Capitolo 13.2: Rivincita

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«Dovremmo essere ancora in tempo.» Disse Keira mentre si dirigeva verso le scuderie del palazzo reale.

«In tempo per cosa?»

«Per la festa!»

«Quale festa?» Chiese confuso Edgar.

«Oggi è il compleanno di Sirio. Ci aspetta tutti alla locanda del Tritone per un brindisi.» Keira lasciò il cavallo al garzone di turno e fece per andarsene. «Tu non vieni?»

«Non credo di essere il benvenuto.»

«Non farti pregare! Dopo oggi hai conquistato la fiducia di tutti noi quindi perché non ti unisci anche tu ai festeggiamenti?» Senza attendere una risposta da parte di Edgar, Keira lo afferrò per il braccio e lo trascinò lungo la strada per la città bassa.

La locanda del tritone era una vecchia costruzione di legno situata di fronte al porto. Una vecchia insegna di un uomo, con una lunga coda di pesce e in pugno un tridente indicò loro che erano giunti a destinazione. Keira spalancò la porta ed entrò seguita da Edgar. La locanda era gremita di viaggiatori, marinai, soldati e comuni cittadini. Edgar si guardò attorno: un luogo accogliente e caldo, seppur spartano. Almeno cinque cameriere facevano spola tra il bancone e i tavoli servendo fiumi di birra e vino. Keira puntò al primo tavolo situato poco lontano da loro. A capotavola sedeva il possente Sirio. Teneva in mano un boccale ricolmo di birra fino all'orlo che bevve tutto d'un fiato davanti ai presenti. Sul tavolo erano già stati svuotati un considerevole numero di pinte e calici. Di fianco a Sirio sedeva Reinard: aveva abbandonato l'armatura ma non rinunciava alla spada. Beveva dal suo calice di vino reggendolo con eleganza. Sempre seduti al tavolo altri cinque uomini, sottoposti di Sirio e Reinard. Edgar aveva già visto due di loro il giorno del suo arrivo ad Aalborg.

«Keira ragazza mia, vieni a salutare zio Sirio!» Esclamò il possente uomo alla vista della giovane. Posò con forza il boccale sul tavolo e abbracciò Keira che gli si buttò addosso come una ragazzina che da giorni non vedeva il proprio padre.

Keira gettò le braccia al collo dell'omone. «Tanti auguri, Sirio!» Gridò Keira con voce smielata.

«Non ricordarmi anche tu che sono un uomo vecchio.» Rispose. «Piuttosto, Reinard mi ha detto che avete svolto un ottimo lavoro con quei cinghiali.»

«Ovviamente è stato tutto merito mio.» Il tono di vanto che usò Keira infastidì Edgar.

Sirio scoppiò in una delle sue inconfondibili e rumorose risate. «Non avevo dubbi, sei tosta tu.» La fece sedere su un ginocchio e alzò un braccio chiamando una delle cameriere. «Altre birre per cortesia, anche per la bellezza che siede qui e per quel biondino. Ah dimenticavo, porta al belloccio del comandante il suo passito preferito.» La cameriera che prese l'ordinazione corse al bancone. Sirio non poté fare a meno di buttare l'occhio alle sue generose forme. Poi si voltò verso Edgar. «Hai una cozza attaccata alle chiappe che te ne stai lì in piedi? C'è posto anche per te.»

«Edgar, perché non ti siedi vicino a me?» Disse Reinard facendogli l'occhiolino.

Edgar roteò gli occhi. Non rispose alla provocazione ma accettò di sedersi vicino al rivale.

Arrivò la cameriera con nove pinte che servi al tavolo. Brindarono e bevvero. I boccali non fecero a tempo a svuotarsi che ne arrivarono degli altri. Al quinto boccale Edgar sentì di aver perso parte dei suoi freni inibitori. Osservò Reinard e non poté fare a meno di pensare quanto fosse un uomo dai gusti singolari.

«Non credevo fossi tipo da passito.» Disse Edgar in tono di scherno.

Reinard scrutò il suo calice. «La birra rende rozzi. Io sono un uomo di classe.»

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