Capitolo 13.1: Rivincita

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Dopo una notte di riposo, i due giovani tornarono nel bosco e stanarono gli ultimi esemplari di cinghiali aalboriani rimasti del branco. Dopo essersi chiariti la sera prima, lavorarono con spirito collaborativo, evitando di intralciarsi e supportandosi a vicenda.

«E con questo abbiamo concluso.» Disse Keira estraendo la lama dell'alabarda dalla carne della bestia a terra. Poi la affondò alla gola dell'animale staccandogli di netto la testa.

Edgar annuì. «Si, abbiamo trovato la loro tana e abbiamo setacciato l'intera zona. Difficilmente nei dintorni ce ne saranno altri.»

Caricarono i capi mozzati dei cinghiali abbattuti sopra un carro preso in prestito dai contadini e li portarono al villaggio come trofeo. Al loro arrivo vennero acclamati dai presenti e il capo villaggio, in segno di gratitudine, diede loro una generosa quantità di provviste da portare alla capitale. Rifocillati e di nuovo in forze, la mattina seguente Edgar e Keira ripartirono alla volta della città bianca.

Ripercorsero a ritroso la radura e il bosco, quando, giunti al limitare di esso, incrociarono sulla loro strada un uomo in sella a un cavallo bianco. Quell'uomo era Reinard. Sorpresi, Edgar e Keira arrestarono la loro corsa.

«Dunque avevo ragione di credere che mi stessi nascondendo qualcosa.» Disse Edgar. «Come vedi non sono fuggito e la missione è stata un successo.»

«Ero sicuro non l'avresti fatto. Tuttavia, l'esperienza insegna che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. A ogni modo hai superato la prova. I miei complimenti, principe Edgar.»

In preda alla stizza, Edgar scese da cavallo e sguainò la spada. «Ne ho abbastanza di te, Reinard. Risolviamo i nostri dissapori e affrontiamoci in duello. Dubito tu sia venuto fin qui solo per complimentarti.»

«Così vuoi la rivincita.» Reinard sorrise. «Ebbene, voglio accontentarti.» Scese anch'esso da cavallo e sfoderò la sua arma. «Sappi che l'ultima volta ci sono andato leggero, questa volta non mi tratterrò.»

All'improvviso, Keira spronò il cavallo mettendosi in mezzo ai due contendenti. «Edgar, sei forse impazzito? Non hai alcuna speranza contro Reinard!»

«Fatti da parte Keira, non ti riguarda.»

«Sappi che potresti rimetterci la pellaccia, poi non venirmi a dire che non ti avevo avvertito!» Indispettita, decise comunque di farsi da parte e di assistere all'incontro. Edgar e Reinard furono così faccia a faccia.

Edgar scattò in avanti e menò un fendente contro l'avversario. Reinard lo parò e passò al contrattacco: le loro lame si scontrarono più e più volte. Sembrava delinearsi uno scontro alla pari. Keira ne fu impressionata: non avrebbe mai immaginato che Edgar riuscisse a tenere testa al suo comandante.

La spada di Edgar raggiunse l'addome di Reinard, ma il comandante fu più veloce: si scansò e lo aggirò. Fu sul punto di colpire Edgar alle spalle ma il giovane riuscì ad abbassarsi in tempo. Un colpo del genere avrebbe potuto tagliargli la testa di netto. Era chiaro che questa volta il comandante facesse sul serio, ma Edgar non si sarebbe lasciato intimidire. Puntò il braccio a terra e con un piede colpì il torace di Reinard che incassò indietreggiando.

«L'ha colpito!» Esclamò Keira.

«I miei complimenti, Edgar. Ti stai battendo bene, ma per quanto ancora resisterai?» Mise un piede in avanti slanciandosi contro il giovane. Edgar parò il suo attacco, le loro spade si incrociarono di nuovo.

«Fino a quando non ti avrò sconfitto!»

La forza impressa da Reinard sulla sua spada fu tale da costringere Edgar a indietreggiare. Lo attaccò nuovamente ma Reinard lo anticipò; la lama puntò dritta al suo volto. Si scansò appena in tempo. Un rivolo di sangue cominciò a scendere dalla guancia di Edgar. Lo pulì col dorso della mano.

Senza dargli il tempo di riprendersi, Reinard attaccò di nuovo, ma qualcosa nei suoi movimenti lasciò intendere che stava scommettendo tutto su quell'affondo. Edgar cercò di intercettare la sua prossima mossa, ma senza successo. Non gli rimase che scommettere anch'egli. Portò la lama della sua spada davanti a sé. Reinard arrivò come un fulmine e si arrestò davanti ai suoi occhi puntandogli la lama alla gola mentre con la mano lo afferrò per la tunica trattenendolo. Edgar avvicinò la punta della sua arma sotto il mento del comandante.

Rimasero immobili per qualche istante, poi Reinard mollò la presa su Edgar trattenendo a stento una risata.

«Riconosco la tua abilità, principe Edgar. Direi che siamo pari.» A sorpresa, Reinard rinfoderò la spada.

Edgar distolse lo sguardo, seccato. Non accettava di buon grado un pareggio, ma Reinard era un guerriero fuori dal comune. Se ne trovavano davvero pochi come lui nel continente.

Il comandante gli porse la mano. «Tregua?»

Edgar la ignorò. «Hai il mio più sincero rispetto, Reinard, ma sappi che continuerò a detestarti.»

Reinard ritrasse la mano facendo spallucce. «Non ho mai preteso di esserti simpatico.» Gli voltò le spalle e rimontò in sella al suo cavallo. «Vi aspetto ad Aalborg.» Spronò il destriero al galoppo in direzione della capitale.

«Non lo ammetterà mai, ma anche Reinard da oggi nutrirà un profondo rispetto verso di te.» Proferì Keira

«Tu credi?»

La ragazza annuì. «Andiamo anche noi?»

Rimontarono in sella e ripresero così la corsa verso la città bianca senza più fermarsi.

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora