosa. «Sarai tu a fare qualcosa di stupido. Vuoi forse morire?»

«È un rischio che mi assumo. Forse questa sera sarà l'ultima volta che ci vedremo.»

«Perché mi dici questo? Avevi detto che avremo raggiunto Lavenia insieme!»

«Mi dispiace, ma non sono più sicuro di poter mantenere la parola data. Dovrai andarci da sola.» Lasciò la presa sulle sue spalle.

Laraine abbassò lo sguardo rattristata. «D'accordo, farò come chiedi, ormai credo di capire che tu mi dica questo solo per proteggermi. Ti chiedo solo di fare attenzione.»

«Ho la pelle dura, l'avrai notato tu stessa. Prega la Dea affinché il piano del principe di Aalborg sia un successo.»

«Lo farò, Edgar. E pregherò anche per te, affinché tu riesca a mantenere la promessa.»

Edgar le mise una mano sul capo e le arruffò di nuovo i capelli.

«Perché lo fai, ti detesto.» Infastidita, Laraine indietreggiò.

«Mi mancherà le tua faccia buffa e anche a Keira mancherai. Ti porta i suoi saluti.»

Lariane sorrise. «Portale anche tu i miei saluti.»

***

Le giornate erano trascorse frenetiche dopo la fatidica dichiarazione di guerra da parte di Alein e tutto ormai era pronto. Chiunque potesse prestare la propria manodopera per la costruzione di armi e armature era stato messo al servizio dell'esercito aalboriano. Tutti coloro che erano in grado di impugnare un'arma, erano stati reclutati.

Edgar si posò ai piedi di una pesante catapulta posta sopra le mura nord. Assorto, volse lo sguardo verso la città di Aalborg. Aveva indossato l'armatura della guardia arcadiana, la stessa che aveva rubato nelle segrete del palazzo durante la sua fuga. Aveva fatto apportare qualche piccola riparazione e miglioria dai fabbri della città per adattarla meglio alla sua corporatura normolinea. Era una fredda e uggiosa giornata di un autunno inoltrato e tutto era pronto. Si chiese se ciò che era stato fatto sarebbe stato sufficiente o se si poteva fare di più.

«Edgar, guarda.» Disse Keira riportandolo al presente. Avevano trascorso insieme i giorni successivi all'avvento del soldato benicassiano, sia per scambiarsi opinioni sulle strategie di guerra da adottare, sia perché entrambi cercavano l'uno il conforto dell'altra. Non volle più rivedere Laraine e lasciò che fosse Keira a farne le veci. Ammise a se stesso di essersi affezionato a quella ragazza, ma separarsi da lei era la scelta più giusta da fare, per non risentirne in seguito. Edgar Raggiunse Keira che si era affacciata sul lato opposto delle mura, anche lei aveva indossato un'armatura. «In lontananza, lo vedi anche tu?»

Edgar aguzzò la vista e infine lo vide: un uomo a cavallo in direzione della capitale, sventolava una bandiera rossa. «È una delle sentinelle. Presto, Keira. Lancia il segnale!»

Keira non perse tempo, afferrò il grande corno da battaglia legato alla cintola e, con tutto il fiato che aveva in corpo, lo suonò.

«Bo...»

Il suo richiamo cupo e profondo sarebbe stato percepito in tutta la città alta: la battaglia aveva inizio.

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora