Capitolo 19.1: Re Edward

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«Fratello mio, il cuore mi duole da morire. Non c'è notte che io non pensi alle nostre amate sorelle. Il legame che ci univa è stato tragicamente spezzato. Sento di impazzire.»

Travolto da un nervosismo ossessivo, Edward Gray camminava avanti e in dietro lungo il pregiato tappeto rosso steso fino ai piedi del trono di Lavenia, senza darsi pace e gesticolando il modo plateale.

Il salone era ampio e luminoso grazie alle monofore dalle grandi vetrate colorate. Scene concitate di eroi, cavalieri e paesaggi idilliaci; la luce esterna rifletteva queste rappresentazioni su vetro a terra e sulle pareti. Alle spalle del trono un gigantesco arazzo raffigurante il primo re laveniano intento ad accarezzare un ermellino. Questi animali rappresentavano l'intera regione. Ucciderli per la loro pregiata pelliccia, equivaleva a recare offesa al sovrano di Lavenia.

Cedric Gray osservava in disparte il fratello più giovane, visibilmente seccato per l'atteggiamento senza spina dorsale che stava dimostrando.

«Faresti meglio a sederti su quella dannata sedia e pensare a fare il re.» Sentenziò.

«Io non ci riesco. Al solo pensiero che non potrò più rivedere il loro viso e il loro splendido sorriso. Oh, fratello mio.»

Cedric ammise a se stesso che stava perdendo le staffe. Nonostante avesse preso la solenne decisione di lasciare il regno nelle mani del fratello, in quel momento desiderava prendere il suo posto e dimostrargli come doveva comportarsi un vero regnante.

A un tratto, i battenti che tenevano serrato l'ingresso principale si schiusero attirando l'attenzione degli unici due presenti. Barrett Wolf varcò la soglia trovandosi di fronte il re di Lavenia che lo fissò sorpreso. Non era una novità per Barrett cogliere Edward durante uno dei suoi vaneggi. S'inchinò secondo il protocollo.

«Sire, i miei cavalieri hanno assolto al compito che avevo loro assegnato. Edgar Gunther di Arcadia è giunto a castello.»

Il volto di re Edward s'illuminò. «Portatelo immediatamente al mio cospetto!»

«Vi attende fuori da questa porta.»

«E allora cosa aspetti, fallo entrare! L'ansia mi sta consumando!» Edward girò i tacchi e si affrettò a raggiungere il suo scranno. Afferrò la corona dorata e tempestata di pietre preziose che gli porse il fratello e sedette sul trono.

Barrett Wolf fece cenno agli armigeri di guardia all'ingresso di far entrare il piccolo contingente in attesa all'esterno.

Quando l'ostaggio varcò la soglia, Cedric s'irrigidì. Avrebbe riconosciuto quel volto tra mille uomini eppure mai si sarebbe aspettato di rivedere di nuovo al suo cospetto il giovane allievo di uno tra i più forti e temuti mercenari degli otto regni. Dopo la morte di Van Ryder, gli era giunta voce che quel giovane guerriero aveva abbandonato la compagnia facendo perdere le proprie tracce. Poco tempo dopo, un sottoposto di nome Anselm Berengaria lo aveva riconosciuto al torneo di scherma di Arcadia svoltosi in occasione delle nozze tra Mia e il re di Arcadia Hagen Gunther. Van aveva dunque mentito sulla reale identità del ragazzo che si portava appresso e che accudiva alla stregua di un figlio. Detestava quel giovane perché lo aveva allontanato dall'unico uomo che aveva considerato amico. Come se non bastasse, aveva sottratto la vita a sua sorella.

Dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo o l'impulso di saltargli addosso e di conficcargli l'ascia bipenne sul cranio avrebbe preso il sopravvento.

Al destino, a quanto pare, piaceva farsi beffe di Cedric Gray.

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